domenica 8 gennaio 2017

Nel Canada di Trudeau si può uccidere anche chi soffre solo di depressione

Il 'meraviglioso' Canada di Justin Trudeau comincia a contare i morti. Sono passati pochi mesi dall'approvazione della legge che ha legalizzato l'eutanasia nel 'Paese a Nord del Confine' e sono già state contate 744 le persone uccise con l’iniezione letale.
I dati, diffusi da CTV News, sono altissimi ma secondo Ellen Wiebe, medico di Vancouver, che ha dichiarato di avere fatto morire recentemente almeno 40 pazienti (una via di mezzo fra un dottor Mengele e l'infermiera del tristemente noto professor Cazzaniga lombardo), "i numeri cresceranno, ne sono certa. Mi aspetto che raggiungeremo l’Olanda e il Belgio perché abbiamo leggi simili. Questo significa che l’eutanasia rappresenterà il 5% di tutte le morti del paese".
Merita di essere letto il drammatico articolo di Leone Grotti pubblicato sulla rivista "Tempi", che spiega come, purtroppo, la legge canadese sia molto più larga di quelle europee, belghe e olandesi.
Nel dettaglio, Grotti scrive: "...la legge (canadese, ndr) specifica che un medico non può essere incriminato di omicidio neanche quando la sua opinione sul rispetto dei criteri della legge si riveli 'errata'. Il testo della norma, infine, garantisce una inedita immunità a 'chiunque' faccia 'qualsiasi cosa' per procurare la morte di un terzo che ne abbia fatto richiesta". E ancora la constatazione che, purtroppo, impedire abusi di qualunque genere non è possibile. "E infatti dopo appena sei mesi non mancano drammatiche testimonianze. Will Johnston è un medico di famiglia di Vancouver e da mesi racconta casi in cui la legge è stata violata, senza che il governo o il sistema giudiziario del Canada si sentano in dovere di intervenire in alcun modo. Uno di questi casi riguarda un uomo, il cui nome è stato omesso per ragioni di privacy, con una malattia neurologica che l’ha reso parzialmente disabile. L’uomo, "che io ho visitato e che non era neanche lontanamente vicino alla morte, era fortemente depresso. Non usciva più di casa, aveva perso la speranza e sentiva che la sua vita non aveva più senso. Per questo voleva morire". "Ora, - scrive Johnston -, a qualunque altra persona non disabile sarebbe stato offerto un aiuto psicologico per uscire da questa brutta situazione". E invece l’uomo è stato ucciso da una dottoressa di Vancouver, che al telefono ha detto esplicitamente alla moglie che "la legge si può aggirare dichiarando che in qualunque momento può morire per un’infezione e che di conseguenza la morte è 'ragionevolmente prevedibile'". Johnston è tornato dalla moglie dell’uomo dopo che il marito è stato ucciso con l’iniezione letale e lei gli ha detto: "Non pensavo fosse così facile» essere uccisi «con la nuova legge". Benvenuti nel Canada di Justin Trudeau.