Un rapporto perverso e malato. Non si potrebbe definire altrimenti quello che ha portato dietro le sbarre Christopher Lepine, 35 anni, professore di Psicologia presso l'Università dell'Alberta, cui sono stati inflitti sette anni di carcere per abusi sessuali compiuti contro una propria studentessa minorenne.
Una relazione nata sulle chat quando la ragazza aveva appena 14 anni, proseguita con una serie di incontri avvenuti presso l'abitazione dell'uomo, peraltro convivente con la propria fidanzata, poi divenuta moglie. La quale, questo almeno ci si vuol far credere, sarebbe stata raggirata con la scusa che la piccola fanciulla avrebbe avuto bisogno di un luogo dove potersi riprendere da alcuni evidenti segnali di depressione e da un pessimo rendimento scolastico dovuto anche alla mancanza di amici.
A partire dall'ottobre del 2010 la ragazza avrebbe avuto anche una stanza all'interno dell'abitazione di Lepine, con tanto di benedizione da parte della famiglia.
Comincia in quel periodo un maggiore accanimento del professore nei confronti della giovane, con la quale sarebbe rimasto in contatto anche durante le sue assenze, nelle quali via chat spiegava nel dettaglio una serie di atti sessuali che avrebbe voluto compiere su di lei. All'età di 16 (con Lepine 31enne) sarebbero alla fine arrivati i primi veri contatti fisici di carattere sessuale. Attorno all'aprile 2012, il professore decide di troncare ogni rapporto scatenando l'ira della ragazza che decide di vuotare il sacco, dapprima con la moglie, ora diventata comprensibilmente 'ex'.
La storia riprende brevemente un anno dopo per poi richiudersi poco prima del raggiungimento dell'età adulta della giovane.
"Mi sento depressa e vulnerabile, soffro spesso di incubi", ha detto la ragazza, ormai ventenne.
"Sono stato un codardo e un egoista, non ci sono scuse per quello che ho fatto", ha affermato Lepine tra le lacrime, durante l'udienza.