Toronto è uno dei pochi posti al mondo dove la 'diversità' diventa la normalità.
Partecipare al 'Pride' non è un segno di rivalsa né di lotta, non è il raggiungimento di una conquista sociale né di una protesta formale.
E', molto semplicemente, un evento come tanti, come potrebbe essere la sfilata di Sant'Antonio, la festa di San Patrizio o il corteo delle ballerine caribenhe.
Ci si va, magari portando con sé la famiglia, confidando nell'educazione dei più, che raramente trascende: ognuno diverso a modo suo, anche nei sorrisi della polizia, che si limita a osservare la sfilata senza intromettersi, appoggiandosi sonnacchiando all'auto di pattuglia, ferma all'angolo della strada, ma giusto per delimitare i confini, peraltro vastissimi, dell'evento. Perché, come si dice a Toronto, "the spirit of love is contagious", con buona pace del sindaco Rob Ford, che anche quest'anno si guarderà bene dal parteciparvi.
L'argentina Marcela Romero è stata nominata 'Grand Marshal' per quest'anno, e martedì terrà una conferenza intitolata "Beyond Borders" e dedicata in gran parte ai diritti civili del mondo LGBT in Sud America e nei Caraibi. Ma fra gli altri eventi previsti quest'anno, oltre alle 'solite' feste che popoleranno i locali più 'in' di Toronto, si annoverano: il 28 giugno la Trans March, così come i concerti di Light Fires e Carole Pope, il 29 giugno la Dyke March, il 30 giugno Blockorama (dedicato in gran parte agli ospiti di colore) e, infine, la 33.a edizione della Pride Parade, che domenica 30 giugno prenderà il via alle 2 del pomeriggio e alla quale parteciperanno non meno di 160 organizzazioni. (foto Bordignon)