La dottoressa Quinn Grundy |
Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Bmj dell'Università di Toronto, secondo cui chi utilizza questi programmi "dovrebbe essere conscio dei rischi per la privacy".
I ricercatori hanno testato 24 app presenti sullo store di Android e usate dal pubblico e dagli operatori professionali in Canada, Usa e Australia, tra cui il motore di ricerca per articoli scientifici Medscape, la app per cercare sintomi Ada e la guida ai farmaci drug.com, simulandone l'uso con dei profili creati ad hoc. La maggior parte, 19 su 24, condivideva i dati al di fuori della app stessa. In totale sono state identificate 55 entità che ricevevano i dati degli utenti, tra cui sia compagnie legate a quelle che avevano sviluppato l'applicazione che terze parti, comprese società che raccolgono dati ai fini analitici o commerciali. "Il problema qui è che non c'è niente di illegale - spiega l'autore principale Quinn Grundy al sito Gizmodo -. Ma se si guarda ai sondaggi le persone pensano che i propri dati sanitati siano particolarmente sensibili e personali, e dovrebbero essere protetti". (fonte: ANSA)