Gli iraniani di Vancouver piangono le proprie vittime |
A parte però una famiglia di chiara origine svedese (il cognome Lindberg non dà adito a mistificazioni) e i cognomi di evidente natura ucraino-russa, la lista passeggeri fornita dalla linea aerea UAI non presenta alcun nome di origine anglofona o germanica. Non ci sono Gruber o Williams, né tanto meno nomi di battesimo come Sieglinde, Ingemar o Reinhold, oppure Sean, Elizabeth ed Henry.
Insomma, non c'erano cittadini canadesi e tedeschi 'originali' a bordo, bensì rappresentanti delle nuove etnie emigrate in Canada e Germania, definibili quindi canadesi e tedeschi come passaporto ma non di nascita (nel caso dei 'canadesi', vengono definiti "iranian-canadian" o "persian canadian").
La presenza di iraniani in Canada è del resto molto importante e, spesso, assai qualificata nelle mansioni. Al contrario dell'Italia, dove l'immigrazione straniera è spesso foriera di manovalanza criminale e di basso spessore, il Canada può permettersi il lusso di 'scremare' i propri ingressi, favorito dai propri confini naturali. In particolare gli iraniani rappresentano spesso una presenza di alto livello culturale e sociale. Dei 63 iraniani morti 'collegabili' al Canada, 31 provenivano in particolare dalla provincia dell'Alberta, 12 dalla British Columbia.
Secondo le statistiche raccolte nel 2016, i canadesi di origine iraniana sono 210mila, residenti in particolare a Toronto (97.110), Vancouver (46.255) e Montreal (23.410).
Questo ragionamento, condotto sul filo del rasoio, spiega però il perché 63 'canadesi' si fossero recati in gennaio in terra iraniana: erano molto probabilmente tornati a casa propria in occasione delle feste.