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Il poster 'incriminato' |
C'è
un'idea di 'italiano' nel mondo, Canada compreso, nei confronti della quale è difficile lottare. E che a volte, peraltro, ci torna pure comoda. Io stesso, nei lontani tempi in cui vivevo
Toronto, ero un 'italiano' perfetto: mangiavo gli spaghetti una volta ogni due giorni, chiamavo la mamma due volte al giorno, parlavo a voce alta, gesticolavo e baciavo sulle guance i miei amici, pure quelli maschi. Insomma, nulla di più lontano dal freddo canadese di stampo britannico, per il quale (e non solo per lui), l'italiano medio è moro e abbronzato, di carnagione olivastra, ama le spiagge di sassi presso cui si ferma, magari con un filo d'erba in bocca, a osservare il tramonto scendere lontano sul mare oppure a parlare amabilmente con il vecchio pescatore di turno, prima di tornare nella casa dei nonni, hablanti un qualsiasi dialetto meridionale (l'importante è che le donne vestano un fazzoletto nero in testa), meglio se a dorso d'asino.
L'immagine dell'Italia nel mondo è questa e, in qualche caso, lo è veramente ancora adesso. Ma gli stranieri negli stereotipi ci sguazzano, e chissenefrega se per me, che vengo da Milano, sono più vicine culturalmente Monaco di Baviera, Budapest o Zurigo rispetto a Calatafimi o Agrigento.
Nasce da qui la polemica, scoppiata sulle pagine del
Corriere Canadese, legata al poster con cui è stata presentata la commedia
"Napoli milionaria", di
Eduardo De Filippo, presentata al
Festival di Stratford in questi giorni.
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La figura degli italiani nel mondo è ancora quella de "La ciociara" |
Paola Chiarini, autrice dell'articolo, lo descrive così: "Una coppia, sullo sfondo nudo di una foto, lei con del denaro tra le mani, lui con filoncini di pane e salami infilati nei pantaloni e salsicce intorno al collo... Non c’è nessun momento, in nessuna scena l’evidenza di un personaggio simile a quello del promo/poster. Anzi, il protagonista, quando viene invitato a mettersi a tavola per un banchetto organizzato per festeggiare la liberazione, non da nessuna importanza al cibo che viene messo a tavola e quasi come un disco rotto, non fa altro che raccontare le amare vicissitudini della trincea. Il manifesto dovrebbe indicare già un accenno al contenuto del lavoro che gli spettatori si appresteranno ad assistere. Spettatori per lo più di lingua inglese, per i quali l’opera è stata tradotta. Non è quello il personaggio che si presenterà a loro in palcoscenico. Osservando quell'uomo così conciato si sottolinea uno stereotipo di italiano per niente simile a quello interpretato dai personaggi del dramma, un italiano che non esiste nella storia, un italiano ridicolizzato e sminuito, il cui unico pensiero è quello del pane e salame. Con tale immagine non solo si fa torto ad un popolo che per guadagnarsi da vivere ha sfidato oceani e discriminazioni, ma anche all'autore della commedia che è uno dei maggiori artisti del Novecento... L’immagine del promo/poster non descrive in nessun modo il concetto essenziale dell’opera, tanto meno la figura dell’italiano che un pubblico non italiano dovrebbe imparare a conoscere anche attraverso una piece teatrale e un Festival che sceglie di portarla in scena in lingua inglese".
Una reazione dura, forse perfino esagerata, almeno per noi che siamo rimasti da 'questa parte' dell'oceano. Va detto che la Napoli di Eduardo (ma anche l'Italia di Eduardo) viveva certamente di pane e salame, e i soldi vi erano una rarità, per tutti. L'immagine un po' grottesca del poster non contiene, a mio avviso, tutti questi caratteri offensivi, anche e soprattutto visto che sul ritorno di fiamma dell'enogastronomia l'Italia ci campa e ci conta parecchio. Inoltre, il manifesto originale del film non mostra né pane né salame, ma una serie di personaggi che probabilmente da una cucina simile arrivavano. Insomma, è vero che spesso si rimane vittima degli stereotipi, ma forse, a volte, sono le vittime stesse che poco fanno per cambiarli.
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Il manifesto originale del film: italianità stereotipata che trasuda da tutti i pori |