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lunedì 23 aprile 2018

Attentato Toronto, la vicinanza di Trudeau e della Wynne

Justin Trudeau, primo ministro del Canada, ha espresso vicinanza alle vittime dell'attentato di Toronto, in cui un furgone ha travolto un numero imprecisato di passanti, uccidendone almeno cinque, secondo le prime stime: "Ovviamente i nostri cuori sono con tutte le persone coinvolte, sapremo e diremo qualcosa di più nelle prossime ore", le prime parole del premier.
Messaggio di identico tono da parte del premier dell'Ontario, Kathleen Wynne.
Nel frattempo il Sunnybrook Hospital ha annunciato di avere ricevuto almeno otto pazienti incondizioni critiche.

venerdì 23 marzo 2018

I bianchi hanno ancora privilegi, il convegno della discordia agita Toronto

La presentazione del convegno
La Ryerson University, istituto pubblico fondato nel 1948 a Toronto, è finita nell'occhio del ciclone per un convegno dal titolo piuttosto fuori luogo e testimone dell'ennesima presa di posizione 'sinistra' di un Paese che, a furia di concedere spazi a gruppi che fanno proprio il motto "la libertà mia comincia quando finisce la tua" comincia a dare segni di squilibrio. La scelta delle parole è ovviamente personale, ma il convegno "Are Canadians too polite? Addressing global perspectivies on white privilege and oppression in Canada and beyond", fa capire come il corto circuito razziale nella terra di Justin Trudeau sia già saltato, e non certo per colpa dell'alt right. 'Un mondo di neri per uomini neri', si potrebbe dire citando "The Blues Brothers", riferendosi al convegno in essere, della durata di tre giorni, perché francamente ha poco senso parlare di 'privilegi dei bianchi' o di 'oppressione' in Canada.
Del resto lo sputare sull''uomo bianco' pare essere diventato lo sport nazionale in terra canadese, basti vedere la recente uscita di Kathleen Wynne, politica dell'Ontario, sui voti espressi dai 'vecchi uomini bianchi' (parole sue).
Ecco così nascere la Federation of Black Canadians, e frasi, legittime ci mancherebbe, come quella dell'attivista nero Kevin Carter: "‘No one has the right to determine how Black people in Canada should approach their activism". Ci mancherebbe, sebbene questa isteria razziale sia la stessa che ha portato alla ricerca insensata e obsoleta di distoni storiche come l'abbattimento della statua di Cristoforo Colombo o la cancellazione di nomi che potessero ricordare il passato coloniale (un po' come se da noi venissero cancellate tutte le vie e le piazze dedicate a Giulio Cesare perché, in fin dei conti, in passato sottomise la Gallia nel sangue).
Insomma, il Black Power in Canada è più vivo che mai, alla faccia di chi cita The Rebel come segno di retrograda svolta a destra della società 'a nord del confine'.

martedì 16 gennaio 2018

La ragazzina islamica ha mentito, nessuna aggressione

Khawlah Norman
"Hijab Hoax", l'inganno dell'hijab. Sono questi i titoli dei giornali canadesi dopo la falsa notizia, pubblicata il 13 gennaio, dell'aggressione che una ragazzina musulmana di 11 anni avrebbe subito a Toronto da parte di un uomo che l'avrebbe tagliato il tradizionale copricapo islamico (hijab) con un paio di forbici, in quello che, inevitabilmente, era stato subito etichettato come un attacco di matrice razzista e islamofobo, proprio mentre il Canada si prepara a ricordare il primo anniversario della sparatoria avvenuta alla moschea di Quebec City, che aveva provocato la morte di sei persone.
La giovane islamica, Khawlah Noman, era balzata al centro dell'attenzione dei media, rilasciando anche un'insolita conferenza stampa, in cui aveva affermato di essersi "sentita confusa e spaventata". "Ho urlato quando ho visto che iniziava a tagliarmi l'hijab e lui è fuggito, - aveva proseguito la ragazza - ma poi è ritornato e ha continuato".
Immediate erano state le condanne da parte del mondo canadese, sempre molto sensibile al tema 'razzismo'. Il premier dell'Ontario, Kathleen Wynne, aveva definito l'attacco "un atto codardo e di odio".
E' bastata però una breve analisi dei fatti, da parte della polizia canadese, per negare la presunta 'evidenza'. "Una squadra di investigatori ha raccolto una quantità significativa di prove ed è giunta alla conclusione che gli eventi non si sono verificati", hanno confermato i responsabili delle forze dell'ordine.
Ovviamente dai 'liberali' dell'Ontario, di cui il primo ministro, Justin Trudeau, è campione, non è arrivata nessuna correzione di tiro rispetto alle accuse di intolleranza sparate a caso.