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giovedì 28 marzo 2019

Autobus San Donato, le mancanze dei media canadesi

Ezra Levant collegato via Skype con Alessandra Bocchi
Il dramma sfiorato a San Donato Milanese è arrivato, ovviamente, anche sulle pagine dei media canadesi, sebbene in maniera diversa. Si prenda il caso del "Toronto Star", il principale giornale della nazione, con forti venature di centrosinistra o, per meglio seguire l'evoluzione del pensiero politico odierno, globalizzanti.Quello, per essere chiari, dove scrive le proprie banalità la 'presunta pasionaria' di origini italiane Rosie DiManno, uno dei prodotti del pensiero dominante fautori dell'eguaglianza mondialista. Lo Star ha speso al riguardo un paio di articoletti sulla vicenda, giusto perchè non ci è scappato il morto, badando bene di non inserire né la parola 'terrorismo', né tanto meno quella di 'islamico'. Lungo tutto l'articolo che descrive l'attentato, addirittura l'autore viene definito semplicemente come 'bus driver', e soltanto oltre la metà del testo si scopre che è un 'cittadino italiano di origine senegalese'.
Era lecito aspettarsi qualcosa di più approfondito da "The Rebel", il noto sito internet fondato e diretto da Ezra Levant, che ha fatto della lotta all'immigrazione selvaggia e al terrorismo islamico una delle proprie bandiere. Per spiegare il fatto Levant è ricorso a un collegamento Skype con Alessandra Bocchi, collaboratrice de "Gli occhi della guerra", iniziativa de "Il Giornale". In totale poco più di cinque minuti in cui Levant comincia con il sottolineare la clamorosa (e ovvia) copertura del massacro avvenuto in Nuova Zelanda, con la praticamente nulla diffusione della notizia del tentato massacro di bambini milanese. Dapprima Levant pubblica il 'tweet' di Donald Trump Junior. Il figlio del presidente si sorprende della scarsa informazione data al fatto di San Donato: "It doesn't fit the media narrative that everyone trying to come here is Mother Teresa & everyone who wants security & vetting is racist". Forte e chiaro. Arrivano poi i due minuti di collegamento con Alessandra, un tempo troppo ristretto e sufficiente per raccontare solo il fatto nudo e crudo, come lo si potrebbe apprendere da una notizia qualsiasi di agenzia. Un peccato non avere lasciato alla collega Bocchi lo spazio per affrontare più in generale il problema dell''invasione' arabo-africana dell'Italia, l'incredibile 'buonismo' dei meida nei confronti dei clandestini, eccetera. Anche sui otni assunti dai media italiani sulla vicenda si potrebbero spendere parole che, nel collegamento con "The Rebel", non c'è stato il tempo di sottolineare. Perché, più che una mancata informazione data alla vicenda, che poi era il succo dell'intervento della Bocchi, in Italia si sta assistendo allo stravolgimento della notizia, con il tentato massacro già declassato a 'gesto eclatante' messo in scena dall'attentatore africano (definito da Myrta Merlino a "L'aria che tira", trasmissione del mattino de La7, uno 'squilibrato' e un 'pazzo'), con tanto di affermazioni stupefacenti (anche in senso lato) da parte di Gad lerner, riuscito ad arrivare nell'addossare la colpa del tutto al 'clima di odio' instaurato dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Ecco, nel collegamento di Alessandra Bocchi con Ezra Levant si sarebbe dovuto sottolineare quest. Ma non ce n'è stato il tempo.

giovedì 29 novembre 2018

Lauren Southern, no all'islam e all'immigrazione

Lauren Southern in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Di seguito pubblico un interessante articolo de "Il Giornale", pubblicato l'anno scorso dedicato a una delle giornaliste d'assalto dell'alt-right del Canada, la bionda Lauren Southern, torontina, classe 1995, decisa a fare sentire alta la propria voce nel mondo dormiente e politically correct canadese.

Lauren Southern, l'attivista che combatte islam, immigrazione e Ong

La giornalista-attivista Lauren Souther, seguita sui social e idolo della destra americana: anti-gender e contro l'immigrazione, combatte le azioni delle Ong nel Mediterraneo

di Giuseppe De Lorenzo

C'era anche lei nella barca che venerdì scorso ha cercato di fermare la nave Aquarius della Ong "Sos Mediterranée" nel porto di Catania: Lauren Southern, giovane giornalista che vive in Canada e sposa le battaglie della destra americana ed europea.
"Se i politici non fermeranno le imbarcazioni - diceva in diretta su Periscope durante il blitz - ci pensiamo noi a fermare le Ong".
Bionda, affascinante, molto seguita sui social. Su Twitter raccoglie qualcosa come 273mila follower, gran parte dovuti alle sue manifestazioni pro-Trump. Come accadde all'University of California di Berkeley, dove Lauren andò il 27 aprile scorso per protestare contro l'annullamento della conferenza dell'autrice conservatore Ann Coulter.
Insieme al collega Gavin McInnes, la Southern intrattenne il pubblico della destra statunitense al MLK Park leggendo un estratto del discorso che avrebbe dovuto tenere la Coulter nell'Ateneo "progressista". "Possono essere in grado di impedirci di parlare al campus - disse - potrebbero essere in grado di lanciare pugni, di spruzzarci spray al peperoncino, di buttarci contro mattoni, ma non possono fermare un'idea". E poi aggiunse: "Non possono fermare la storia di questa nazione e la nostra determinazione a difendere la libertà di parola".
Nata nel 1995, ha lavorato per "The Rebel Media", un quotidiano online canadese incardinato sui temi conservatori. Tra le altre cose, la Southern si è anche candidata per il Libertarian Party of Canada alle elezioni federali del 2015. Gli studi li ha iniziati alla Fraser Valley, per poi abbandonarli e concentrarsi sulle sue battaglie politiche. Alle elezioni del 2015 rischiò di non arrivare in fondo alla campagna elettorale quando i colleghi di partito protestarono per la sua manifestazione anti-femminista che divenne rapidamente virale sui social. Reintegrata poco prima del voto, perse la corsa elettorale ma guadagnò visibilità mediatica. Non solo. Nel 2016 a Vancouver mentre sosteneva le ragioni anti-gender, sottolineando come in natura esistano solo il maschio e la femmina, un avversario le rovesciò un recipiente pieno di urina in testa. Il forte seguito raccolto in anni di militanza le ha permesso di scalare rapidamente la vetta dei libri più venduti su Amazon a gennaio 2017, quando è uscito il suo libro su islam e immigrazione.
Nei giorni precedenti alla missioni anti-Ong a Catania, Lauren aveva realizzato un lungo reportage insieme a Generazione Identitaria. Che su temi come Nazione, Patria e identità fonda le sue battaglie. Un po' le idee sposate dalla Southern.

martedì 22 maggio 2018

The Rebel Live, la destra canadese si raduna a Toronto

Sarà il grande giorno della destra conservatrice il 2 giugno, presso il Canada Christian College di Toronto. Nell'occasione il sito internet The Rebel terrà infatti un convegno dal titolo "The Rebel Live", cui prenderanno parte alcuni dei nomi più rilevanti e prestigiosi della destra canadese e anglosassone più in genere. Oltre al fondatore del sito, Ezra Levant, saliranno sul palco a parlare anche Katie Hopkins e David Menzies, giornalisti pure legati al media della destra, da molti considerata 'estrema', Lindsay Shepherd, già paladina del diritto d'opinione in ambito universitario, Faith Goldie, addirittura considerata 'troppo di destra' e per questo licenziata dallo stesso sito canadese, Jim Karahalios, leader del movimento "Ax the Carbon Tax", Joe Warmington, giornalista del "Toronto Sun" e Raheel Raza, riformista islamica e attivista dei diritti civili.


venerdì 27 aprile 2018

Islam a Toronto, reazioni dure all'inchiesta di Katie Hopkins

Katie Hopkins durante l'intervista
Lei è Katie Hopkins, giornalista britannica finita alla ribalta per avere subito delle accuse di razzismo e di intolleranza religiosa, soprattutto verso i clandestini e i migranti. Cacciata dalla radio britannica LBC proprio per avere espresso le sue opinioni, ora collabora attivamente con il sito conservatore alt-right "The Rebel".
Il mondo anglosassone, del resto, si sa, è molto sensibile sotto questo punto di vista. La bionda Katie, dal canto suo, non si è data per vinta e ha cominciato a girare il mondo per scovare alcune delle grandi ingiustizie sottaciute dai media del 'pensiero dominante', come le violenze commesse sui proprietari bianchi sudafricani da paerte della maggioranza nera.
In questo video la si vede rivolgere alcune domande a dei giovani islamici nel centro di Toronto. Domande forse lievemente provocatorie, e realizzate con un fine ben preciso, quello di creare un 'casus belli' con l'islamico di turno particolarmente 'sensibile'. Cosa inevitabilmente verificatisi, ma che ha posto in risalto come, anche nell'evoluto Canada, il problema di una religione musulmana legata alla Shari'a sia più evidente che mai.

venerdì 23 marzo 2018

I bianchi hanno ancora privilegi, il convegno della discordia agita Toronto

La presentazione del convegno
La Ryerson University, istituto pubblico fondato nel 1948 a Toronto, è finita nell'occhio del ciclone per un convegno dal titolo piuttosto fuori luogo e testimone dell'ennesima presa di posizione 'sinistra' di un Paese che, a furia di concedere spazi a gruppi che fanno proprio il motto "la libertà mia comincia quando finisce la tua" comincia a dare segni di squilibrio. La scelta delle parole è ovviamente personale, ma il convegno "Are Canadians too polite? Addressing global perspectivies on white privilege and oppression in Canada and beyond", fa capire come il corto circuito razziale nella terra di Justin Trudeau sia già saltato, e non certo per colpa dell'alt right. 'Un mondo di neri per uomini neri', si potrebbe dire citando "The Blues Brothers", riferendosi al convegno in essere, della durata di tre giorni, perché francamente ha poco senso parlare di 'privilegi dei bianchi' o di 'oppressione' in Canada.
Del resto lo sputare sull''uomo bianco' pare essere diventato lo sport nazionale in terra canadese, basti vedere la recente uscita di Kathleen Wynne, politica dell'Ontario, sui voti espressi dai 'vecchi uomini bianchi' (parole sue).
Ecco così nascere la Federation of Black Canadians, e frasi, legittime ci mancherebbe, come quella dell'attivista nero Kevin Carter: "‘No one has the right to determine how Black people in Canada should approach their activism". Ci mancherebbe, sebbene questa isteria razziale sia la stessa che ha portato alla ricerca insensata e obsoleta di distoni storiche come l'abbattimento della statua di Cristoforo Colombo o la cancellazione di nomi che potessero ricordare il passato coloniale (un po' come se da noi venissero cancellate tutte le vie e le piazze dedicate a Giulio Cesare perché, in fin dei conti, in passato sottomise la Gallia nel sangue).
Insomma, il Black Power in Canada è più vivo che mai, alla faccia di chi cita The Rebel come segno di retrograda svolta a destra della società 'a nord del confine'.