venerdì 14 agosto 2015

Frances Oldham Kelsey, addio all'eroina del talidomide

Frances Oldham Kelsey
Frances Oldham Kelsey, la scienziata-eroina che fra i primi intuì gli effetti dannosi del talidomide, farmaco assunto a cavallo fra gli anni '50 e '60 dalle donne incinte, si è spenta venerdì all'età di 101 anni. Appena 24 ore prima era stata insignita dell'Ordine del Canada in una cerimonia privata a casa di sua figlia a London, nell'Ontario.
La Kelsey lascia dietro di se un'eredità importante. A lei si devono le norme per la sicurezza dei medicinali: nei suoi 45 anni di carriera ha infatti aiutato a riscrivere le regole per i test medici, rafforzando le tutele per gli americani e combattendo i conflitti di interessi nella medicina.
Ciò che però le diede fama internazionale fu la storica decisione presa quando lavorava al Food and Drug Administration, negando con determinazione l'autorizzazione alla messa in commercio negli Stati Uniti del talidomide, sedativo sviluppato dal medico e chimico tedesco Heinrich Mueckter (condannato nel 1946 per aver effettuato esperimenti nei campi di concentramento polacchi durante il nazismo) e messo in commercio nel 1957 dalla ditta tedesca Chemie Grünenthal. Il tutto nonostante la grande popolarità del farmaco in molti paesi e le pressioni ricevute dall'azienda produttrice. Per la Kelsey infatti la richiesta conteneva dati incompleti e insufficienti sulla sicurezza del farmaco: mancavano in particolare i dati che indicavano se potesse attraversare la placenta, che fornisce nutrimento al feto.
Fino al 1962, quando venne bandito dal commercio, provocò nel mondo circa diecimila nascite di bambini deformi, o addirittura privi di gambe e braccia. Non negli Stati Uniti però. Dove grazie alla ferma decisione di Kelsey si evitò la diffusione del farmaco.
Nel luglio del 1962 i meriti della Kelsey vennero pubblicamente riconosciuti e la scienziata fu premiata dal presidente americano John F. Kennedy. Solo nel 2012 la casa farmaceutica tedesca Grünenthal, ha chiesto ufficialmente scusa alle vittime del farmaco.