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giovedì 9 gennaio 2020

Aereo caduto, Trudeau sente Johnson

Un'immagine dell'aereo caduto (foto Corriere.it)
Il primo ministro canadese, JustinTrudeau, ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro britannico Boris Johnson, relativamente all'aereo caduto in Iran e che ha provocato 176 vittime.
Trudeau e Johnson - riferisce una nota del governo di Ottawa - hanno espresso "profonda tristezza e sincere condoglianze per la perdita di vite umane nel tragico incidente aereo in Iran", incluse le perdite di cittadini canadesi e britannici.
I due leader hanno discusso della situazione in Iraq e hanno sottolineato che una fase di distensione "è fondamentale", oltre a rimarcare il "prezioso ruolo della coalizione nella lotta contro lo Stato islamico e l'importanza della missione NATO nel costruire la capacità di sicurezza in Iraq".
I primi ministri hanno poi parlato "dell'importanza della non proliferazione nucleare e della stabilità nella Regione" per poi concordare sulla necessità di "lavorare insieme e con altri partner internazionali per ridurre le tensioni in Medio Oriente". (fonte Agenzia Nova)

sabato 30 marzo 2019

Un immigrato diventa la 'voce' dell’ISIS

Mohammed Khalifa
Si chiama Mohammed Khalifa e il suo passaporto è canadese. Insomma, è uno di quei tanti immigrati arrivati dall’Arabia Saudita in Nord America da bambino. Quasi una sorta di 'ius soli' visto che, a dispetto della nascita e dell'origine (etnica, per non utilizzare il termine 'razziale'), secondo gli illuminati 'buonisti' si tratterebbe di un vero e proprio canadese, alla stregua di Wayne Gretzky. Sarebbe però questo 'canadese' la 'voce' inglese dell'ISIS, in particolare nel video "Flames of War" del 2014. Catturato in Siria in gennaio, Khalifa ha 35 anni, ha vissuto a Toronto studiando tecnologia e lavorando per una società di IT, prima di aderire all'ISIS in terra siriana.

giovedì 28 marzo 2019

Autobus San Donato, le mancanze dei media canadesi

Ezra Levant collegato via Skype con Alessandra Bocchi
Il dramma sfiorato a San Donato Milanese è arrivato, ovviamente, anche sulle pagine dei media canadesi, sebbene in maniera diversa. Si prenda il caso del "Toronto Star", il principale giornale della nazione, con forti venature di centrosinistra o, per meglio seguire l'evoluzione del pensiero politico odierno, globalizzanti.Quello, per essere chiari, dove scrive le proprie banalità la 'presunta pasionaria' di origini italiane Rosie DiManno, uno dei prodotti del pensiero dominante fautori dell'eguaglianza mondialista. Lo Star ha speso al riguardo un paio di articoletti sulla vicenda, giusto perchè non ci è scappato il morto, badando bene di non inserire né la parola 'terrorismo', né tanto meno quella di 'islamico'. Lungo tutto l'articolo che descrive l'attentato, addirittura l'autore viene definito semplicemente come 'bus driver', e soltanto oltre la metà del testo si scopre che è un 'cittadino italiano di origine senegalese'.
Era lecito aspettarsi qualcosa di più approfondito da "The Rebel", il noto sito internet fondato e diretto da Ezra Levant, che ha fatto della lotta all'immigrazione selvaggia e al terrorismo islamico una delle proprie bandiere. Per spiegare il fatto Levant è ricorso a un collegamento Skype con Alessandra Bocchi, collaboratrice de "Gli occhi della guerra", iniziativa de "Il Giornale". In totale poco più di cinque minuti in cui Levant comincia con il sottolineare la clamorosa (e ovvia) copertura del massacro avvenuto in Nuova Zelanda, con la praticamente nulla diffusione della notizia del tentato massacro di bambini milanese. Dapprima Levant pubblica il 'tweet' di Donald Trump Junior. Il figlio del presidente si sorprende della scarsa informazione data al fatto di San Donato: "It doesn't fit the media narrative that everyone trying to come here is Mother Teresa & everyone who wants security & vetting is racist". Forte e chiaro. Arrivano poi i due minuti di collegamento con Alessandra, un tempo troppo ristretto e sufficiente per raccontare solo il fatto nudo e crudo, come lo si potrebbe apprendere da una notizia qualsiasi di agenzia. Un peccato non avere lasciato alla collega Bocchi lo spazio per affrontare più in generale il problema dell''invasione' arabo-africana dell'Italia, l'incredibile 'buonismo' dei meida nei confronti dei clandestini, eccetera. Anche sui otni assunti dai media italiani sulla vicenda si potrebbero spendere parole che, nel collegamento con "The Rebel", non c'è stato il tempo di sottolineare. Perché, più che una mancata informazione data alla vicenda, che poi era il succo dell'intervento della Bocchi, in Italia si sta assistendo allo stravolgimento della notizia, con il tentato massacro già declassato a 'gesto eclatante' messo in scena dall'attentatore africano (definito da Myrta Merlino a "L'aria che tira", trasmissione del mattino de La7, uno 'squilibrato' e un 'pazzo'), con tanto di affermazioni stupefacenti (anche in senso lato) da parte di Gad lerner, riuscito ad arrivare nell'addossare la colpa del tutto al 'clima di odio' instaurato dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Ecco, nel collegamento di Alessandra Bocchi con Ezra Levant si sarebbe dovuto sottolineare quest. Ma non ce n'è stato il tempo.

giovedì 3 gennaio 2019

Cresce la paura per la nascita dell'Islamic Party of Ontario

Il proliferare dell'islamismo in Canada è uno dei veri problemi di questo 2019 che va a cominciare, in cui un Islamic Party of Ontario, guidato da Jawed Anwar, potrebbe presentarsi alle prossime elezioni, sostenendo, fra le altre cose, che l'Islam sia la "religione naturale dell'Ontario". I fatti che si accompagnano a questa notizia sono molteplici e tutti molto pericolosi, a partire dalle critiche fino alle minacce di morte recapitate a Tarek Fatah, giornalista di origine pakistana del Toronto Sun, da sempre contrario alla sharja, definito da Anwar un "seminatore d'odio" e accusato di apostasia. Per non parlare della demonizzazione che, a causa del sistema 'politically correct' propugnato da Justin Trudeau, viene riservata a tutti coloro che abbiano una posizione critica nei confronti dell'islamismo.
Si vada poi a leggere l'articolo de Il Primato Nazionale, in cui viene ripresa la notizia legata alle parole del predicatore islamico Younus Kathrada, il quale ha espresso il proprio rammarico e la propria profonda disapprovazione nei confronti di quei musulmani che augurano buon Natale ai cristiani. Kathrada ha aggiunto che i credenti islamici non solo non dovrebbero felicitarsi con i cristiani in ragione del loro “falso credo”, ma dovrebbero sentirsi offesi da quelli che adorano il Cristo e lo chiamano Figlio di Dio. Di più, Kathrada ha aggiunto che scambiarsi auguri per Natale con i non-musulmani è da considerarsi un crimine peggiore dell’adulterio e addirittura dell’omicidio. Le polemiche, per fortuna, non si sono fatte attendere. Fra le molte reazioni, quella dell’imam australiano di origini iraniane Mohammad Tawhidi, che ha invitato i fedeli musulmani ad andare sulla pagina Facebook di Kathrada per augurargli buon Natale.

venerdì 14 dicembre 2018

Hezbollah, anche per il Canada sono terroristi

La bandiera di Hezbollah
Matteo Salvini accusato di avere proferito il 'gravissimo' accostamento tra hezbollah e terrorismo. Hezbollah, le cui forze militari sono state addestrate e organizzate da un contingente del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, che più volte ha invocato la distruzione d'Israele e nella cui bandiera campeggia una mano che stringe un fucile d'assalto stilizzato. Robetta, insomma.
Comunque, il buon Salvini si trova in ottima compagnia nel definire questo presunto partito politico come 'terrorista'. Lo è perfino per il super garantista Canada. E pure per Stati Uniti, Francia e Olanda. Oltre agli stati del Gulf Cooperation Council, cioé Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman e Kuwait, e in questo caso la cosa diventa comica, visto che, in questo caso, si tratta di alcuni fra i grandi Stati che proprio il terrorismo internazionale sostengono a furia di milioni di dollari investiti per la diffusione dell'Islam.

martedì 24 aprile 2018

Attentato Toronto, prende corpo la pista della follia

La pagina iniziale del profilo Facebook di Alek Minassian
Di seguito viene riprodotto l'articolo pubblicato dall'agenzia ANSA e firmato da Ugo Caltagirone, riassuntivo della strage di Toronto, compiuta da Alek Minassian.

Sfuma la pista terrorismo,un folle il killer di Toronto
Su Facebook prima della strage i deliri sul 'celibato forzato'

di Ugo Caltagirone

Il conducente-killer di Toronto ha agito deliberatamente: con la sua folle corsa sul marciapiede, alla guida di un furgone bianco preso a noleggio, voleva uccidere più persone possibile. Ma se la dinamica è simile a quella degli attentati di Nizza o di Berlino, la pista del terrorismo sfuma sempre di più con il passare delle ore. E' l'identikit di Alek Minassian, 25 anni, cittadino canadese di origine armena, a far propendere gli investigatori per il gesto di un folle, di una persona sola e con evidenti disturbi psicologici. Studente di informatica al Seneca College di Toronto ed esperto di software, Alek, residente nel sobborgo di Richmond Hill, viene descritto da chi lo conosce come un ragazzo intelligente, ma schivo, "socialmente disadattato e che stava sempre per conto suo". Nessuna affiliazione a nessun gruppo politico o religioso, dunque, e nessuna inclinazione alla radicalizzazione o propensione alla violenza mostrata negli anni. Con la polizia che nega di averlo avuto già in passato nel mirino, come hanno scritto alcuni media locali. Ma è dal profilo Facebook di Minassian che forse trapela la verità sull'assurdo movente della strage che è costata la vita a 10 persone e che l'ha cambiata ad almeno altre 15 rimaste ferite, di cui quattro in gravi condizioni. Quello postato sul social media poco prima di agire è un vero e proprio delirio che basterebbe a spiegare la condizione di disagio mentale vissuta dal killer. "Ave al supremo gentiluomo Elliot Rodger!", ha scritto Alek, riferendosi al ventiduenne che nel 2014 a Isla Vista, a pochi passi dal campus dell'università californiana di Santa Barbara, con la sua auto falciò uccidendole 6 persone, prima di togliersi la vita. "La rivolta degli 'incel' e' cominciata", afferma ancora Alek, lì dove il termine 'incel' sta per 'involuntarily celibate': un'espressione usata da alcuni gruppi di sedicenti attivisti per i diritti dell'uomo che sul web predicano contro l'uguaglianza tra i due sessi e quella che definiscono "la propaganda del femminismo". Anche il killer di Isla Vista prima di compiere la sua carneficina postò un video in cui parlava degli 'incel' e di 'celibato forzato', esprimendo tutta la sua rabbia per le donne che lo avevano rifiutato. Intanto i responsabili di Facebook hanno immediatamente cancellato l'account di Minassian rilasciando anche una dichiarazione: "Questa è una terribile tragedia. Sulla nostra piattaforma non ci può essere spazio per gente che commette questi atti orrendi". Comparso davanti alla corte, ora Minassian rischia il carcere a vita, con 10 capi di accusa per il reato di omicidio volontario e 14 per quello di tentato omicidio. E spunta anche il nome della prima vittima identificata dalla polizia: si chiamava Annie Marie D'Amico, una giovane con origini nel nostro Paese ma non cittadina italiana. Lavorava per un'azienda americana che si occupa di gestione degli investimenti e che - come tante delle altre vittime - quando è stata travolta sul marciapiede era in pausa pranzo, in una zona commerciale e piena di uffici. "Abbiamo a che fare con un modus operandi che lo Stato Islamico ha in qualche modo imposto, indipendentemente se si fa parte o non si fa parte dell'Isis. Anche uno spostato può oggi usare metodi terroristi", ha commentato il ministro degli Interni Marco Minniti che si trova proprio a Toronto per una riunione del G7. "Fino a due anni fa - ha osservato - nessuno poteva pensare di prendere un van ed andare contro i pedoni che stavano camminando e poi ad un certo punto è arrivato Al-Adnani ed ha spiegato che poteva essere fatto". (fonte: ANSA)

Attentato Toronto, i titoli dei giornali italiani e i commenti

Così in prima pagina su Il Corriere della Sera
E' passato un giorno dall'attentato di Toronto che ha provocato la morte di almeno dieci persone e per il quale è stato arrestato un giovane studente di origine armena, Alek Minassian. In questo post si è deciso di inserire gli articoli pubblicati da alcuni dei principali giornali italiani. Nell'occasione la scelta è caduta su quelli di cui è possibile, per vari motivi, recuperare il formato pdf, quello più facile da 'fotografare' per riprodurre in maniera chiara sul web. La scelta è così caduta su due fra i principali quotidiani nazionali, Il Corriere della Sera e La Repubblica, uno nazionale ma considerato maggiormente 'locale' (Il Mattino) e due chiaramente regionalisti, Il Gazzettino e La Gazzetta del Mezzogiorno.




Attentato Toronto, gli strani silenzi del governo

Un tweet significativo, dubbi sulle notizie della CBC
Dieci morti, decine di ferite, un furgone lanciato tra la folla. Ci sono tutti gli ingredienti del terrorismo islamico. Ma dal Canada, dove l'attentato si è verificato, prevale la tesi del momento di follia (peraltro, ancora senza motivazione) da parte di Alek Minassian, studente di origine armena, Paese a maggioranza cristiana. Di certo, la presenza islamica in Canada non è una novità e altri attentati di matrice musulmana si sono verificati. Nelle grandi città, però, la convivenza religiosa è un vero e proprio mantra, così come l'ideale della multietnicità. Ed è dalle grandi città che arrivano i voti per i 'liberali' di Justin Trudeau. Che, subito, si è affrettato a negare ogni legame con il terrorismo relativamente alla strage. "Le indagini continuano, ma è abbastanza chiaro che non c'è collegamento con la sicurezza nazionale", ha detto il primo ministro canadese in conferenza stampa a Ottawa.
Trudeau ha avvertito che "ci vorrà tempo" per capire le ragioni alla base del gesto del giovane armeno. Intanto però, prima di fornire i dati dell'attentatore, la televisione canadese, così come la polizia di Toronto, hanno atteso fin troppo a lungo, tanto che la notizia del nome e delle origini del criminale è stata fornita per prima dall'emittente statunitense CBS. Al momento, inoltre, sono sconosciute sia le motivazioni che la religione dell'attentatore armeno. E' vero, in effetti, che sebbene l'Armenia sia a maggioranza cristiana, minoranze armene sono presenti in Iran e Libano, dove la presenza islamica è assai superiore.

Attentato Toronto, lo stragista è di origine armena

Si chiama Alek Minassian lo stragista di Toronto, l'uomo che con un furgone ha travolto e ucciso almeno dieci persone in Yonge Street. L'identità dell'assassino, originario di Richmond Hill ma di etnia armena, è stata confermata dal capo della polizia, Mark Saunders.
Minassian è uno studente del Seneca College ed era già noto alle forze dell'ordine. Si era documentato sul web leggendo informazioni sulla strage del 2014 di Isla Vista, in California. Minassian è stato incriminato con l'accusa di 10 omicidi premeditati e per tentato omicidio dei feriti. Il giovane si è presentato dal giudice indossando una tuta bianca, con la testa rasata e le braccia dietro la schiena.

lunedì 23 aprile 2018

Attentato Toronto, la vicinanza di Trudeau e della Wynne

Justin Trudeau, primo ministro del Canada, ha espresso vicinanza alle vittime dell'attentato di Toronto, in cui un furgone ha travolto un numero imprecisato di passanti, uccidendone almeno cinque, secondo le prime stime: "Ovviamente i nostri cuori sono con tutte le persone coinvolte, sapremo e diremo qualcosa di più nelle prossime ore", le prime parole del premier.
Messaggio di identico tono da parte del premier dell'Ontario, Kathleen Wynne.
Nel frattempo il Sunnybrook Hospital ha annunciato di avere ricevuto almeno otto pazienti incondizioni critiche.

Attentato Toronto, almeno cinque morti accertati

Potrebbe essere di cinque una prima stima delle vittime causate da un furgone scagliato sulla folla a Toronto. La notizia è riportata dai media locali ma un testimone, intervistato dalla televisione locale CP24, ha parlato di almeno 40 persone falciate dal mezzo, il cui conducente è già stato fermato dalla polizia, per quello che appare come un atto terroristico
Nel frattempo l'Unità di Crisi della Farnesina è a lavoro e verifiche sono in corso sui fatti e sull'eventuale coinvolgimento di connazionali. La città di Toronto è infatti una fra le più popolate da cittadini italiani in tutto il mondo. Se ne stimano, fra prima, seconda e terza generazione, circa 800mila.

Terrore a Toronto, furgone investe la folla

Terrorismo islamico? Forse, ma potrebbe essere solo il frutto di una normale follia l'incidente che, a Toronto, ha portato un furgone a investire fra le otto e le dieci persone nella zona di Yonge Street, il cuore cittadino. La polizia ha chiuso le due strade al cui incrocio si è verificato l'incidente.
L'attentatore è già stato tratto in custodia dalle forze dell'ordine, ma le sue generalità non sono ancora state diramate.
Secondo una prima ricostruzione, un furgone bianco ha improvvisamente superato la barriera che separa la strada dall'area pedonale e ha travolto le persone sul marciapiede. Secondo alcuni testimoni l'uomo avrebbe estratto una pistola una volta raggiunto e circondato dalla polizia.
La polizia ha invitato tutti a stare lontani dalla zona dell'incidente, mentre le autorità cittadine hanno fermato la linea della metropolitana che passa nella zona. In questi giorni a Toronto si svolgono i lavori del G7 dei ministri degli Esteri.

domenica 18 febbraio 2018

Filippine polemiche, salta l'ordine degli elicotteri canadesi

Rodrigo Duterte, presidente delle Filippine, ha deciso di cancellare una commessa da 235 milioni di dollari con il Canada per la fornitura di 16 elicotteri militari, dopo che il governo di Ottawa ha ordinato una revisione dell'intesa a causa di una serie di timori sull'applicazione dei diritti umani nel Paese asiatico.
L'annuncio è arrivato all'indomani della notizia che la Corte Penale Internazionale dell'Aja ha avviato indagini preliminari per crimini contro l'umanità nei confronti di Duterte per la sua 'guerra alla droga' che ha già causato circa quattromila morti.
"Voglio dire alle forze armate di tagliare l'accordo. Non andate più avanti, in qualche modo cercheremo un altro fornitore", ha affermato il capo di Stato filippino, riferendosi all'acquisto degli elicotteri 412EPI, annunciato questa settimana. I mezzi erano destinati a una serie di missioni, come soccorso nei disastri, ricerca e salvataggio, trasporto passeggeri e utilità e, secondo fonti di Manila, anche per operazioni "anti-terrorismo", inclusa l'evacuazione di soldati feriti nei combattimenti contro militanti islamici nel sud e guerriglieri comunisti in altre zone del Paese.
"Non compro più da Canada e Stati Uniti perché c'è sempre una condizione annessa", ha sottolineato Duterte, che ha fatto sapere di rispettare la posizione di Ottawa, ribadendo però che sarà inevitabile per le forze filippine usare gli elicotteri "contro ribelli e terroristi". "Se non posso usare le armi e gli elicotteri, allora sarebbe meglio che lasciassi il governo a loro", ha proseguito, sottolineando che "la ragione per la quale compro elicotteri è perché voglio finire" i miliziani. (fonte: AGI)

sabato 14 ottobre 2017

Joshua Boyle, ritorno dall'inferno: "I talebani hanno ucciso mia figlia"

Joshua Boyle
Il canadese Joshua Boyle e la moglie americana Caitlan Coleman sono rientrati in Canada cinque anni dopo il loro rapimento in Afghanistan. Con loro tre bambini nati durante la prigionia, di cui uno in precario stato di salute. Una quarta figlia - ha rivelato Boyle all'arrivo a Toronto - è stata uccisa dalla rete Haqqari che li teneva prigionieri, e che ha anche usato violenza alla moglie durante la prigionia. Con loro, sull'aereo, personale del Dipartimento di Stato americano. "I loro interessi non sono i miei interessi", ha affermato in una nota (fonte ANSA).

lunedì 2 ottobre 2017

Las Vegas strage, il cordoglio di Trudeau

Inevitabili, quanto anche inutili ma dovute, dopo l'attentato terroristico di Edmonton e la strage di Las Vegas, sono giunte le parole di Justin Trudeau, primo ministro del Canada.
Il leader politico, riferendosi a quanto successo nelll'Alberta, dove un islamico si è lanciato contro la folla con un furgone, ferendo cinque persone, dopo avere accoltellato un poliziotto, si è detto "estremamente preoccupato" e "indignato", aggiungendo: "Il Canada non lascerà che l'estremismo violento si radichi".
Relativamente al massacro di Las Vegas, in un comunicato successivo, ha espresso la solidarietà ai 'cugini' americani: "I nostri cuori oggi sono spezzati per i nostri amici e vicini americani. Da parte di tutti i canadesi, esprimo le mie più profonde condoglianze a coloro che hanno perso cari e amici, e le mie preghiere vanno a tutti i feriti per un pronto e pieno ristabilimento".

Edmonton, terrorismo islamico: attentatore di origine somala

Il terrorista islamico autore dell'attentato di Edmonton, che ha causato finora cinque feriti accertati, si chiama Abduhali Hasan Sharif, ed è di origine somala.
L'uomo, che secondo i media italiani era già noto alla polizia canadese per reati comuni, in realtà, secondo l'Edmonton Sun, era stato segnalato nel 2015 per avere diffuso "extremist ideology". Quindi in qualche modo il suo indottrinamento islamico era già noto.
Intanto le condizioni di alcuni feriti appaiono gravi e in due casi appaiono gravi con danni alla testa. Il poliziotto Mike Chernyk e due civili sono invece già stati rilasciati.

domenica 1 ottobre 2017

Edmonton, terrorismo islamico: furgone ferisce cinque persone

A Edmonton, nell'Alberta, un trentenne ha investito con un'automobile una pattuglia della polizia. Poi ha abbandonato l'auto e ha accoltellato una guardia al Commonwealth Stadium che si trovava presso l'impianto per svolgere il servizio di sicurezza. L'uomo, dopo avere accoltellato l'agente si è dato alla fuga. E poco prima della mezzanotte sempre lo stesso attentatore si è lanciato con un furgone bianco su un gruppo di passanti, ferendo cinque persone. Dopo un'altra fuga, il terrorista è stato arrestato.
L'uomo era ben noto alle forze dell'ordine. Dopo l'arresto è stata perquisita la sua auto ed è stata trovata una bandiera dell'Isis. Anche questa volta la dinamica dell'attacco è simile a quella degli altri effettuati da parte dei jihadisti in Europa. Viene sempre utilizzato un mezzo per investire i passanti. Il Canada era già stato colpito da un attentato il 23 ottobre 2014 con l'attacco al Parlamento di Ottawa. (fonte: Il Giornale) 

domenica 20 agosto 2017

Strage di Barcellona: c'è anche una vittima canadese

Ian Moore Wilson
C'è anche una vittima canadese fra quelle provocate durante la strage di Barcellona. Lo ha confermato inizialmente lo stesso Primo Ministro canadese, Justin Trudeau. Anche quattro cittadini canadesi sarebbero rimasti feriti durante l'attentato di matrice islamica. La vittima è Ian Moore Wilson, padre di un poliziotto di Vancouver.
Porgendo le sue condoglianze ai familiari e agli amici delle vittime, Trudeau ha sottolineato in una nota la determinazione a contrastare "la diffusione di odio e intolleranza in tutte le sue forme".

lunedì 5 giugno 2017

Attentato di Londra, la condanna del Canada

Fiori dopo gli attentati di Londra (foto Getty Images)
Il "Canada condanna con forza l'attacco insensato che ha avuto luogo ieri sera (sabato sera, ndr) a Londra, in persone innocenti sono state uccise e ferite. Sono affranto che tra le vittime ci sia in canadese". Lo scrive il primo ministro canadese, Justin Trudeau, in un comunicato.
"I londinesi e le persone in tutto Regno Unito hanno sempre mostrato forza e resilienza davanti alle avversità. Lo abbiamo visto nei recenti attacchi a Manchester e nella zona di Westminster a Londra. Questa volta non sarà diverso", si legge. "Questi atti odiosi non ci scoraggeranno; non faranno che rafforzare la nostra determinazione. I canadesi restano, uniti, al fianco dei britannici. Continueremo a lavorare con il Regno Unito e tutti i nostri alleati per combattere il terrorismo e portare i responsabili davanti alla giustizia". (fonte: ANSA)

Attentato di Londra, c'è anche una vittima canadese

Un momento successivo all'attacco (foto Federica De Caria)
C'è anche una vittima canadese, Christine Archibald, fra i sette assassinati dall'attentato di matrice islamica avvenuto a Londra sabato sera.
La Archibald era originaria di Castlegar, British Columbia, e in Nord America lavorava nel sociale, impegnata in un'associazione a favore dei senzatetto. A Londra si trovava assieme al proprio fidanzato. "Dedicate il vostro tempo e il vostro lavoro a chi si trova senza casa e rifugio", ha scritto la famiglia in un comunicato, "e dite loro che vi manda Chrissy".