martedì 31 gennaio 2017

Sesso con studentessa, professore condannato

Un insegnante canadese di chiare origini italiane, Giancarlo Marchi, è stato condannato per avere compiuto atti sessuali con una sua allieva.
I fatti risalgono ai primi anni '80, oggi l'insegnante ha 50 anni e la (ex) ragazza ne ha 45. Ai tempi della vicenda la giovane aveva appena 13 anni, mentre, come conseguenza, Marchi ne aveva 18.
La vicenda appare pruriginosa non fosse altro per come i giornali ne approfondiscono i fatti, ovvero i luoghi dove i due avrebbero fatto sesso, che non sarebbe avvenuto occasionalmente, una volta sola o anche apparentemente in maniera forzata, ma spesso, volentieri e ovunque.
Nell'articolo del Toronto Sun si legge che le scene di sesso, hanno visto protagonisti via via il magazzino della scuola, la stalla, il campo da tennis, la camera da letto di lui, il bagno, la cucina e anche la stanza del direttore. Insomma, tutto degno di un film ad alta densità erotica, se non fosse per l'immatura età della fanciulla.
Marchi, ai tempi insegnante di educazione fisica della Bay Point Academy, si è dichiarato non colpevole. Sarebbe stata identificata anche una seconda ragazza che, nello stesso modo, sarebbe stata molestata dall'allora professore 18.enne.

NHL: riparte la stagione, canadesi al top

Comincia questa notte la seconda parte della stagione NHL, la grande lega dei 'pro' dell'hockey ghiaccio. Dopo l'All Star Game di Los Angeles che, come spesso accade, lascia più spazio allo spettacolo che all'agonismo, si torna così a fare sul serio.
E a fare sul serio saranno le squadre canadesi, davvero un'altra storia rispetto alla stagione passata, quando nessuna formazione 'a nord del confine' riuscì a qualificarsi per la stagione successiva, evento che non capitava da oltre 40 anni.
Tutti i club canadesi sono messi bene, alcuni benissimo: nella Eastern Conference i Montreal Canadiens sono primi nell'Atlantic Division, seguiti a 7 lunghezze dagli Ottawa Senators, secondi ma con tre partite da recuperare. Nella stessa division i Toronto Maple Leafs, che fino a poche settimane fa parevano destinati all'ennesima esclusione, sono solidamente al quarto posto e puntano alla post-season, sebbene nella classifica che promuove due sole wild-card, si trovino a un punto dai Philadelphia Flyers, ultimo posto utile per potersi qualificare, ma anche per loro ci sono tre partite in più da giocare. Nella Western Conference le cose vanno meno bene ma comunque nemmeno male.
Nella Pacific Division gli Edmonton Oilers sono quelli messi meglio, primi a pari punti con i San Jose Sharks (ma con una gara in più sul groppone). Nella stessa division, i Calgary Flames occupano l'ultimo posto utile per i playoff all'interno delle wild-card, assieme ai St.Louis Blues, una 'big' che pochi pensavano di vedere così in basso. Un punto sotto ci sono i Vancouver Canucks, mentre ad appena tre veleggiano i Winnipeg Jets. In poche parole, nessuna squadra canadese è al momento esclusa in partenza dalla post-season, un piccolo record a metà di una stagione molto avvincente per le squadre 'a nord del confine'.

Strage Quebec City, regalo per gli 'haters' di Trump

La protesta contro Trump davanti al consolato Usa a Toronto
D'ora in poi, o per almeno per una decina di giorni sicuramente, si parlerà solo di Canada. Statene certi. Ma non per esaltarne le foreste, i fiumi e gli orsi bruni che vivono nei parchi nazionali. Se ne parlerà per sbalzarlo prepotentemente agli onori della cronaca come il Paese in cui si è sovvertito l'ordine naturale delle cose, dove la 'cattiveria' degli haters di professione, di tutti coloro che vogliono 'dividere il mondo', abbia provocato una strage di poveri innocenti. I musulmani. Che ovviamente sono i 'buoni', ingiustamente finiti sul banco degli accusati, forse per essere portatori di una religione che ha rappresentato troppo spesso la scusa e la giustificazione per avere scatenato guerre e massacri in ogni parte del mondo. Quisquilie, insomma. Il problema vero del nostro secolo sono i sei morti di Quebec City.
Alexandre Bissonnette è stato immediatamente identificato dai demagoghi di professione, quelli che tanto cara hanno l'uguaglianza nel mondo, come l'esempio tipico del 'follower' di Donald Trump e Marine Le Pen, e quindi anche di Matteo Salvini, delle destre populiste, che automaticamente vuol dire pure naziste, fasciste, qualcosa che finisce in 'ista' di sicuro (anche sandinista?), ma certamente cattive e crudeli.
Trapela quasi una soddisfazione da parte dei cosiddetti 'addetti ai lavori' di fronte alle vittime della moschea di Quebec City. Non appena il primo sospetto di origine marocchina è stato rilasciato si è infatti scatenata sulla rete una 'caccia al canadese' (questo sì, di pelle bianca, come ce lo immaginiamo noi, del resto), con conseguente demonizzazione di tutti coloro che chiedono da tempo una riduzione di immigrazione, maggiore sicurezza, più ordine, meno crimine, meno possibilità di ricezione di terroristi nelle nostre strade, siano esse italiane o canadesi.
Le 'anime belle' della sinistra radicale, che detengono le reali leve del potere mondiale, dopo la pesante mortificazione subita dalla salita al potere di Trump, non potevano ricevere regalo migliore.
L'accusa di terrorismo a Bissonette sembra prosciugare il famoso detto "non tutti gli arabi sono terroristi, ma tutti i terroristi sono arabi". E così questo faccino da pirla, questa espressione di un misto fra un taglialegna dell'Ontario e Justin Bieber, diventa automaticamente il leader di una potente frangia terrorista filotrumpista, forse diretta dallo stesso presidente americano. Perché se è vero che, dizionario alla mano, quello di Bissonette è un atto terroristico (sempre ammesso che sia stato lui a compierlo e che venga riconosciuto colpevole), è altrettanto vero che la vicenda non sposta di una virgola il problema reale, che è quello dell'invasione islamica nei confronti del mondo occidentale, con tutti i problemi che ne conseguono e della quale Trump ha perfettamente capito la pericolosità, alla faccia di coloro che strillano negli aeroporti (ma dov'erano quando si è trattato di votare? in nome di quale libertà o democrazia pretendono di parlare?).
L'operazione anti-Trump prosegue quindi in maniera spedita, sempre più veloce, con le immagini e i fatti arrivati al momento giusto, quasi cotti a puntino. Guarda caso, proprio in questi giorni qualche 'suffragetta' canadese aveva perfino proposto  (e a questo punto si attende pure l'approvazione generale) una insensata e liberticida legge contro l'islamofobia. Sulle televisioni europee (ma anche sulla maggior parte dei media americani) compare incessante la martellante campagna scatenata dal mondo dell'informazione occidentale, tesa allo spodestamento del potere di Trump, immagini, montaggi e sequenze che scatenerebbero l'entusiasmo di Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Reich di Adolf Hitler.

Strage Quebec City, il Canada 'liberal' finisce nel mirino

Viene riprodotto di seguito per intero l'articolo che la giornalista Sara Gandolfi ha scritto su Il Corriere della Sera commentando la strage di Quebec City.

Il Canada "liberal" finisce nel mirino. La loro bandiera è l’accoglienza per tutti
Ogni anno 300.000 migranti e migliaia di profughi

di Sara Gandolfi

“Non esiste il canadese modello. Non c’è nulla di più assurdo della definizione “all Canadian”. Una società che enfatizza l’uniformità crea intolleranza e odio”. Con queste parole, l’8 ottobre 1971, il premier Pierre Trudeau spiegò perché aveva deciso di trasformare un concetto fino ad allora teorico — il multiculturalismo — in “politica ufficiale” del suo governo, e di tutti quelli che seguirono. Era la prima volta che il leader di uno Stato si impegnava formalmente a proteggere e promuovere la diversità, riconoscere i diritti delle popolazioni aborigene e sostenere l’uso del bilinguismo. Non fu una scelta “morale”, in realtà: il Partito liberale di Trudeau stava perdendo consensi in Québec, minacciato dal crescente sostegno al separatismo, e puntava a conquistare il voto delle comunità di “nuovi canadesi” in Ontario e British Columbia. Sta di fatto che la “diversità” è diventato un valore collettivo nel Paese delle Giubbe rosse.
Quarantacinque anni dopo, è toccato a un altro Trudeau, il figlio Justin, riportare in auge un principio che con il tempo sembrava essersi appannato. Il 27 giugno scorso, il giovane premier ha messo nero su bianco la filosofia nazionale, con una dichiarazione che sembra la continuazione di quella del padre: “Il multiculturalismo è la nostra forza, sinonimo di Canada quanto lo è la foglia di acero. Qualsiasi sia la nostra religione, il luogo in cui siamo nati, il colore della nostra pelle o la lingua che parliamo, siamo tutti cittadini uguali di questo grande Paese. Le nostre radici raggiungono ogni angolo del pianeta”.
Il tweet del premier Porte aperte “a chi fugge persecuzione, terrore e guerra, a prescindere dalla fede”
I numeri confermano. Un quinto dei canadesi è nato all’estero. Nelle principali città, da Toronto a Vancouver, quasi metà della popolazione è formata da minoranze. Eppure è difficile trovare sacche di segregazione come quelle presenti in tante periferie europee o statunitensi. La parola d’ordine è: integrazione. Ed è il più grande successo della politica di Ottawa. In un Paese in cui il ministro dell’Immigrazione, Ahmed Hussen, è di origine somala — e garantisce permessi di residenza temporanei a chi viene respinto dagli Usa di Trump — e le partite di hockey vengono trasmesse regolarmente in Punjabi oltre che in francese e in inglese, fino ad oggi nessuno si è mai sentito davvero straniero.
La politica d’inclusione di Trudeau jr ha ricevuto il plauso dell’Economist: “Oggi, nella sua solitaria difesa dei valori liberali, il Canada sembra veramente eroico”, ha scritto il settimanale. Una “fortezza di decenza, tolleranza e buon senso” che ogni anno, da un ventennio, apre le porte a 300.000 migranti, circa l’1% della popolazione (nel 2016 sono arrivati anche 46.000 profughi, in gran parte siriani) e offre ai nuovi arrivati una rete di “sponsor privati”, cittadini che si prendono la responsabilità di aiutarli durante il loro primo anno nel Paese.
La distanza che separa il Canada dagli Stati Uniti (ma anche dall’Europa della Brexit e del nazionalpopulismo) non è forse mai stata così ampia. “Siamo i campioni solitari del multiculturalismo tra le democrazie occidentali”, dice Stephen Marche, scrittore ed opinionista canadese. “Questa solitudine ci accompagnerà nei mesi e negli anni a venire, forse per sempre”. Trudeau lo sa e ne sta facendo il perno della sua politica: “A chi sta fuggendo persecuzione, terrore e guerra... i canadesi vi daranno il benvenuto, a prescindere dalla vostra fede”, ha twittato dopo l’altolà di Trump.

lunedì 30 gennaio 2017

Strage Quebec City, si va verso la 'deislamizzazione' dell'attentato

L'immediata solidarietà senza alcuna remora di Justin Trudeau (e di tutte le istituzioni locali e nazionali) al mondo musulmano, il puntare in maniera molto forte sul terrorista dal nome canadese (Alexandre Bissonnette), ignorando quello dal nome arabo (Mohammed Khadir), fino ad arrivare a qualche sito dove si parlerebbe di 'un solo terrorista', mentre l'altro sarebbe sentito addirittura in chiave di testimone, come sostiene con un tweet, citando fonti della polizia quebecchese, la giornalista Valérie Gaudreau: "Now only one suspect in #Quebec Mosque shooting. Alexandre Bissonnette. Mohammed Khadir not a suspect".
La sensazione è che si cerchi di andare verso una 'deislamizzazione' della strage di Quebec City, guarda caso proprio mentre qualcuno in Canada lancia l'idea di una legge liberticida contro l'islamofobia e mentre monta la protesta dei poteri globalisti contro il 'ban' di Donald Trump contro il mondo arabo. Solo un caso?

Strage Quebec City: terrorista ha urlato "Allah Akbar"

Erano almeno due i terroristi che hanno realizzato una strage all'interno della moschea di Quebec City, provocando almeno sei vittime, fra cui l'imam della moschea.
Il nome di uno dei due è chiaramente di origine araba, Mohamed Khadir e, secondo alcuni testimoni, uno dei due criminali, entrando nella moschea, avrebbe gridato il fatidico urlo: "Allah Akbar". Sempre un testimone sostiene che uno dei terroristi aveva un accento del Quebec.
"Nulla fa credere che ci siano altri sospettati", ha detto l'ispettore di polizia Denis Turcotte. I due sospetti, entrambi residenti a Quebec City, sarebbero studenti dell'Università Laval di Quebec City. Secondo una fonte vicina all'inchiesta, Khadir sarebbe di origine marocchina.
Intanto, tra i feriti tre sono in pericolo di vita e altri due sarebbero in condizioni critiche. Sono invece 39 le persone che sono riuscite e mettersi in salvo e che saranno sentite come testimoni.

Terrorismo islamico: Quebec City, solidarietà di Gentiloni e Tajani

Reazioni di solidarietà e vicinanza sono quelle espresse dall'Italia e dall'Unione Europea nei confronti del Canada e di Justin Trudeau, ma anche dei musulmani canadesi, dopo l'attentato terroristico che ha portato alla morte di sei persone all'interno di una moschea di Quebec City.
Il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, sottolinea: "Il governo italiano è vicino alle vittime, ai familiari e alla comunità musulmana canadese oltre che al governo e al presidente Trudeau. E' un modo anche per confermare il nostro atteggiamento di vicinanza e solidarietà alla stragrande maggioranza cittadini di fede islamica che vivono nei nostri Paesi e città e che rifiutano il terrorismo fondamentalista e anzi ne sono spesso vittime e bersagli".
Antonio Tajani, a Palazzo Chigi per incontrare proprio Gentiloni, a nome del Parlamento europeo, di cui è presidente, sottolinea che "la violenza non è mai una risposta contro il terrorismo, la soluzione si chiama dialogo e l'Unione europea crede nel dialogo interreligioso. Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare in questa direzione".
La strada, spiega Tajani, è "formare i giovani nelle scuole, cominciare a far capire che chi dice di uccidere in nome di Dio in realtà - avverte - uccide Dio. Non è questa la strada".

Terrorismo islamico: Quebec City, il comunicato di Trudeau

Pubblichiamo di seguito l'intero comunicato cosparso sul sito ufficiale del primo ministro del Canada, Justin Trudeau, relativo alla strage avvenuta nella moschea di Quebec City:
Ottawa, Ontario
January 29, 2017
The Prime Minister, Justin Trudeau, issued the following statement today after hearing of the fatal shooting at the Centre culturel islamique de Québec located in the Ste-Foy neighbourhood of the city of Québec:
“It was with tremendous shock, sadness and anger that I heard of this evening’s tragic and fatal shooting at the Centre culturel islamique de Québec located in the Ste-Foy neighbourhood of the city of Québec.
“We condemn this terrorist attack on Muslims in a centre of worship and refuge.
“On behalf of all Canadians, Sophie and I offer our deepest condolences to the family and friends of all those who have died, and we wish a speedy recovery to those who have been injured.
“While authorities are still investigating and details continue to be confirmed, it is heart-wrenching to see such senseless violence. Diversity is our strength, and religious tolerance is a value that we, as Canadians, hold dear.
“Muslim-Canadians are an important part of our national fabric, and these senseless acts have no place in our communities, cities and country. Canadian law enforcement agencies will protect the rights of all Canadians, and will make every effort to apprehend the perpetrators of this act and all acts of intolerance.
“Tonight, we grieve with the people of Ste-Foy and all Canadians.”

Terrorismo islamico: Quebec City, Trudeau fra condanna e solidarietà

(foto di Mathieu Belanger / Reuters)
Il primo ministro canadese, JustinTrudeau, ha condannato con forza quello che ha definito "un attentato terroristico contro i musulmani in un centro di culto e accoglienza".
Il premier canadese ha parlato di "violenza senza senso" "I musulmani canadesi sono una parte importante della nostra azienda nazionale, e questi atti senza senso non trovano posto nelle nostre comunità, città e paesi". "La diversità è la nostra forza e la tolleranza religiosa è un valore che, come canadesi, abbiamo caro".
Amche il permier del Quebec, Philippe Couillard, ha parlato di violenza barbarica ed espresso solidarietà alla popolazione di fede musulmano. (fonte: AGI)

Terrorismo islamico, uccise sei persone a Quebec City

(foto di Francis Vachon / The Canadian Press)
Sei persone sono state uccise e 8 ferite in una sparatoria nella moschea di Quebec City al momento della preghiere serali.
La sparatoria è avvenuta al centro culturale islamico, le vittime erano tutti uomini, fra i 35 e i 70 anni.
Sono state arrestate due persone, una delle quali dopo un caccia all'uomo terminata vicino l'Ile d'Orleans. Una sarebbe ancora in fuga. E' stato creato un perimetro di sicurezza attorno alla zona della sparatoria ma la polizia del Quebec ha reso noto che ora la situazione è sotto controllo.
Al momento degli spari, gli uomini erano nella parte bassa della moschea che pregavano, mentre donne e bambini in quella superiore
Il primo ministro Justin Trudeau, che ha parlato di "violenza senza senso", ha condannato quello che ha definito un "attentato terrorista contro i musulmani in un centro di culto e accoglienza". "La diversità è la nostra forza e la tolleranza religiosa è un valore che, come canadesi, abbiamo caro".(fonte: AGI)

domenica 29 gennaio 2017

Trudeau, doppio tweet anti Trump e pro rifugiati

La pagina Twitter di Justin Trudeau con il tweet pro rifugiati
I canadesi amano la libertà, ma è facile amare la libertà quando si vive circondati da confini naturali come il Polo Nord, gli Stati Uniti e i due oceani, attraverso i quali non sbarcano sulle coste nordamericane centinaia di migliaia di clandestini e criminali. Cosa che invece succede regolarmente in Sud Europa, ma anche negli USA, ed elemento che, fra gli altri, ha portato gli americani a votare in massa per Donald Trump.
Tenendo presente questo, facile cadere nella demagogia della 'libera accoglienza' (soprattutto quando questa non è libera, ma attentamente selezionata) della quale si riempie la bocca l'attuale primo ministro canadese Justin Trudeau, comunque alle prese con un evidente calo di consensi nel suo stesso Paese. Trudeau, che ovviamente dai 'benpensanti' è stato subito eletto come alfiere delle libertà acquisite, ha lanciato due tweet in cui, pur senza citare mai il nome del presidente Trump, a lui pare riferirsi chiaramente. Così, alla chiusura delle frontiere da parte degli Stati Uniti a chi proviene da sette Paesi islamici, Trudeau nel primo tweet dà il benvenuto a una piccola rifugiata, mentre nell’altro scrive: "A che è in fuga da persecuzioni, terrore e guerra, i canadesi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla sua fede. La diversità è la nostra forza". Auguriamo ai canadesi di non ritrovarsi mai in casa terroristi dell'Isis. I barconi carichi di clandestini, in effetti, arrivano in Italia, mentre i narcos messicani se ne vanno nel sud degli Stati Uniti.

sabato 28 gennaio 2017

Incesto in Quebec, padre 79.enne condannnato a 15 anni

Clamoroso in Canada. In Quebec un padre di famiglia è stato condannato per avere abusato sessualmente di due sue figlie, quando queste erano ancora minorenni, e di avere concepito con una di esse altri tre figli.
L'uomo, Jacques Lesage, oggi 79.enne, di Val-des-Monts, è stato condannato per incesto a 15 anni di prigione da una corte di Gatineau.
Le due figlie, alla notizia, si sono abbracciate piangendo di gioia: si tratta di Lucie Lesage, 53 anni, e di Nathalie Lesage, 49.

Giovinco: "Non torno in Italia. La Cina? Si vedrà"

Sebastian Giovinco
"In Canada sto bene e non ho nessuna intenzione di tornare in Italia, almeno per il momento. Mi hanno riferito che ci sono state voci su un interessamento per me dalla Cina: ne parlerò con il mio agente e la mia società (Toronto FC) e si vedrà". Sebastian Giovinco, che ieri ha compiuto 30 anni, non chiude all'eventualità di un suo inserimento nella già lunga lista di campioni occidentali che negli ultimi tempi hanno impreziosito la Super League cinese.
"Il mio procuratore - ha tuttavia precisato l'ex juventino parlando a Sky Sport - non mi ha fatto il nome della squadra che sta pensando a me, non so se sia quella di Cannavaro o un'altra". "Da quando sono andato via dalla Juventus - ha poi aggiunto Giovinco, finalista nella scorsa stagione di MLS - non ho mai pensato a un'altra squadra in cui sarei potuto andare in futuro, non mi è mai passata per la testa l'idea di vestire un'altra maglia in Serie A. Forse potrei essere utile a qualche squadra, ma io sto davvero bene così. La Nazionale? Non ho mai sentito Ventura e non mi aspetto che mi chiami; mi dispiace non essere più in azzurro, ma accetto le decisioni del ct". (fonte: ANSA).

Sistema Italia: riunione a Ottawa, dettate le linee guida 2017 da promozione CETA

Promozione del CETA, agroalimentare, infrastrutture, aerospazio e difesa, industria creativa e cooperazione scientifica sono le priorità della strategia complessiva di promozione della presenza italiana in Canada per il 2017 al centro di una riunione del Sistema Italia a Ottawa con la partecipazione dei Consoli Generali a Toronto, Montreal e Vancouver, i Direttori degli Istituti di Cultura, i rappresentanti del Ministero della Difesa, di ICE Agenzia, delle Camere di Commercio, della Banca d'Italia, dell'ENIT e di alcune tra le piu' importanti aziende italiane operanti in Canada.
L'anno si preannuncia contrassegnato da importanti novità per i rapporti commerciali, alla luce della prevedibile applicazione provvisoria del Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) tra Unione Europea e Canada.
Il Canada è stato considerato dalla Quinta riunione della cabina di regia per l'internazionalizzazione del 27 ottobre scorso Paese prioritario per le prossime missioni imprenditoriali a guida politica nel continente americano.
Il Sottosegretario al Commercio Internazionale del Governo federale canadese, David Lametti, che ha partecipato alla riunione, ha sottolineato che questo è un momento straordinario per far crescere le relazioni commerciali oltre i settori consolidati, puntando sull'innovazione tecnologica per gettare le basi di un partenariato solido e duraturo.
Sul piano dell'interscambio bilaterale l'Italia si è confermata nel 2016 all'ottavo posto tra i fornitori del Canada, con un volume che ha raggiunto i 9 miliardi di dollari canadesi, e una crescita dell'export del + 3% rispetto allo stesso periodo del 2015. (fonte: ANSA).

venerdì 27 gennaio 2017

NHL, trade di gennaio: Wingels ai Senators subito in gol

Tommy Wingels (foto sito Ottawa Senators)
Primi movimenti di mercato per quanto concerne il 'mercato' dell'NHL, la lega nordamericana di hockey ghiaccio.
Il primo è stato l'acquisto di Jhonas Enroth, 'goalie' svedese in sovrannumero dei Toronto Maple Leafs, da parte degli Anaheim Ducks, in cambio della settima scelta dei californiani nel 2018.
I Colorado Avalanche hanno scambiato con i Nashville Predators l'ala sinistra Cody McLeod, nativo del Manitoba, in cambio di Felix Girard.
Ai Chicago Blackhawks va il centro Michael Latta, originario di Kitchener, Ontario, dai Los Angeles Kings, cui va in cambio lo statunitense Cameron Schilling.
Il movimento più interessante riguarda però gli Ottawa Senators, che hanno preso, dai San Jose Sharks, l'americano Tommy Wingels (Evanston, Illinois) in un trade che ha portato in California Buddy Robinson, Zach Stortini e la futura settima scelta dei Sens nel 2017. Wingels ha già esordito realizzando un gol nella gara giocata da Ottawa contro i Calgary Flames.

Samantha, la bomba sexy italocanadese, finisce sul giornale

Le Sunshine Girl non finiscono mai di stupire. Merito anche della fotografia di Jack Boland, colui che da tempo ormai ha preso in custodia le varie bellezze che ogni giorno vengono proposte dal Toronto Sun e dai giornali a esso collegati.
Oggi parliamo di Samantha, al secolo Sam, giovane fanciulla originaria di Port Perry, nell'Ontario. Sam è una studentessa universitaria di 21 anni, segno della Vergine, in procinto di preparare il proprio master in 'Peace and Conflict Studies' alla University of Waterloo.
Di origine italiana (ma anche irlandese, visto il cognome che ho scoperto su Facebook e che, per motivi di privacy, non svelo), adora la cultura della Penisola e, nel più classico spirito italico, ama la famiglia e cucinare.
Sam, si legge nel suo profilo riportato dal Sun, è appassionata di viaggi esotici e quest'anno ne ha già progettato uno in Thailandia.



Le sorelle del sesso scappano dalla Nigeria e tornano in Canada

Sono scomparse nel nulla le due sorelle torontine Jyoti e Kiran Matharoo, arrestate a causa di uno scandalo a sfondo sessuale in Nigeria.
Le due ragazze non si sono presentate all'appuntamento che avevano davanti alla corte del Paese africano e, secondo alcune fonti, sarebbero rientrate in Canada.
Jyoti e Kiran, avvenenti protagoniste del mondo vip internazionale, presso il quale si muovevano facendosi fotografare in abiti succinti e pose sensuali, sono accusate di avere fatto uso di foto oscene per ricattare ricchi personaggi africani, numero fissato in 274, sparsi nelle varie nazioni africane.
L'ultimo tentativo di estorsione era stato però fatale per le due, quando avevano tentato di ricattare il multimilionario Femi Otedola.

giovedì 26 gennaio 2017

Tom Anselmi nuovo CEO degli Ottawa Senators

Il proprietario dei Sens, Eugene Melnyk, e Tom Anselmi
Cambio al vertice della dirigenza degli Ottawa Senators, squadra NHL canadese. Nuovo presidente e CEO del club biancorossonero è infatti stato nominato Tom Anselmi, che prende così il posto di Cyril Leeder, che si trovava all'interno dell'organizzazione della squadra della Capitale fin dalla sua fondazione, nel 1992.
Anselmi è stato per una vita CEO della Maple Leaf Sports and Entertainment (MLSE), ovvero la struttura all'interno della quale operavano i Toronto Maple Leafs e i Toronto Marlies.
Nativo di Toronto, Anselmi, 17 anni con i Leafs, si era dimesso dalla MLSE nel 2013 a causa dell'incompatibilità con Tim Leiweke, ex CEO del gigantesco Anschutz Entertainment Group, con cui condivideva da pochi mesi le responsabilità decisionali.

mercoledì 25 gennaio 2017

Usa il taser su uomo legato, è polemica

Un taser
La polizia di Toronto è finita sotto i riflettori delle critiche a causa di un incidente avvenuto martedì scorso, quando due poliziotti sono stati ripresi da un cellulare mentre colpivano con un taser (dispositivo che usa l'elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli. In italiano è anche noto come dissuasore elettrico) un uomo non identificato ma già con le mani legate dietro alla schiena.
Nel video si vede, e si sente, uno dei poliziotti intimare a Waseem Khan, autore del video, di andare via. Pochi istanti dopo, uno dei taser in dotazione ai poliziotti colpiva per cinque secondi l'uomo senza nome, mentre lo stesso personaggio in divisa gridava "smettila di resistere" a quello legato, immobile a terra.

Ceta, accordo raggiunto fra Canada e Ue, Salvini critico

La firma dell'accordo Ceta fra Canada e Unione Europea
Canada e Unione Europea hanno firmato l'accordo di libero scambio Ceta e l'intesa politica strategica Spa.
Da una parte il primo ministro canadese Justin Trudeau, dall'altra i presidenti del Consiglio e della Commissione dell'unione Europea, Donald Tusk e Jean Claude Juncker, e il premier slovacco Robert Fico, alla presidenza di turno del Consiglio europeo.
La Commissione parlamentare per il commercio internazionale lo ha approvato con 25 voti a favore, 15 contrari e un'astensione. Il Ceta è un accordo che, secondo i firmatari, porterà benefici alle economie dei Paesi coinvolti. Di certo è un accordo che va a favore dell'aspetto globalizzante e sovranazionale dei rapporti infrastatuali.
Non a caso ha ricevuto forti critiche dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini. "Mentre il presidente Trump, da persona coerente, inizia a sospendere trattati commerciali che danneggiano le imprese americane, L'Europa fa l'esatto contrario - ha sottolineato il ledaer 'lumbard': "non solo qualcuno sta lavorando per togliere tutti i dazi che ci proteggono dall'invasione dei prodotti della Cina ma... in commissione commercio internazionale a Bruxelles, con il voto favorevole di Fi e Pd, è passata la
proposta di accordo di libero scambio con il Canada (Ceta) che avvantaggia le grandi aziende multinazionali ma non difende i prodotti made in Italy e le nostre piccole e medie imprese. Se questa è L'Europa, prima usciamo meglio è per l'Italia".
Di tono diverso il commento del relatore PPe del provvedimento, il lettone Artis Pabrikis: "Approvando il Ceta abbiamo fatto un significativo passo avanti davanti a populismo e protezionismo crescenti, il Parlamento può agire per conto dei cittadini europei. Sono a favore di un'Europa forte e globale e per il libero mercato: ratificare questo accordo con il Canada consentirà al commercio di continuare a portare ricchezza sulle due rive della nostra alleanza transatlantica".
Ovviamente soddisfatto Trudeau, ansioso di trovare alternative commerciali all'accordo Nafta sempre più in bilico dopo l'entrata in scena di Donald Trump sullo scranno presidenziale Usa. I "legami che ci uniscono vanno al di là della cooperazione economica", ha detto Trudeau, il Ceta "contiene valori e ambizioni che Canada e Ue condividono".
All'accordo, contestato da manifestazioni popolari fino allo scorso weekend, si era giunti dopo una difficile trattativa con il parlamento della regione belga della Vallonia, che chiedeva più garanzia per i prodotti locali, e dovrà ora essere ratificato dal Parlamento nella prossima sessione plenaria di febbraio: il 15, giorno del voto, sarà prevista a Strasburgo la presenza dello stesso Trudeau.

martedì 24 gennaio 2017

Trump esce dal TPP, prossimamente anche dal Nafta

Il presidente americano Donald Trump ha assicurato di voler rinegoziare l'accordo di libero commercio fra Stati Uniti, Canada e Messico (Nafta). "Rinegozieremo l'accordo di libero commercio nord-americano a tempo debito", ha detto il neopresidente americano incontrando alla Casa Bianca i dirigenti dei maggiori sindacati, ai quali ha promesso di "fare tornare al lavoro un sacco di gente" e di "fermare gli accordi commerciali ridicoli". "Abbiamo appena messo fine al Partenariato Trans-Pacifico" (TPP, Trans-Pacific Partnership, ndr), ha osservato, riscuotendo l'applauso dei leader delle organizzazioni dei lavoratori.
Il TPP, firmato lo scorso febbraio da 12 nazioni (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam e Stati Uniti), non è ancora stato ratificato. Trump aveva annunciato la cancellazione del TPP nel suo primo giorno in carica. L'idea è quella di un mercato comune tra i firmatari, riducendo o azzerando dazi e tariffe su circa 18 mila prodotti, dalle auto ai derivati dal latte.
I 12 firmatari del TPP rappresentano il 40% del commercio mondiale. Imminente, a questo punto, l'inizio della rinegoziazione del Nafta, che lega gli Usa al Canada e al Messico.

Trump: Oleodotti Keystone e Dakota Access possono creare posti di lavoro

Oleodotti come il Keystone XL o il Dakota Access possono dischiudere opportunità di sviluppo e creare posti di lavoro. Lo ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, durante il suo primo briefing quotidiano ufficiale, lasciando intendere che le sorti dei due progetti potrebbero cambiare.
L'amministrazione dell'ex presidente Barack Obama aveva bloccato il progetto di costruzione dell'oleodotto Keystone, per trasportare petrolio dal Canada al Texas, mentre era stata deviata la rotta del Dakota Acess, nel Nord Dakota, per evitare l'attraversamento della riserva indiana di Standing Rock, sotto il lago Ohae, dopo un braccio di ferro con la tribù dei Sioux e con gli ambientalisti andato avanti per mesi. (fonte: AGI)

domenica 22 gennaio 2017

Canada, attese deluse, inflazione in calo a dicembre

Secondo i dati rilevati nel mese di dicembre, su base mensile l’inflazione del Canada scende dello 0,2%, mentre nella precedente rilevazione aveva subito una flessione dello 0,4%. Gli analisti si aspettavano un nuovo calo dell’inflazione dello 0,1%.
Su base annua, poi, l’inflazione sale invece dell’1,5%. Gli analisti avevano previsto un aumento dell’1,7%, maggiore rispetto a quello dell’1,2% della scorsa rilevazione.
L’indice dei principali dei prezzi al consumo su base mensile, che nella precedente rilevazione era sceso di 0,5 punti percentuali, oggi segna un -0,3%. Gli analisti avevano previsto un calo dello 0,2%.
Infine, su base annua, l’indice dei principali prezzi al consumo segna un +1,6%, mentre nella precedente rilevazione si era assestato a +1,5%. Gli analisti avevano previsto un aumento di 1,7 punti percentuali. Tutte le aspettative sono state pertanto deluse. (fonte: Forexinfo.it)

NHL: Senators, MacArthur fuori per tutta la stagione

Clarke MacArthur e Dion Phaneuf (foto Wayne Cuddington)
La carriera di Clarke MacArthur, ala degli Ottawa Senators e già in passato punto di forza dei Toronto Maple Leafs, potrebbe essere giunta anzitempo alla fine. I medici della squadra di hockey della Capitale, infatti, non hanno dato l'ok al suo rientro sul suo ghiaccio dopo una lunga serie di commozioni cerebrali ('concussions' in inglese), ben quattro nel giro di un anno e mezzo.
Chiusa anzitempo la stagione, per MacArthur potrebbe addirittura essere arrivato il momento di appendere i pattini al chiodo, sebbene il suo contratto sia valido fino alla stagione 2019-20. La dirigenza dei Senators vuole, prima di tutto, salvaguardare il giocatore. "Voglio guadagnarmi lo stipendio", ha detto pochi giorni fa MacArthur. Ma non a scapito della sua salute.

sabato 21 gennaio 2017

Kevin O'Leary, la risposta dei conservatori a Justin Trudeau

Viene riprodotto di seguito per intero l'articolo che Francesco Veronesi, direttore del Corriere Canadese, ha scritto relativamente alla figura di Kevin O'Leary.

O'Leary, il miliardario che tenta la scalata ai Tory

di Francesco Veronesi

In Italia abbiamo avuto Silvio Berlusconi, negli Stati Uniti è il turno di Donald Trump. Il Canada ora è la nuova arena politica dell’ennesimo milionario che tenta la scalata a un partito per diventare il leader di un Paese occidentale. Kevin O'Leary ha lanciato la sua sfida agli altri 13 candidati alla leadership del Partito Conservatore, primo passo di un possibile lungo braccio di ferro con il primo ministro liberale Justin Trudeau che durerà dal prossimo maggio fino al 2019, quando il Canada tornerò alle urne.
Ma chi è O’Leary? Nato a Montreal 62 anni fa, figlio di due immigrati - padre irlandese e madre libanese - sin da giovanissimo mostra una grande abilità e passione per il mondo della finanza e degli investimenti. Dopo essersi laureato alla University of Waterloo e aver proseguito gli studi alla Ivey Business School at The University of Western Ontario, O’Leary decide di avviare la sua impresa. E lo fa dal basement di casa sua nel 1986 fondando con altri due soci la Softkey, società specializzata nella creazione di software. Dopo le prime difficoltà la compagnia inizia a consolidarsi sul mercato, puntando sullo sviluppo di programmi educativi per le famiglie e per i bambini. Nel 1993, dopo l’acquisto di altre due società - WordStar e Spinnaker Software - la sua compagnia diventa tra le più importanti di questo segmento di mercato, conquistando la supremazia dopo la scalata a un’altra azienda, la The Learning Company (TLC), che diverrà poi la compagnia principale del suo gruppo. Poi, nel 1999, la svolta: O’Leary vende la nuova azienda in blocco alla Mattel, diventando multimilionario.
Negli anni successivi è protagonista di numerosi altri investimenti, mentre lentamente inizia a diventare un volto televisivo per le sue apparizioni sulla Cbc e sulla Abc. Negli ultimi anni, infine, O’Leary diventa un personaggio pubblico per il suo ruolo nei due reality Dragon’s Den e Shark Tank.
Per buona parte del 2016, quando si stava iniziando a riempire la griglia dei candidati alla leadership conservatrice, O’Leary rende pubblica la sua volontà di entrare in politica per “salvare il Paese da Justin Trudeau”. Ma prima di farlo vuole capire se esiste o meno la possibilità di creare consenso - della base e nei vertici di partito - attorno alla sua potenziale candidatura.
Mercoledì, infine, O’Leary mette da parte le titubanze di questi mesi e ufficializza la sfida agli altri 13 candidati. Nel suo programma, sintetizzato durante alcune interviste televisive, viene identificata la fascia elettorale da recuperare per sconfiggere i liberali alle prossime elezioni: i giovani dai 18 ai 35 anni. Grande enfasi, infine, sulla lotta al debito pubblico e sul rilancio dell’economia.

Donald Trump annuncia di voler rinegoziare accordo Nafta, il Canada trema

Sul sito della Casa Bianca, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, annuncia che intende rinegoziare l'accordo commerciale Nafta (North American Free Trade Agreement) con Messico e Canada e che e' pronto ad uscirne se non viente trovata un'intesa equa. "Il presidente eletto è determinato a rinegoziare il Nafta", annuncia la Casa Bianca.
Trump, durante la campagna elettorale, aveva promesso che avrebbe comunicato ai Paesi partner la volontà di rinegoziare l'accordo dal suo primo giorno in carica e cosi' ha fatto. "Se i nostri partner si rifiutano di rinegoziare il Nafta, concedendo agli americani accordi equi, allora il presidente comunicherà che gli Stati Uniti intendono uscire dall'accordo", precisa la nota della nuova amministrazione.
Per uscire dall'accordo Nafta è sufficiente una notifica ai sottoscrittori da parte del Paese che intende ritirarsi, facendo scattare i 180 giorni di tempo per rivedere i termini dell'intesa che, se non viene rinegoziata, decade. (fonte: AGI)

venerdì 20 gennaio 2017

Donald Trump, da Justin Trudeau messaggio di congratulazioni

Justin Trudeau durante un suo viaggio a Washington
Donald Trump giura come 45° presidente degli Stati Uniti, ma il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, preferisce andare a raccogliere voti in un Paese che gli si sta rivoltando contro.
L'assenza del premier canadese non è stata di certo l'unica di rilievo al giuramento di Trump, ma comunque Trudeau ha per lo meno (e ci mancherebbe pure) voluto inviare un messaggio di congratulazioni al suo nuovo 'vicino di casa'.
“Il Canada e gli Stati Uniti hanno costruito una delle più forti relazioni fra due nazioni che possano esistere al mondo. Questa collaborazione continua ed è essenziale per condividere la nostra prosperità e sicurezza". Forse poteva impegnarsi un po' di più...

Donald Trump, i titoli dei giornali canadesi

Il Canada, si sa, ha da sempre mantenuto una posizione fortemente critica nei confronti di Donald Trump.
Una scelta perseguita spesso oltre i limiti della demagogia per esempio dalla televisione canadese,la CBC (ma di questo ne parlerò in un articolo a parte).
In questo post vi mostreremo i titoli dei principali quotidiani online canadesi sull'elezione del leader repubblicano, che ha sbaragliato il campo a Hillary Clinton, divenendo così il 45° presidente degli Stati Uniti d'America, dopo Barack Obama.
Cominciando da Ovest, il Vancouver Sun mette tutto nel titolo: "Trump: An unapologetic nationalist, trade populist becomes 45th U.S. president". L'Ottawa Citizen non si espone più di tanto e anzi, dopo poche ore dal giuramento di Trump, lo relega fra le notizie laterali: "Donald Trump is sworn in as President of the United States" è il titolo del quotidiano della capitale. Più blando di così... Sempre nell'OC il critico cinematografico Jay Stone trasforma la giornata inaugurale della presidenza Trump in una sceneggiatura da film. Ovviamente da stroncare.
Chi invece prende una posizione forte è, al solito, il Toronto Star, da sempre orientato su posizioni di 'sinistra' e che già in passato si era distinto per una serie di furiosi attacchi contro Silvio Berlusconi sferrati dalla incerta penna di una giornalista il cui nome (che fortunatamente ho dimenticato) tradiva origini italiane. Lo Star, invece che sul giuramento, apre puntando sulle (presunte) violenze della polizia sui manifestanti anti-Trump, nemmeno poi così tanti, ma in grado di affrontare la polizia in stile black-bloc, con lancio di pietre, fumogeni e incapucciamenti: "Police make arrests, deploy pepper spray in confrontation with Trump protesters". Insomma, scene già viste in Europa e ampiamente giustificate da quelle stesse parti politiche che ora deplorano Trump. Quella 'informazione' che identifica un gruppuscolo di criminali violenti con 'la gente' e che per questo parla di 'America divisa', quando invece la vittoria di Trump è apparsa fin da subito netta e senza possibilità di replica. Ma tant'è, allo Star si ragiona così da tempo, la macchina mediatica e demagogica del dare addosso al nuovo presidente degli Stati Uniti è cominciata da tempo ma, evidentemente, non ha sortito gli effetti sperati. La gente, fortunatamente, almeno quella che rappresenta l'orgoglio nazionale americano, non si è fatta condizionare.
Anche il Globe and Mail, sebbene in maniera più signorile, non risparmia critiche al neopresidente: "Donald Trump’s inauguration: ‘It’s going to be only America first’", è il titolo di apertura, seguito da due approfondimenti. Nel primo, un editoriale dal titolo "Keep calm and carry on, world", si sottolinea: "The election of Donald Trump has been an agonizing experience. America’s friends have been dumbfounded by Mr. Trump’s alliances, temperament and policy utterances. There is good reason to fear the worst, having seen and heard the kind of man he is". Nel secondo, "Donald Trump: Our anti-American president", l'autrice, Sarah Kendzior, scrive: "What I didn’t see a year ago were the issues about which I worry most now: usurpation by a foreign dictatorship whose technological prowess outpaced our institutional response. The potential deployment of nuclear weapons, with which Mr. Trump has had a life-long fascination and has said he would use. The rise of neo-Nazis into the mainstream media, where they are instead called the “alt-right” and heralded for their fashion sense. An international cadre of billionaire kleptocrats, backed by the Kremlin but rising all over the West, whose combined power is little match for democratic entities weakened through war and recession and vulnerable to online propaganda".
Chiudiamo con l'unico giornale che, senza gloria, per lo meno, prende atto della realtà nuda e cruda. E' il Sun, che difatti viene considerato il giornale più 'a destra' del mondo media canadese. Il titolo dell'editoriale è chiaro: "Call him what you want, but Trump is now called Mr. President". All'interno si legge: "Pay no attention to that scruffy-looking man standing on the corner with the sandwich board proclaiming, “The end is nigh. He’s nothing more than the liberal elite in disguise. He represents the sore losers from the Democratic side, the socialists who have overtaken academia, the Tinseltowners whose white-picket fences are too high for them to see the real world, and a media that overwhelmingly showed its left-wing colours and got angrier by the minute when ordinary Americans started paying them no heed. And, by the way, the man with the sandwich board? He’s wrong that the end is nigh. It has arrived".

giovedì 19 gennaio 2017

Canada, tassi di interesse fermi allo 0,5%

I tassi di interesse non sono stati toccati dalla Bank of Canada, esattamente come previsto dalla maggior parte degli analisti, e rimarranno dunque fissi allo 0,5%.
Nel report della BoC pubblicato questo mese di gennaio si sottolinea come l’incertezza nei confronti delle prospettive globali sia ancora troppo elevata, soprattutto per quel che riguarda gli Stati Uniti.
Nel complesso, fa notare la Bank of Canada, l’economia globale si è rafforzata come previsto e i prezzi di alcune materie prime come il petrolio sono cresciuti.
Mentre la crescita dell’occupazione è rimasta stabile, fa notare la BoC, diversi indicatori segnalano ancora un significativo rallentamento nel mercato del lavoro.
Nonostante il settore delle risorse si sia adeguato al declino dei prezzi delle materie prime, gli effetti negativi su reddito e ricchezza continueranno a persistere.
Si nota inoltre che nel report di politica monetaria che ha sancito tassi di interesse sempre allo 0,5%, il dollaro canadese si è rafforzato assieme a quello USA contro una serie di altre valute. I consumi dovrebbero mantenersi solidi, mentre gli investimenti nel settore residenziale saranno limitati sia dalle annunciate modifiche alla normativa sui finanziamenti immobiliari sia dai tassi sui mutui che sono cresciuti in risposta a rendimenti obbligazionari più elevati.
Secondo le previsioni, il Pil reale del Paese crescerà del 2,1% sia nel 2017 che nel 2018. Tutto ciò significa che il Canada tornerà nel pieno delle proprie capacità verso la metà del prossimo anno, in linea con quanto già previsto a ottobre.
L’inflazione è stata inferiore rispetto a quanto previsto ad ottobre soprattutto a causa del declino del prezzo del cibo. L’inflazione core sotto il 2% riflette l’eccesso di capacità materiale nell'economia. Le previsioni della Bank of Canada parlano comunque di un’inflazione vicina al target del 2% nei prossimi mesi.
Intanto, in attesa dei dati sui tassi di interesse, il cambio USD/CAD ha proseguito sulla via del ribasso verso quota 1,30.
In sintesi, in un contesto di previsioni praticamente immutate, la Bank of Canada ha deciso che la sua attuale politica monetaria è ancora appropriata e ha dunque confermato i tassi di interesse allo 0,5%. Il Governing Council della BoC continuerà comunque a monitorare ulteriori sviluppi tenendo sempre e comunque conto di quanto l’attuale incertezza globale continuerà a pesare. (fonte: Forexinfo.it)

Nina Dobrev si scopre sulla copertina di Men's Health

La foto che ha portato alla posa 'incriminata'
Nina Dobrev nuda? Non proprio. Di certo, è stato un mezzo infortunio quello che è occorso alla 'star' di Vampire Diaries, le cui parti intime si sono involontariamente esposte durante un servizio fotografico che ha portato l'attrice canadese di origine bulgara sulla copertina della Men’s Health 2017 Tech Guide.
Il fattaccio sarebbe avvenuto mentre la nota attrice si trovava distesa su di un'amaca, per una foto che sarebbe poi stata pubblicata su di una pagina all'interno del giornale.
La copertina della rivista raffigurante la Dobrev
Uno scatto che, sebbene nel 'ritocco' finale apppare del tutto normale, nella realtà avrebbe provocato più di un imbarazzo, con la Dobrev che, coperta da un bikini assai ridotto incapace di contenerne le grazie, soprattutto all'altezza degli slip ("itty bitty", lo definisce lei stessa), finisce involontariamente sotto lo sguardo rapito dei presenti, e in particolare di uno degli addetti all'amaca: "I looked up and made eye contact with the gentleman in front of me and... his eyes went wide and he put his hat down... Super, super awkward! I just looked at him and was like, ‘I’m so so sorry ... or you’re welcome?’ I don’t know". Fra un po' di imbarazzo e qualche sorriso, la notizia sta ovviamente percorrendo le prime pagine dei quotidiani gossip di tutto il mondo, senza però riuscire a proporre quell'immagine sicuramente incantenvole che ha... incantato il fortunato 'reggitore d'amaca'.

mercoledì 18 gennaio 2017

Trudeau, aperta inchiesta sulle vacanze all'isola miliardiaria

La commissaria etica del Canada ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sulle vacanze di fine anno del primo ministro Justin Trudeau alle Bahamas sull'isola privata del miliardario Aga Khan.
In una lettera a un membro dell'opposizione, ottenuta dall'agenzia di stampa France Presse, la commissaria all'etica Mary Dawson ha spiegato di avere aperto un'inchiesta sulle vacanze del primo ministro per determinare se abbia infranto regole etiche accettando di recarsi sull'isola con l'elicottero privato dell'Aga Khan e di farsi pagare le vacanze dal miliardario.
Trudeau, che in un primo momento aveva tenuto segreti i dettagli del suo viaggio, ha infine riconosciuto di aver trascorso le sue vacanze su un'isola delle Bahamas in compagnia della famiglia, del presidente del Partito liberale, di un parlamentare liberale e delle loro consorti.
La fondazione Aga Khan ha ricevuto centinaia di milioni di dollari dal governo ed è registrata come gruppo di pressione presso quest'ultimo. La legge canadese sui conflitti d'interesse vieta ai ministri in funzione di accettare regali. I viaggi offerti gratuitamente fanno parte delle attività vietate agli eletti.
Trudeau si è difeso dicendo che è un amico "di lunga data" dell'Aga Khan.
Nel corso di un giro del Paese per incontrare il suo elettorato, il premier ha detto che sarà "felice di rispondere a tutte le domande" della commissaria all'etica.
Nel caso fosse riconosciuto colpevole, rischia una semplice reprimenda, che tuttavia potrebbe intaccare la sua reputazione. (fonte: Askanews-Afp)

La Toronto Fashion Week si trasferisce a Yorkville

La Toronto Fashion Week, dopo essere stata cancellata nel luglio scorso per mancanza di sponsor, potrebbe risorgere in questo 2017.
In un comunicato stampa, il magnate Peter Freed della Freed Developments ha annunciato di avere acquistato l'evento, con l'intenzione di riportarlo nella città dell'Ontario.
"Toronto è una città che sta vivendo una crescita esponenziale, la moda e la vendita al dettaglio sono componenti fondamentali di questo sviluppo", ha detto recentemente Freed. "Con l'acquisto della Toronto Fashion Week dall'IMG, abbiamo la possibilità di creare un programma multiforme che abbracci sia la comunità della moda e del design canadesi, insieme con la creazione e l'integrazione di una grande piattaforma digitale", ha proseguito.
Dovrebbe cambiare invece la sede dell'evento, che via via si è tenuta nella zona della fiera prima (nei pressi della zona degli stadi BMO Field e Ricoh Coliseum) e in David Pecaut Square, e che dovrebbe infine traslocare a Yorkville.



martedì 17 gennaio 2017

Droni, il Canada avrà il suo servizio di consegne

Il Canada potrebbe presto avere una flotta di droni spedizionieri; queste speciali macchine voltanti, infatti, entro la fine del 2017 potrebbero consegnare merci nelle aree rurali del Paese.
L'ente Transport Canada ha approvato una prima serie di test che si svolgeranno nei pressi del piccolo villaggio di Foremost nella provincia di Alberta. Sono test che potrebbero aprire la strada a Drone Delivery Canada per creare una flotta di droni per le consegne entro la fine del 2017. L’ampio territorio a disposizione permetterà all'azienda di dimostrare quanto i droni siano capaci di trasportare merci per un lungo tragitto utilizzando un sistema di guida satellitare. I test assieme ai primi partner dovrebbero iniziare entro il primo trimestre del 2017.
Il Canada si appresta così a disporre di un sofisticato sistema di trasporto basato sui multirotore. Un sistema che sfrutta questo genere di mezzi volanti potrebbe rivestire un’importanza superiore rispetto a quella di altri Paesi. Nel Canada, infatti, soprattutto al nord, scarseggiano le vie di comunicazione a causa della particolare forma del territorio. I droni, dunque, potrebbero facilitare la fornitura dei beni di prima necessità in alcuni aree che spesso devono aspettare molto tempo prima di ricevere le forniture dei prodotti attraverso aerei cargo dedicati. (fonte: Webnews.it)

Amazon Canada ritira dal catalogo le ciabatte con il volto di Gandhi

Dopo lo zerbino su cui era stampata la bandiera indiana, il colosso Amazon ha deciso ora di ritirare dal catalogo le ciabatte su cui è raffigurato il viso di Gandhi. La decisione dopo le vibranti proteste del ministro degli Esteri indiano, come rende noto lo Sportello dei diritti sul proprio sito.
Il gigante delle vendite online Amazon.com, afferma lo Sportello dei diritti, "ha annunciato il ritiro dalla pagina web dell'offerta che riguardava le ciabatte da spiaggia con la faccia del Mahatma Gandhi. Vibranti, infatti, le proteste del ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj".
Le ciabatte, disponibili in diverse colorazioni, sono in vendita per 1.190 rupie. Il ministro indiano, si legge sul sito dell'associazione, "ha chiesto via Twitter ai vertici di Amazon-Canada di cancellare immediatamente la proposta di vendita online del prodotto e di presentare scuse senza condizioni. Altrimenti, ha assicurato, nessun responsabile della compagnia avrebbe più ottenuto un visto indiano, facilitazione che sarebbe stata revocata a quelli che l'avevano ottenuta. Di fronte all'aut aut, la compagnia fondata da Jeffrey P. Bezos, si è' adeguata ritirando l'offerta".
Solo pochi giorni fa Amazon, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, "ha chiesto scusa per uno zerbino raffigurante la bandiera nazionale venduto on line". (fonte: ANSA)

lunedì 16 gennaio 2017

Accordo Ceta fra Canada e Ue, le riserve sul settore del gioco

Decisione dell'Unione Europea sull'accordo economico e commerciale con il Canada: tra le riserve entrano pure giochi e scommesse.
Sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea è stata pubblicata la decisione del Consiglio del 28 ottobre 2016 relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo economico e commerciale globale (Ceta) tra il Canada, da una parte, e l’Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra.
Tra le riserve riguardanti il settore del gioco e le scommesse figura quella della provincia canadese dello Saskatchewan, che si riferisce all'accesso al mercato del gioco. “Nel Saskatchewan può essere utilizzata solo l’attrezzatura di gioco, compresi terminali per video-lotteria e slot machine, di proprietà della pubblica amministrazione o da questa concesse in locazione”, si legge nel testo.
Ancora, tra le riserve relative a gioco e scommesse figura quella territoriale dello Yukon, che riguarda il trattamento territoriale, prescrizioni in materia di prestazioni, alta dirigenza e consiglio di amministrazione. “Le misure consentono alla pubblica amministrazione dello Yukon di regolare gioco e scommesse, compresi servizi di regolazione, fabbricazione, fornitori di materiali, interventi e riparazioni relativi a giochi di lotteria, apparecchi da intrattenimento, apparecchi per video-lotteria, giochi di fortuna, corse, centri scommesse, sale bingo, casinò, e di rilasciare varie autorizzazioni a tale proposito nonchè di svolgere dette attività anche tramite monopoli territoriali”.
L’accordo prevede tra le riserve per il Quebec quella che riguarda le corse ippiche: “Solo un cittadino canadese può richiedere una licenza per gestire un autodromo, per svolgere gare o gestire un centro scommesse; una persona che richiede alla RACJ la registrazione di un cavallo di razza deve risiedere in Quebec da almeno 183 giorni – si legge nella Gazzetta Europea -; solo un cavallo da competizione del Quebec può beneficiare di privilegi o vantaggi”. Tra le riserve per il Quebec e che interessano giochi e scommesse: “Una persona che richiede licenza per gioco della lotteria o per la licenza per diventare operatore o commerciante di apparecchi da intrattenimento, deve essere un cittadino canadese o, nel caso di una società, avere un ufficio in Quebec”.
Quanto all'Alberta, le misure previste nell'accordo consentono "di regolamentare e autorizzare servizi, prestatori di servizi, fabbricazione, fornitori di materiali, interventi e riparazioni relativi a giochi di lotteria, apparecchi da gioco, giochi di fortuna, corse, sale bingo e casinò e attività analoghe, anche mediante permessi e licenze il cui rilascio può essere soggetto a limitazioni, tra cui la cittadinanza, la residenza o altre relative allo stabilimento, alla gestione e all'esercizio di tali attività".
(fonte: Gioconews.it)

L'inspiegabile downgrade che DBRS ha rifilato all'Italia

Viene riprodotto di seguito per intero l'articolo che il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ha pubblicato pochi giorni sul proprio quotidiano, e collegato all'agenzia di rating canadese DBRS.

Se pure il Canada ci dà mazzate

di Alessandro Sallusti

Quando si dice: piove sul bagnato. Ieri l'agenzia di rating canadese Dbrs, a noi sconosciuta, ha declassato l'Italia da «A» a «B» per via della sua instabilità politica.

E fino a qui nulla di grave, l'opinione pur rispettabile dei canadesi non può certo turbarci il sonno. Ma c'è l'inghippo. Dbrs è una delle quattro agenzie di rating che compongono, non ho idea per quale ragione, una sorta di tribunale internazionale della finanza. E una delle regole di questa «entità» è che se tutte e quattro le agenzie tolgono la «A» a un Paese, questi deve pagare dazio. Ebbene, i canadesi erano gli unici che fino a ieri mostravano fiducia nell'Italia, il che ci permetteva di evitare sanzioni. Ora non più, e la conseguenza è che, automaticamente, i nostri Bot vengono pagati meno agli istituti di credito che li hanno in pancia e che li danno in garanzia alla Banca Centrale in cambio di prestiti. Morale: in un sol colpo il sistema bancario italiano, già traballante se non peggio, ha perso trenta miliardi di liquidità.

Non so dire cosa ne sappiano i canadesi della nostra «stabilità politica» e se hanno chiaro che noi siamo un Paese instabile fin dalla fondazione, oltre 150 anni fa. Instabile, ma grande al punto di diventare la settima potenza economica mondiale - almeno finché abbiamo potuto fare di testa nostra, cioè allo sciagurato giorno in cui abbiamo firmato l'entrata nell'euro a condizioni capestro. So però che al tribunale di Trani è in corso un processo nel quale stanno emergendo tutte le schifezze che le «prestigiose» agenzie di rating hanno fatto nel 2011 per condizionare la politica italiana e far cadere con l'arma dello spread il legittimo governo Berlusconi.

Noi non saremo dei santi, ma quel «tribunale del rating» è sicuramente frequentato anche da mascalzoni, trafficoni, gente senza nome e volto al servizio di non si sa chi. Per intenderci, «esperti» che nel 2007 avevano garantito il mondo sulla solidità della Lehman Brothers, la banca americana che fallendo innescò la crisi nella quale ci troviamo. E poi la Fiat che rischia la crisi per le vendette tra Trump e Obama, i canadesi che ci danno una mazzata a freddo, la Germania che ci controlla i conti. Io non sono un esperto, ma qui o recuperiamo almeno in parte la sovranità oppure siamo fritti. Beati gli inglesi, che da quando se ne sono andati per i fatti loro hanno ripreso a crescere alla grande.