Prendiamolo come un dato positivo, 'cum grano salis' ovviamente: il film sulla vita di Maometto proiettato al festival di Montreal (FFM, Festival des Films du Monde de Montréal) ha avuto un successo clamoroso, con tanto di due proiezioni supplementari. Prima mondiale e quasi 60 mila dollari incassati nelle sale iraniane in un sola giornata.
Questi i numeri di "Muhammad", kolossal di Majid Majidi (qualcuno parla di 55 milioni di dollari), il primo di una trilogia sulla vita del Profeta cui ha lavorato, un'equipe internazionale in cui figurava anche il tre volte premio Oscar, Vittorio Storaro.
Parte del successo è dovuta alla messa al bando e alle feroci critiche piovute inevitabilmente dai sunniti, in particolare da parte del centro teologico di Al Azhar del Cairo e dal Gran Mufti saudita. Polemiche sollevate soprattutto, si badi bene, non per una critica nei confronti di Maometto, ma perché ne 'raffigurerebbe' la persona. Giusto per fare capire di che genere di film si tratta, per rispettare le tradizione, in realtà di Maometto non viene mai mostrato il volto, sostituito da una forte fonte di luce, e la sua figura viene rappresentata come quella di un messaggero di clemenza e di pace. Demagogia spicciola insomma, per altro foraggiata dallo Stato degli Ayatollah.
Quindi, se pure folle è la condanna sunnita, sarebbe bene che la solita stupidità europea non facesse cadere i potenziali spettatori nel 'giochino' islamico di puro stampo propagandistico. Di questi tempi ci mancherebbe solo lo slogan 'Maometto è bello'.