La pagina iniziale del profilo Facebook di Alek Minassian |
Sfuma la pista terrorismo,un folle il killer di Toronto
Su Facebook prima della strage i deliri sul 'celibato forzato'
Il conducente-killer di Toronto ha agito deliberatamente: con la sua folle corsa sul marciapiede, alla guida di un furgone bianco preso a noleggio, voleva uccidere più persone possibile. Ma se la dinamica è simile a quella degli attentati di Nizza o di Berlino, la pista del terrorismo sfuma sempre di più con il passare delle ore. E' l'identikit di Alek Minassian, 25 anni, cittadino canadese di origine armena, a far propendere gli investigatori per il gesto di un folle, di una persona sola e con evidenti disturbi psicologici. Studente di informatica al Seneca College di Toronto ed esperto di software, Alek, residente nel sobborgo di Richmond Hill, viene descritto da chi lo conosce come un ragazzo intelligente, ma schivo, "socialmente disadattato e che stava sempre per conto suo". Nessuna affiliazione a nessun gruppo politico o religioso, dunque, e nessuna inclinazione alla radicalizzazione o propensione alla violenza mostrata negli anni. Con la polizia che nega di averlo avuto già in passato nel mirino, come hanno scritto alcuni media locali. Ma è dal profilo Facebook di Minassian che forse trapela la verità sull'assurdo movente della strage che è costata la vita a 10 persone e che l'ha cambiata ad almeno altre 15 rimaste ferite, di cui quattro in gravi condizioni. Quello postato sul social media poco prima di agire è un vero e proprio delirio che basterebbe a spiegare la condizione di disagio mentale vissuta dal killer. "Ave al supremo gentiluomo Elliot Rodger!", ha scritto Alek, riferendosi al ventiduenne che nel 2014 a Isla Vista, a pochi passi dal campus dell'università californiana di Santa Barbara, con la sua auto falciò uccidendole 6 persone, prima di togliersi la vita. "La rivolta degli 'incel' e' cominciata", afferma ancora Alek, lì dove il termine 'incel' sta per 'involuntarily celibate': un'espressione usata da alcuni gruppi di sedicenti attivisti per i diritti dell'uomo che sul web predicano contro l'uguaglianza tra i due sessi e quella che definiscono "la propaganda del femminismo". Anche il killer di Isla Vista prima di compiere la sua carneficina postò un video in cui parlava degli 'incel' e di 'celibato forzato', esprimendo tutta la sua rabbia per le donne che lo avevano rifiutato. Intanto i responsabili di Facebook hanno immediatamente cancellato l'account di Minassian rilasciando anche una dichiarazione: "Questa è una terribile tragedia. Sulla nostra piattaforma non ci può essere spazio per gente che commette questi atti orrendi". Comparso davanti alla corte, ora Minassian rischia il carcere a vita, con 10 capi di accusa per il reato di omicidio volontario e 14 per quello di tentato omicidio. E spunta anche il nome della prima vittima identificata dalla polizia: si chiamava Annie Marie D'Amico, una giovane con origini nel nostro Paese ma non cittadina italiana. Lavorava per un'azienda americana che si occupa di gestione degli investimenti e che - come tante delle altre vittime - quando è stata travolta sul marciapiede era in pausa pranzo, in una zona commerciale e piena di uffici. "Abbiamo a che fare con un modus operandi che lo Stato Islamico ha in qualche modo imposto, indipendentemente se si fa parte o non si fa parte dell'Isis. Anche uno spostato può oggi usare metodi terroristi", ha commentato il ministro degli Interni Marco Minniti che si trova proprio a Toronto per una riunione del G7. "Fino a due anni fa - ha osservato - nessuno poteva pensare di prendere un van ed andare contro i pedoni che stavano camminando e poi ad un certo punto è arrivato Al-Adnani ed ha spiegato che poteva essere fatto". (fonte: ANSA)