Frena del 4% il tasso di crescita
delle esportazioni agroalimentari made in Italy in Canada dopo
l'entrata in vigore provvisoria del trattato di libero scambio(Ceta) il 21 settembre scorso. E' quanto emerge da un'analisi
della Coldiretti sui dati Istat, dalla quale si evidenzia che
nell'ultimo trimestre le esportazioni in valore sono risultate
in crescita dell'8,5%, ben al di sotto del 12,5% fatto
registrare nello stesso periodo nell'anno precedente l'entrata
in vigore del trattato.
Al contrario, sottolinea la Coldiretti, dopo aver accusato
nel 2016 un calo del 13,2%, le importazioni in Italia dei
prodotti agroalimentari canadesi fanno registrare un balzo in
valore del 23,3%, con l'esclusione del grano duro. Questo
prodotto, infatti, registra un crollo degli arrivi del 39,5% in
valore, anche per la crescente diffidenza del mercato verso il
cereale canadese che viene trattato in pre-raccolta con il
glifosato secondo modalità vietate in Italia.
Secondo la Coldiretti, l'Unione Europea con il Ceta legittima
la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più
prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle
imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali,
dall'Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e
San Daniele. Un accordo che si è dimostrata un "pericoloso
cavallo di Troia", afferma, soprattutto nei negoziati con altri
Paesi, dal Giappone ai Mercorsur, che sono stati autorizzati a
chiedere le stesse concessioni. (fonte: ANSA)