mercoledì 19 giugno 2019

Kawhi Leonard pronto all'addio, dai Raptors ai Clippers

Kawhi Leonard
Ecco cosa succede a riempire la propria squadra di americani. I Toronto Raptors campioni NBA e osannati dai fan canadesi sono già pronti a salutare la propria 'stella' indiscussa, quel Kawhi Leonard due volte campione NBA e due volte MVP delle 'finals', prima con i San Antonio Spurs e poi con la formazione torontina.
Leonard, prossimo 'free agent', avrebbe espresso, secondo ESPN, il desiderio di trasferirsi a Los Angeles sponda Clippers, per spostarsi vicino alla natia Riverdale, in California.

Il Canada rialza la testa, basta hijab in Quebec

E' il Quebec, la provincia canadese da sempre più legata alla tradizione, a rilanciare il senso di identità e difesa della cultura laica e occidentale del Paese 'a nord del confine', che un equivoco e pericoloso senso di eguaglianza aveva messo in pericolo accogliendo le più assurde richieste da parte di tutte le minoranze etniche presenti nella nazione governata dal sempre più malfermo 'liberal' Justin Trudeau.
L'approvazione di una recente legge sull'immigrazione stabilisce infatti, fra l'altro, il divieto di indossare l'hijab e ogni altro simbolo religioso sul posto di lavoro, in particolare nel servizio pubblico. Una cosa che dovrebbe apparire normale per qualsiasi Stato che si definisca laico, ma che per i 'viziati' cittadini canadesi, ha sollevato le polemiche dei soliti benpensanti, peraltro normalmente favorevole a togliere i crocifissi dagli stessi luoghi di lavoro.
Ovviamente a strepitare i cosiddetti 'difensori delle libertà civili' e i leader delle associazioni musulmane. Protagonista la Bill 21 che, oltre allo hijab, vieta pure l kippah ebraica, negata per tutti coloro che ricoprano incarichi di responsabilità nel settore pubblico, tra cui poliziotti, giudici e insegnanti; il provvedimento non riguarda invece, misteriosamente, gli impiegati governativi e i semplici dipendenti pubblici.
Simon Jolin-Barrette, ministro dell'Immigrazione della provincia canadese, difende la scelta legittima della provincia,non a casa utilizzando il termine di 'nazione': "Per la nazione del Quebec è legittimo decidere quale forma di secolarismo applicare sul suo territorio e nelle sue istituzioni". Jolin-Barrette rappresenta il riding di Borduas come membro della Coalition Avenir Québec (CAQ), partito di centro-destra in chiara opposizione al Partito Liberale di Trudeau.

sabato 8 giugno 2019

NBA finals 2019: Toronto Raptors sul 3-1, a un passo dalla storia

I Toronto Raptors si impongono in gara-4 delle finali NBA sui Golden State Warriors, violando per la seconda volta il parquet della Oracle Arena, in questo caso con il punteggio di 105-92.
Lo strappo decisivo arriva nel terzo periodo, con un parziale di 37-21, e un secondo tempo fatto di 63 punti dei canadesi, che chiudono ogni possibilità di ripresa dei californiani. 
Ora Golden State avrà tre giorni per cercare di ricostruire mentalmente le proprie legittime aspirazioni di vittoria dell'anello, ma soprattutto per cercare di rimettere in piedi Kevin Durant, ancora assente, in una serie di finale che ha visto proprio negli infortuni dei Warriors il segno distintivo. Ma Toronto ha vinto meritatamente, grazie al solito 'mostruoso' Kawhi Leonard, autore alla fine di 36 punti e 12 rimbalzi, mentre Serge Ibaka e Pascal Siakam segnano rispettivamente 20 e 19 punti. Dall'altra parte il miglior marcatore è Klay Thompson con 28 punti, Stephen Curry segue con 27, ma poi c'è il vuoto. E con gara-5 ora i Raptors potrebbero trovare, per sé e per il Canada, il primo incredibile anello della propria storia.

sabato 1 giugno 2019

Cypress Hills Massacre, il 1° giugno 1873 fu strage indiana

Il luogo del massacro
In una giornata che vede gli Stati Uniti piangere l'ennesimo massacro di massa, la storia racconta che il 1° giugno è una data infausta anche per il Canada, che nel 1873 vide compiersi il massacro di Cypress Hills, avvenuto in quelli che, ai tempi, erano chiamati i Territori del Nord Ovest, corrispettivi dell'attuale Saskatchewan.
Almeno venti le vittime dello scontro a fuoco, che vide da una parte un gruppo di una decina di cacciatori di bisonti e venditori di whisky statunitensi e canadesi, dall'altra un piccolo gruppo di indiani Assiniboine. Sul campo, dopo lo scontro a fuoco, rimasero almeno venti 'nativi' e un 'bianco'.
La disputa era nata dal furto di alcuni cavalli subito dal gruppo di cacciatori e mercanti, guidati da Thomas W. Hardwick e John Evans, i quali immediatamente dettero la colpa dell'azione agli abitanti del vicino campo indiano.
Pur avendo avuto prove quasi certe dell'innocenza della tribù Assiniboine, il gruppo si diresse verso il campo, confortato dal fatto che, in effetti, era possibile che un singolo 'nativo' fosse responsabile del furto. Il capotribù, Little Soldier, respinse ogni accusa, e anzi offrì ai cacciatori due dei suoi cavalli migliori nell'attesa di del recupero dei capi spariti.
Non vi è certezza, né testimonianze affidabili, sul perché la situazione in breve degenerò. I fatti vollero che, mentre la discussione proseguiva e si faceva sempre più animata, il gruppo dei 'visi pallidi' si allontanò di poco dal campo per disporsi su una fila pronto a fare fuoco. Lo scontro che ne seguì ebbe conseguenze terrificanti per gli Assiniboine, peggio armati e alla mercé delle armi dei 'bianchi'
La vicenda legale che ne seguì ebbe scarso effetto, e nessuno dei cacciatori e dei commercianti di whisky soffrì alcuna pena detentiva. Nella memoria collettiva canadese questo fatto alimentò invece il sentimento anti-americano, sebbene del gruppo di 'bianchi' facessero parte anche diversi cittadini del Canada. A 'nord del confine' la sensazione fu che gli americani venissero a spadroneggiare e uccidere come meglio credevano, senza rispetto di regole o territori. Il Cypress Hills Massacre è solo uno tanti 'sgarbi' tra le due nazioni nordamericane, e sicuramente uno dei più gravi fatti legati al rapporto con i 'nativi' della storia del Canada.

Alanis Morissette, compleanno in attesa del nono disco

Alanis Morissette (foto Lou Rocco / ABC via Getty Images)
Buon compleanno per Alanis Morissette: la cantante e musicista canadese naturalizzata statunitense compie infatti 45 anni, in un 2019 che la vede in procinto di pubblicare il suo nono disco.
Per lei una cifra impressionante di dischi venduti: fra album e singoli, la stima è di oltre 75 milioni di copie in tutto il mondo, con 76 candidature e 37 premi, fra cui 12 Juno Awards, 7 Grammy, 3 MTV Video Music Awards, 3 Billboard Music Awards, 2 American Music Awards e un Brit Award.
La Morissette cantò l'inno nazionale all'inaugurazione dei campionati mondiali di pattinaggio di figura del 1988, mentre due anni dopo è arrivato il suo primo contratto, con la MCA Records. Nel 1991 ecco il primo album, "Alanis", immediatamente doppio disco di platino in Canada, dove vendette oltre centomila copie. Il primo singolo, "Too Hot", entrò invece nella Top Ten della classifica canadese. Nel 1993 il trasferimento a Los Angeles, un 'tradimento' sonoro che presto portò a quella doppia nazionalità mai troppo digerita dai suoi connazionali.

Toronto Nights: Wildflower, divertirsi in un museo

Sul blog canadese BlogTo.com è davvero splendida la definizione del Wildflower, uno dei locali più 'in' delle notti torontine: "Going to Wildflower is like getting drunk in a nice art gallery, except it's way more fun, there are no whiny children, and no one asks you to leave when you loudly misinterpret the O'Keeffe". Insomma, una simpatica ubriachezza non molesta, corredata da sbuffi d'arte e manciate a piene mani di divertimento.
Sito al 550 di Wellington Street, in pieno Fashion District, il Wildflower è in reatà la lounge del Thompson Hotel di Toronto (dove peraltro trascorsi un ultimo dell'anno), di cui viene definito uno dei locali più 'visionari'. Wildflower è anche il drink principale del locale, un mix di tequila e Yellow Red Bull dal costo di 16 dollari. Ovviamente, in aggiunta, al cocktail e al locale, tante belle ragazze, come nelle foto tratte dal sito TorontoNightClub, scattate la sera di domenica 26 maggio.

Sullo stesso argomento leggi anche:
Lost and Found, dress code chic / EFS, nel cuore del Fashion District





Indigene scomparse e uccise, lo Star accusa il governo

Se non fosse che ormai il vecchio refrain del politically correct lo si è capito da anni, saremmo tentati di credere all'articolo pubblicato dal giornale canadese Star, intitolato "Il Canada ha consentito un genocidio - dice un rapporto sulle donne e ragazze indigene scomparse o assassinate".
Un titolo da brividi, raccolto direttamente dall'edizione di Vancouver, a firma di Jeremy Nuttall.
Nell'articolo vengono tirate in ballo in maniera piuttosto generica le istituzioni canadesi e la loro incapacità di ascoltare le 'necessità' degli indigeni (che poi sarebbero quelli che noi chiamiamo 'indiani').
La chiave dell'articolo ruoterebbe, secondo l'autore, attorno al concetto espresso in queste righe: "The resulting report — titled Reclaiming Power and Place — explores the systematic failures of Canada's institutions to protect Indigenous women as well as breaches of Indigenous rights that contribute to harm against them". In pratica, istituzioni cattive e incapaci di proteggere le popolazioni 'native'. Scorrendo l'articolo, ancora non si capisce quale sia il punto, perché e dove sia la relazione fra le sparizioni delle donne, gli omicidi e la violenza cui vengono sottoposte e le presunte 'colpe' del governo canadese. In un contesto, quello dei 'nativi' nordamericani, che vede, questo è certo, un'endemica percentuale di crimine vari compiuti dai pellerossa, e non certo per colpa del governo, ma per una cronica situazione di disagio, disoccupazione e alcolismo che ne minano molto speso il vivere quotidiano (chiedere in particolare ai cittadini del Manitoba).
La chiosa dell'articolo è però illuminante e tende a fare capire l'obiettivo del giornalista, che esprime chiaramente lo 'Star-pensiero', come sempre collegato a quella sinistra libertaria che serpeggia da sempre nell'ipocrita Canada degli elettori di Justin Trudeau: "Genocide is the sum of the social practices, assumptions and actions detailed within this report," reads the executive summary. "As many witnesses expressed, this country is at war, and Indigenous women, girls and 2SLGBTQQIA (two-spirit, lesbian, gay, bisexual, transgender, queer, questioning, intersex and asexual) people are under siege". Ecco il punto: ma quali donne scomparse o assassinate? Il vero motivo di tanta discriminazione è legato ai problemi di gay, lesbiche, trans e transgender, insomma, i cosiddetti 'diversi'. Ma cosa tutto questo c'entri con le sparizioni delle donne non è dato saperlo.