Di seguito il pezzo realizzato dall'Agenzia ANSA e dedicato ai 150 anni del Canada.
Il Canada festeggia
l'anniversario della sua fondazione, 'Canada Day'. Ma non è
solo una ricorrenza tra fuochi d'artificio e Poutine (delizia
gastronomica nazionale) per il secondo Paese al mondo per
estensione che compie 150 anni e rivendica la sua storia unica:
oggi il Canada è anche una 'esperienza' che si distingue nel
panorama globale, che - con la guida del giovane primo ministro
Justin Trudeau - ambisce a essere baluardo progressista e
campione di accoglienza (oltre 30mila rifugiati siriani accolti,
sua una popolazione di poco più di 30 milioni di abitanti),
confermando questa sua vocazione proprio mentre l'attuale ondata
migratoria viene percepita da più parti come una minaccia.
Gli 'arrivi' per il Canada sono invece da sempre una
opportunità. Un Paese il cui popolo si è forgiato su un
territorio scarsamente popolato raccogliendo la sfida di una
natura selvaggia e di un clima inclemente, facendone la sua
priorità anche rispetto alla definizione di una identità
nazionale 'rigida'.
Il Canada nasceva nel 1867 con la formazione di una
confederazione di colonie britanniche e territori francofoni.
L'indipendenza dal Regno Unito non arrivò però prima del 1982,
mentre ad oggi il capo di Stato resta la regina britannica. E
finché Elisabetta II resta sul trono il legame con la
'madrepatria' non è certo in dubbio. A differenza di altre 'ex
colonie', infatti, sul Canada il vento repubblicano non ha mai
davvero soffiato, in virtù forse di una autonomia sempre
crescente riconosciuta da Londra all'ex colonia. Ma se
l''identità rigida' non è oggi ciò che la bandiera con la
foglia d'acero rappresenta, divisioni interne non sono mancate.
Le spinte indipendentiste del Quebec francofono hanno dominato
per anni la politica nazionale: due i referendum
sull'indipendenza, nel 1980 e nel 1995. La maggioranza ha scelto
di restare, sebbene per uno scarto minimo nell'ultima
consultazione. Nota dolente poi, e ombra sulla storia canadese,
è il rapporto con le popolazioni indigene. Rimangono cicatrici
ad oggi indelebili le politiche di assimilazione perpetrate per
decenni sulle comunità native, con conseguenze devastanti.
L'esempio più citato i 150mila bambini nativi che tra il 1840 e
il 1996 furono rimossi dalle loro comunità per frequentare
scuole e collegi nel tentativo di facilitarne l'assimilazione.
Con il risultato di creare isolamento, alienazione, per intere
generazioni, poi dilaniate dalla piaga dell'alcolismo e delle
dipendenze.
Il Canada oggi continua a scusarsi per gli errori del
passato, promette di imparare da questi - Trudeau lo ha ripetuto
anche nel suo messaggio in occasione del 150° anniversario - ma
l'onta resta, così come i disagi evidente in fette della
società, dalle montagne della British Columbia alle praterie
dell'Alberta e del Saskatchewan.
Il mondo però adesso ha scoperto il Canada e la sua unicità:
un tempo considerato Paese 'anonimo' - 'gentile' e gradevole sì
ma percepito di gran lunga come meno attraente rispetto agli
intensi ed esaltanti Stati Uniti a sud della frontiera - adesso
è oggetto di ammirazione, diventa 'cool' e svetta in cima alle
più disparate classifiche. Da Toronto a est a Vancouver a ovest,
le sue città vengono da tempo giudicate tra le più vivibili,
mentre le guide turistiche hanno aggiunto capitoli su capitoli
ai classici itinerari per gli amanti della natura. Nel 2015 il
Canada è risultato il 'Paese più ammirato' per efficacia del
suo governo, assenza di corruzione, sistema di welfare
(Reputation Index). Merito dell'energico (e fotogenico selfie
friendly) giovane primo ministro Justin Trudeau? Lo credono in
molti, non manca però chi osserva: "sono i canadesi ad averlo
eletto".