Il luogo del massacro |
Almeno venti le vittime dello scontro a fuoco, che vide da una parte un gruppo di una decina di cacciatori di bisonti e venditori di whisky statunitensi e canadesi, dall'altra un piccolo gruppo di indiani Assiniboine. Sul campo, dopo lo scontro a fuoco, rimasero almeno venti 'nativi' e un 'bianco'.
La disputa era nata dal furto di alcuni cavalli subito dal gruppo di cacciatori e mercanti, guidati da Thomas W. Hardwick e John Evans, i quali immediatamente dettero la colpa dell'azione agli abitanti del vicino campo indiano.
Pur avendo avuto prove quasi certe dell'innocenza della tribù Assiniboine, il gruppo si diresse verso il campo, confortato dal fatto che, in effetti, era possibile che un singolo 'nativo' fosse responsabile del furto. Il capotribù, Little Soldier, respinse ogni accusa, e anzi offrì ai cacciatori due dei suoi cavalli migliori nell'attesa di del recupero dei capi spariti.
Non vi è certezza, né testimonianze affidabili, sul perché la situazione in breve degenerò. I fatti vollero che, mentre la discussione proseguiva e si faceva sempre più animata, il gruppo dei 'visi pallidi' si allontanò di poco dal campo per disporsi su una fila pronto a fare fuoco. Lo scontro che ne seguì ebbe conseguenze terrificanti per gli Assiniboine, peggio armati e alla mercé delle armi dei 'bianchi'
La vicenda legale che ne seguì ebbe scarso effetto, e nessuno dei cacciatori e dei commercianti di whisky soffrì alcuna pena detentiva. Nella memoria collettiva canadese questo fatto alimentò invece il sentimento anti-americano, sebbene del gruppo di 'bianchi' facessero parte anche diversi cittadini del Canada. A 'nord del confine' la sensazione fu che gli americani venissero a spadroneggiare e uccidere come meglio credevano, senza rispetto di regole o territori. Il Cypress Hills Massacre è solo uno tanti 'sgarbi' tra le due nazioni nordamericane, e sicuramente uno dei più gravi fatti legati al rapporto con i 'nativi' della storia del Canada.