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lunedì 26 marzo 2018

Pomodoro di Pachino, il Canada dice stop

Il pomodoro di Pachino
Il pomodoro di Pachino diventa fuorilegge in Canada. La notizia, recentissima, riporta il blocco delle autorità di Ottawa nei confronti dello storico prodotto siciliano a causa della presunta presenza della tuta absoluta, uno fra gli insetti più pericolosi in natura, meglio conosciuto come minatrice fogliaria o tignola, non presente, secondo la mappatura degli agronomi internazionali, in Nord America.
Eppure, come hanno anche spiegato alcuni politici italiani che si sono fatti portavoce del dissenso alla decisione canadese, l'insetto in questione sarebbe stato sottoposto a controlli appropriati attraverso il protocollo 'system approachment' condiviso fra Canada e Italia, che garantirebbero l’assenza della tabula absoluta della raccolta fino all'imbarco in aereo. Ottawa però parrebbe non accettare più il protocollo 'system approachment' in quanto il pomodoro siciliano si presenta con il gambo, senza il quale peraltro è impossibile commercializzarlo.
Parrebbe insomma l'ennesimo colpo inferto alle produzioni italiane dalla firma del CETA, trattato che invece favorirebbe le importazioni in Italia dei prodotti canadesi. In ballo ci sono commesse per milioni di euro e la tenuta di un settore già debole ed esposto alla concorrenza scorretta di Paesi terzi.

domenica 22 ottobre 2017

Ceta, le critiche legate al Grana e al Parmigiano

Per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano il Ceta "offre indubbi vantaggi ma i timori di una gestione canadese che limitasse molto i vantaggi previsti dall'aumento delle quote erano purtroppo fondati. Inoltre, il dazio del 246,5% sui formaggi UE in Canada rende economicamente inaccessibile importare caseari al di fuori delle quote". Lo afferma Stefano Berni, direttore generale del Consorzio GranaPadano, commentando i primi effetti dell'accordo Ceta, la recente intesa che regolamenta l'esportazione di beni e di servizi tra i Paesi dell'Unione Europea e il Canada.
"Le modalità con cui il Canada ha assegnato le quote aggiuntive previste dal CETA - prosegue Berni - cioé 16.000 tons suddivise annualmente per sei anni (2017/2022) quindi, al momento, 750 tons delle 2.600 annue per il 2017 e di conseguenza 5.300 tons per il 2018, non sta favorendo come avrebbe potuto e dovuto l'incremento delle esportazioni". Inoltre, "la distribuzione a pioggia ad operatori improvvisati, anziché agli storici importatori strutturati - prosegue il direttore generale del Consorzio Grana Padano - si sta rivelando un ostacolo organizzativo rilevante e potrebbe essere foriero di storture tali da essere incompatibili con le finalità e gli obiettivi del CETA. Purtroppo il Governo canadese ha ritenuto di accogliere le pressanti lamentele dei produttori di latte e dei trasformatori locali, beneficiandoli dell'attribuzione del 50% delle nuove quote e l'altro 50% è direttamente andato a distributori e dettaglianti. Quasi nulla, invece, è stato destinato agli storici importatori. Ciò potrebbe anche tradursi parzialmente in convenienti importazioni di formaggi europei di minor pregio e valore per non interferire con i formaggi canadesi che, a causa dell'alto prezzo del latte pagato alla stalla in Canada, si collocano in una fascia medio alta. Perciò o la UE trova il modo di correggere queste storture da noi previste e annunciate, o il Ceta assolverà la stessa funzione di una bellissima torta posta su un tavolo di diabetici',' conclude Berni. (fonte: ANSA)

venerdì 9 giugno 2017

Guerra del grano, a Bari servono 1600 camion per il grano canadese

foto tratta dal sito di TeleBari
Si dovranno incolonnare ben 1600 autoarticolati per svuotare completamente la nave carica di 50mila tonnellate di grano che da Vancouver ha impiegato oltre 40 giorni per raggiungere il porto di Bari. Per questo è scoppiata la #guerradelgrano organizzata da Coldiretti Puglia contro le importazioni continue e incontrollate di grano estero, proprio alla vigilia dall’avvio della raccolta di grano pugliese.
Le staffette, partite dall’uscita del porto Varco della Vittoria, hanno seguito i primi camion carichi di grano estero che hanno raggiunto due stabilimenti a Melfi e a Corato. “E’ necessario accelerare l’iter di entrata in vigore della legge sull’etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – spiega il presidente di Coldiretti puglia, Gianni Cantele – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il “grano giramondo” ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro. A tanto ammontano le perdite subite dagli agricoltori del ‘granaio d’Italia’ per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori”.
Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre - denuncia la Coldiretti - dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. “In altre parole un pacco di pasta su cinque – denuncia Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia - prodotto in Italia è fatto con grano coltivato in Canada, dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Le importazioni di grano dal Canada rischiano di essere favorite dall'approvazione dell’accordo CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) tra Unione Europea e Canada, primo esportatore di grano duro in Italia. Un accordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale e contro il quale la Coldiretti è pronta a scatenare una mobilitazione senza precedenti per scongiurare l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato. In Canada sono usate 99 sostanze attive vietate nell’UE e gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni ’70 vietate nell’UE da circa 20 anni. L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta, che assume un’importanza rilevante data l’elevata superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari per oltre 4,8 milioni di tonnellate di produzione che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano il 42% della produzione nazionale. (comunicato stampa)