martedì 26 marzo 2019

App sulla salute, troppo poca la privacy

La dottoressa Quinn Grundy
La maggior parte della app che raccolgono dati sulla salute poi li condivide con terze parti, che spesso non hanno nulla a che fare con la medicina, come Facebook o Amazon.
Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Bmj dell'Università di Toronto, secondo cui chi utilizza questi programmi "dovrebbe essere conscio dei rischi per la privacy".
I ricercatori hanno testato 24 app presenti sullo store di Android e usate dal pubblico e dagli operatori professionali in Canada, Usa e Australia, tra cui il motore di ricerca per articoli scientifici Medscape, la app per cercare sintomi Ada e la guida ai farmaci drug.com, simulandone l'uso con dei profili creati ad hoc. La maggior parte, 19 su 24, condivideva i dati al di fuori della app stessa. In totale sono state identificate 55 entità che ricevevano i dati degli utenti, tra cui sia compagnie legate a quelle che avevano sviluppato l'applicazione che terze parti, comprese società che raccolgono dati ai fini analitici o commerciali. "Il problema qui è che non c'è niente di illegale - spiega l'autore principale Quinn Grundy al sito Gizmodo -. Ma se si guarda ai sondaggi le persone pensano che i propri dati sanitati siano particolarmente sensibili e personali, e dovrebbero essere protetti". (fonte: ANSA)