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giovedì 2 agosto 2018

Migranti, il Canada usa anche siti dna per identificazione

Dna e siti di genealogia per scoprire identificare i migranti. E' il metodo utilizzato dalle forze di frontiera canadesi, che però precisano "solo quando non sono percorribili altre strade".
Il portavoce della Canada BorderServices Agency (CBSA), Jayden Robertson, ha spiegato alla BBC che "prima di immettere i dati personali di una persona su un sito per la ricerca del dna ne chiediamo il consenso", ma diversi avvocati che si occupano dei diritti dei migranti in Canada hanno lanciato l'allarme sul rischi che le informazioni ottenute non siano protette in modo adeguato.
Ancestry, uno dei siti più utilizzati per la ricerca di alberi genealogici e dna, ha chiarito in un comunicato che "la loro priorità è proteggere la privacy dei clienti e garantire che abbiano il pieno controllo dei dati che li riguardano". (fonte: ANSA)

domenica 1 ottobre 2017

Immigrazione senza freni, 32mila clandestini in Canada nel 2017

L'immigrazione senza freni ora comincia a dare fastidio anche ai canadesi. E pensare che il governo di Justin Trudeau, che pure viene ritenuto dai più 'aperto' e condiscendente verso gli stranieri, è a sua volta molto più restrittivo nei confronti di chi arriva da fuori rispetto a quello italiano, ponendo regole da noi ignote.
A creare problemi ai confini del Canada però i tanti clandestini provenienti dagli Stati Uniti, aumentati in maniera considerevole dopo la salita di Donald Trump allo scranno presidenziale. Mentre il numero di attraversamenti giornalieri è leggermente diminuito, la crisi non è finita. Ed è divenuto chiaro a tutti che il governo di Trudeau non ha alcuna strategia per fermare il flusso continuo di migranti clandestini.
Durante una conferenza stampa svoltasi alla commissione di sicurezza della House of Commons è stato rivelato che finora, in questo 2017, sono stati ben 32mila i clandestini entrati sul suolo canadese. Numeri che hanno sconvolto il pubblico nordamericano. pubblica della Camera ha scoperto che 32.000 migranti sono entrati illegalmente in Canada finora quest'anno. E i funzionari federali hanno ammesso che i dati dei primi otto mesi del 2017 sono già del 25% più alti del totale di quelli relativi all'anno scorso.
Il principale 'buco' posto al confine canadese rimane quello non controllato vicino a Champlain, New York, circa 50 chilometri a sud di Montreal. Oltre 13mila sarebbero i clandestini transitati da questo punto. E la risposta del governo di Trudeau quale è stata? Invece di respingere i clandestini, ha costruito un centro di accoglienza improvvisato, con tende, banchi, alloggi temporanei e anche autobus navetta a Montreal, vera e propria 'città santuario', con tanto di buoni gratuiti per tutti gli immigrati illegali. In poche parole una vera e propria incitazione a delinquere.
In un fondo pubblicato dal Sun, Candice Malcolm definisce questo un vero e proprio balletto, una danza del ventre esibita all'ingresso di un albergo, un comitato di accoglienza in luogo di quella che dovrebbe essere un'esibizione di forza e di ordine nei confronti di quelli che non possono che essere definiti se non come criminali.
Nel frattempo, ogni migrante illegale riceve ogni anno benefici e aiuti medici del valore di 20mila dollari. Tutto questo mentre il governo di Trudeau, come ogni governo che basi il proprio (temporaneo) consenso sul welfare, ha alzato, e di molto, le tasse.

domenica 20 agosto 2017

E' fuga di clandestini dagli Stati Uniti verso il Canada

Rifugiati haitiani in terra canadese
Il Canada sta affrontando un numero "senza precedenti" di richieste di asilo di persone che hanno attraversato il confine dagli Usa. Lo hanno reso noto alcuni funzionari alla CNN.
Una serie di ingressi non autorizzati che sta cominciando, forse per la prima volta nella storia, a porre ai canadesi seri dubbi sulla politica dell'accoglienza che la nazione 'a nord del confine' ha sempre sostenuto, e aumentato dopo l'arrivo di Justin Trudeau al governo.
I cittadini di Montreal sono rimasti sicuramente spaventati da quando hanno visto lo stesso stadio olimpico della città trasformato in campo accoglienza per le migliaia di profughi giunti in città.
"Non abbiamo mai visto questi numeri, anche se i nostri agenti stanno pattugliando 24 ore al giorno", ha dichiarato il portavoce della Royal Canadian Mounted Police (Rcmp), Claude Castonguay. La polizia canadese ha rivelato che circa l'80-85% sono originari di Haiti, e nelle ultime sei settimane in Quebechanno intercettato quasi 7mila richiedenti asilo. "Venire in Canada e chiedere asilo non è la garanzia per una residenza permanente", ha detto il portavoce del ministero per l'immigrazione. I rifugiati haitiani fuggono dal territorio statunitense perché impauriti dalla nuova politica di ordine e controllo sugli ingressi inaugurata dal presidente Donald Trump.

mercoledì 16 agosto 2017

Il Canada diventa sovranista: la teoria della 'remigrazione'

La Destra trova nuovi stimoli dai 'presunti' successi della 'presunta' Sinistra. E così, come negli Stati Uniti il governo di Barack Obama ha portato al successo di Donald Trump, in Canada l'immagine 'buonista' di Justin Trudeau ha risvegliato l'anima nazionalista dei canadesi. Kellie Leitch, Pegida Canada, i conservatori orfani di Stephen Harper. I canadesi che non si sentono rappresentati dall'accoglienza indiscriminata di migranti offerta da Tudeau (e comunque molto più regolata di quella pretesa da certa sinistra italiana) ora alzano la voce. Così come viene raccontato in questo post di Diego Minuti, pubblicato sul sito Globalist.

L'accogliente Canada si fa sovranista: spira nel paese un vento di destra ostile ai migranti
Aumentano i timori della gente comune nei confronti dell'immigrazione e la destra si rafforza: nel mirino il Québec, meta dei rifugiati francofoni

di Diego Minuti

E' come un soffio di vento che, col passare dei giorni, acquista sempre più forza, anche se l'ampiezza del fenomeno è, almeno per ora, circoscritta. Ma il moltiplicarsi di episodi di manifesta ostilità nei confronti degli immigrati che stanno arrivando a migliaia sta creando timori in Canada, Paese che sino ad oggi si è retto economicamente ed anche socialmente sui flussi di persone che l'hanno scelto per cercare migliori condizioni di vita o, anche, per salvare la propria di vita.
Il governo di Justin Trudeau, nel solco dei precedenti, non ha chiuso le porte agli immigrati e richiedenti asilo, grazie ad una economia che, dopo la crisi internazionale, dà confortanti segnali di ripresa e ad una struttura territoriale capace di assorbire nuovi arrivi da utilizzare come forza lavoro nelle zone del Paese dove vi è carenza. Ma questo processo, che sino a pochi anni fa faceva parte integrante dell'anima del Paese (forse il primo ad istituire un ministero federale del Multiculturalismo, per creare spazi e non certo per serrarli), ora viene messo in pericolo non tanto dal manifestarsi di movimenti di estrema destra sovranista, quanto dai timori della gente comune che il Canada potrebbe non reggere al peso di forti flussi di arrivi, soprattutto da Nazioni non capaci di 'offrire' professionalità, ma solo numeri da inserire nel programma di welfare, tra i più avanzati al mondo.
La destra, proprio nelle ultime ore, sembra avere scelto come base per la sua offensiva il Quebec e per motivi abbastanza semplici. Essendo la Provincia a fortissima maggioranza francofona, è quella che più delle altre (nella quasi totalità anglofone) si presta ad accogliere rifugiati da Paesi poverissimi dove la lingua più parlata, ad eccezione dei dialetti, è appunto il francese, quali i Paesi africani del Nord e delle regioni sub-sahariane. E come la disastrata Haiti che, tra eventi naturali devastanti ed una corruzione che ha superato i picchi dell'epoca di 'papa Doc', Francois Duvalier, di nefasta e nefanda memoria, sta assistendo ad una emigrazione enorme che, davanti alle porte chiuse dell'America (non necessariamente quella trumpiana), guarda al Quebec come ad una terra promessa. Dove a tutti viene garantita assistenza, che significa non solo sostentamento economico, ma anche una casa e opportunità di lavoro, grazie a corsi di formazione o riconversione.
Sino a ieri, perché i gruppi o movimenti che si muovevano sotto la superficie della destra tradizionale oggi alzano la testa. Come sta facendo Atalante Quebec che protesta manifestando le sue idee con striscioni e cartelli che spuntano qui e la, nel cuore della notte, nella più grandi città della Provincia a significare il no secco ad una immigrazione che ritengono esiziale.
Sulla sua pagina Facebook, Atalante Quebec ha scritto che migliaia di immigrati legali ed illegali e di rifugiati che arrivano ogni anno in Quebec "rappresentano una minaccia per l'identità quebecchese". La proposta per risolvere il 'problema' è indicata in una inversione di tendenza, quindi con il ritorno nelle rispettive patrie degli immigrati e, contestualmente, se la scelta delle porte aperte ha una matrice sociale ed economica, con un forte impulso ad una 'politica di natalità efficace'. In una sola parola, 'remigrazione', che viene esposta come slogan da attivisti non solo di Atalante Quebec.
Temi che, con qualche sfumatura diversa, sembrano essere eguali in tutto il mondo dove si assiste ad una offensiva di movimenti e partiti di incerta matrice ideologica (ma guai a dirlo a loro, si rischiano insulti e campagne contrarie on line) ma chiaramente collocati a destra che vogliono attingere a piene mani nel serbatoio elettorale degli scontenti, di chi attribuisce ogni male al diverso, mischiando mele cattive e buone. O peggio prendendo spunto da episodi negativi per generalizzare, colpevolizzare, accusare. In parole povere, la politica della parte per l'insieme.
Un serbatoio che, al di là delle parole dette, sembra ingrossarsi davanti a quelle che vengono viste come disparità di trattamento tra gli stessi immigrati o aspiranti tali, con quelli che provengono da zone a rischio (per ultimi, i siriani) che hanno corsie preferenziali per permessi di soggiorno che invece, come accade ad esempio ai giovani europei (tra cui molti italiani), sono tortuose, se non volutamente impervie e penalizzanti.
Neanche il Quebec si sottrae a questo quadro generale perché la politica delle braccia spalancate agli immigrati che ne hanno diritto (ed un occhio benevolo anche verso chi questo diritto non lo ha) viene presa a pretesto per attaccare il governo provinciale di Philippe Couillard, liberale, che, davanti all'offensiva delle parole e delle minacce, ha ricordato che la libertà d'espressione, così come il diritto a manifestare, sono tutelati dalle carte fondamentali del Canada così come del Quebec. "Ho già detto – ha dichiarato poche ore fa Couillard – che la libertà d'espressione permette di dire delle stupidaggini (...). Il nostro ruolo è rispondere a questo con parole di saggezza, equilibrio e soprattutto verità".

mercoledì 10 maggio 2017

Rifugiati siriani chiamano il figlio Justin Trudeau

Afraa Bilal e il piccolo Justin Trudeau
Una coppia di rifugiati siriani in Canada ha chiamato il figlio Justin Trudeau in segno di gratitudine per la politica di accoglienza del primo ministro canadese.
Il piccolo è nato il 4 maggio a Calgary, provincia di Alberta. I genitori, Afraa e Muhammed Bilan sono arrivati in Canada lo scorso anno insieme agli altri due bambini.
Mamma Afraa ha detto al Toronto Star che la famiglia apprezza quello che Trudeau sta facendo e che, ora che il piccolo Justin è il primo canadese della famiglia, farà di tutto perché anche gli altri membri abbiano la cittadinanza del Paese che li ospita.
Secondo i dati forniti dal governo canadese, dal 2015 sono oltre 40 mila i rifugiati siriani accolti nel Paese. (fonte: ANSA-AP)

martedì 7 febbraio 2017

Il Canada di Trudeau accoglie i rifugiati islamici, ma caccia gli svizzeri

foto tratta dal giornale Chronicle Herald
La storia riportata dal quotidiano canadese “Chronicle Herald” ha dell’incredibile: le autorità della Nuova Scozia, infatti, hanno deciso di espellere una famiglia svizzera dal Canada, proprio pochi giorno il noto tweet del primo ministro, Justin Trudeau, in cui invitava i rifugiati islamici esclusi dal bando di Donald Trump a venire in Canada: "I canadesi vi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza”.
Evidentemente tanto è l'amore per gli arabi e gli islamici, che i canadesi si devono essere dimenticati degli europei. Infatti la vicenda riguarda Judit e Daniel Huwiler e i loro due figli di 14 e 11 anni, Daniel jr. e Thomas, obbligati a lasciare il Canada, dove risiedono dal 2013, il prossimo 23 febbraio.
La famiglia di Daniel (i genitori e i suoi otto fratelli) si era trasferita nella nazione della Foglia d'Acero circa vent'anni fa. Il più giovane dei fratelli, Daniel appunto, li aveva raggiunti in compagnia della moglie solo quattro anni fa e non aveva mai ottenuto il passaporto canadese.
Gli Huwiler erano entrati in Canada grazie a un visto turistico e nei quattro anni successivi hanno tentato invano di ottenere un permesso di dimora. Nonostante l'aiuto di tre avvocati e 40 lettere firmate da amici e conoscenti di Bridgewater, la cittadina dove risiedono e dove sono molto benvoluti, le autorità canadesi ne hanno deciso l'espulsione. Judit e Daniel, durante la loro permanenza in Canada, non potevano lavorare a causa del visto turistico e sono stati aiutati finanziariamente dalla famiglia ungherese di lei, ma i soldi sono finiti.
La decisione ha distrutto gli Huwiler: “I nostri figli sono in lacrime. Dove sta l'umanità?”. La famiglia non riesce a immaginarsi una vita in Svizzera: “Abitiamo qui da anni, ci siamo conosciuti nel 1999 negli USA e i nostri figli hanno il passaporto americano. In Svizzera abbiamo vissuto poco e siamo scappati in Canada dopo diversi episodi di bullismo nei confronti di Daniel Jr. e Thomas, che non parlano nemmeno una parola di tedesco”. Le autorità canadesi però sono state inflessibili. (fonte: Ticinonews)

domenica 29 gennaio 2017

Trudeau, doppio tweet anti Trump e pro rifugiati

La pagina Twitter di Justin Trudeau con il tweet pro rifugiati
I canadesi amano la libertà, ma è facile amare la libertà quando si vive circondati da confini naturali come il Polo Nord, gli Stati Uniti e i due oceani, attraverso i quali non sbarcano sulle coste nordamericane centinaia di migliaia di clandestini e criminali. Cosa che invece succede regolarmente in Sud Europa, ma anche negli USA, ed elemento che, fra gli altri, ha portato gli americani a votare in massa per Donald Trump.
Tenendo presente questo, facile cadere nella demagogia della 'libera accoglienza' (soprattutto quando questa non è libera, ma attentamente selezionata) della quale si riempie la bocca l'attuale primo ministro canadese Justin Trudeau, comunque alle prese con un evidente calo di consensi nel suo stesso Paese. Trudeau, che ovviamente dai 'benpensanti' è stato subito eletto come alfiere delle libertà acquisite, ha lanciato due tweet in cui, pur senza citare mai il nome del presidente Trump, a lui pare riferirsi chiaramente. Così, alla chiusura delle frontiere da parte degli Stati Uniti a chi proviene da sette Paesi islamici, Trudeau nel primo tweet dà il benvenuto a una piccola rifugiata, mentre nell’altro scrive: "A che è in fuga da persecuzioni, terrore e guerra, i canadesi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla sua fede. La diversità è la nostra forza". Auguriamo ai canadesi di non ritrovarsi mai in casa terroristi dell'Isis. I barconi carichi di clandestini, in effetti, arrivano in Italia, mentre i narcos messicani se ne vanno nel sud degli Stati Uniti.

domenica 21 agosto 2016

Profughi: fra ovvietà e demagogia il ministro Dion racconta il 'modello canadese' di accoglienza

Justin Trudeau e Stephane Dion
Parla di 'ricetta vincente' per i profughi il ministro degli esteri del Canada, Stephane Dion in una intervista rilasciata al quotidiano "La Repubblica".
Un concentrato di banalità basato su dei falsi paragoni, primo dei quali l'improponibile confronto fra la vera e propria 'invasione' dell'Europa da parte di migranti e clandestini, con centinaia di migliaia di persone che ogni anno partono dal Sud del mondo per sciamare vero Nord, mentre, parole dello stesso Dion (personaggio criticato anche dai vescovi canadesi per essersi occupato più spesso dei clandestini islamici che dei cristiani in pericolo in tutto il mondo, ndr), il Canada "ha accolto finora 28.755 profughi siriani". Sai che sforzo!
Insomma, il Canada propone un progetto che parrebbe estratto dalle tavole mediatiche della 'peggior' Lega Nord. Solo che, se la selezione dei profughi viene proposta da Matteo Salvini si urla a squarciagola al razzismo, se la mette in atto il democratico Canada di Justin Trudeau, diventa un 'esempio di accoglienza'.
Comunque, Dion prosegue, il 'piano di ospitalità' prosegue, ovvero insediare sul "territorio (altri, ndr) 25mila rifugiati entro fine anno. E saremo presto in grado di accogliere numeri più alti di rifugiati da altre parti del mondo come Repubblica Democratica del Congo, Colombia (la democratica Colombia, quella del presidente Santos che avrebbe sconfitto le truppe paramilitari e sarebbe amico di Obama???, ndr) ed Eritrea".
Sembrano nomi buttati  un po' a caso, e forse in effetti lo sono, con Dion che gonfia il petto su un programma che definisce "unico al mondo" e di cui il governo canadese si dice pronto "a condividere metodologie e politiche di accoglienza".
Si può essere certi che, se l'invasione di clandestini toccasse l'Europa con numeri da 25mila 'profughi siriani' l'anno (quasi sempre con un'alta scolarizzazione e facile integrazione) non ci sarebbe certo bisogno di rivolgersi al Canada e a mister Dion per condividere nuovi progetti di accoglienza.

sabato 23 luglio 2016

Pegida Canada, intervista: "No al razzismo, sì a Brexit e Le Pen, Islam pericoloso"

Immagine inviata da Pegida Canada
Pegida Canada è la versione 'a nord del confine' del movimento nato a Dresda nel 2014, acronimo di "Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes", realtà apolitica che si pone come obiettivo mettere in guardia e reagire contro l'invasione islamica cui è sottoposto in questi anni il mondo occidentale.
L'esistenza di una branca canadese di Pegida ha fatto scalpore, non fosse che la nazione retta da Justin Trudeau passi per essere una di quelle dove il cosiddetto multiculturalismo ha raggiunto importanti successi.
Tacciati di legami con l'estrema destra, i rappresentanti di Pegida non ci stanno, e mi è parso interessante andare a sentire la loro opinione in un momento dove il confronto fra cultura occidentale e islamica è giunto a uno scontro forte e sanguinoso, come testimoniato dai recenti fatti di Nizza e Monaco di Baviera.
Lascerò il testo in inglese, così coe mi è giusto tramite posta elettronica, in modo da non perderne alcuni significati e consentire anche al pubblico canadese di leggerlo senza problemi.

In breve, riassumendo in italiano quanto mi è stato risposto da Jenny Hill, director di Pegida Canada, si rifiuta ogni contatto con l'estrema destra, si ribadisce che, troppo spesso, in Canada, nei confronti dell'Islam viene concesso un trattamento preferenziale rispetto alle altre religioni. Per quanto riguarda i rapporti con l'Europa, si plaude alla Brexit e al risveglio nazionalistico di alcuni Paesi, come nel caso della Francia di Marine Le Pen, mentre si sa poco o nulla della Lega Nord di Matteo Salvini. In definitiva, conclude la Hill, l'Islam in Canada diventa sempre più pericoloso anche perché i figli degli immigrati musulmani dimostrando una maggiore ortodossia religiosa rispetto ai propri genitori.

1) Why a movement like Pegida is born even in Canada, a country in which world consider the integration between different cultures perfect?
"Pegida was started in Canada because as a land of immigrants, we see the value of a true democracy which we want to preserve. Pegida Canada was established in January 2015, 3 months after Pegida Germany began. This was before the whole migrant issue surfaced, so our concern, as was Germany's, was the preservation of our Judeo/Christian democratic heritage. We have had issues with Jihadi in Canada, and Islam has been a hot topic in our government for several years. It was a large election issue in 2015. Canada is a very diverse country, and integration generally works well, however, more and more, the Islamic community is pushing their will on the rest of society and the government. One example is the citizenship swearing ceremony in Ottawa. The law was that a persons face must be uncovered, regardless of ethnic background. This law was changed, because a Muslim woman fought this law. This is preferential treatment. This is not integration".

2) Original Pegida inspires itself to the support an immigration model like Switzerland, Australia, Canada or South Africa. In this case it seems they think Canada could be a good model. Are they wrong?
"We think Canada's immigration policy was one to be admired, however, with our new liberal government and the migrant crisis, many of our immigration policies have gone by the wayside. In theory, Canada's immigration policy is sound".

3) Canadian medias says in Your organization there are people from extreme right parties and organizations. Is it true? Do You feel Yourself, like a single person, having an identity from the right? Is possible to identificate Pegida, and Pegida Canada, with a political party?
"The people that are involved in Pegida Canada, I would consider center right, not far right. We are accused of being fascist, Nazis and racist. This is simply not true. We have supporters from all ethnic groups and races. Our aim is protecting our democracy, not lording it over others. Having said that, we do have people that are attracted to Pegida that are racist and bigoted. When we see this, they are blocked from the page. We are not a white supremacist group. At the moment, we feel that none of our mainstream political parties are ideal. Progressive Conservatives come the closest, but they bend to political correctness as well. There are several smaller independent parties that we feel we could work with. Political aspirations are something that we are looking into".

4) How many people follow really Your movement in Canada? From the pics taken seem that to Your meetings doesn't attend so many people...
"Our page has almost 16,000 followers, this is comprised not only of Canadians, but also Europeans, and people from all over the world. Our demos are small because we do not make them public. Our aim at this point is to get our name and mandate out there and educate people. We do communicate with the government as well via letters albeit one sided. We get very few replies from them. We had a public rally in September of 2015, sparsely attended, perhaps 35 people, and we were attacked by antifa, who had perhaps 80 people. The police allowed antifa to get within 2 meters of our rally, and they became violent, so the police made us shut down. So, until we have more support, we continue to have small demos with people we trust".

5) Which is, in Canada, the Province where You, as Pegida, feel stronger, that's to say, You thing to have more followers? Quebec, Ontario, others?
"Pegida Canada has the most followers in Ontario, followed by Quebec and Alberta".

6) Which is the origin of the people partecipating to Your meetings? Are there italians (or italo-canadians) too?
"We have all ethnic groups represented in our group, which is natural, since we are an immigrant country, but we also have many first nation (native american) supporters. Many are first generation immigrants who come from oppressive regimes, and that is why they are so passionate in keeping our freedoms here. We have many former Muslim supporters, those who have been oppressed by Islam, many Pakistani/Indian supporters, Jewish supporters, they come from all ethnic groups including Italy, yes. At one of our demos, we were approached by an Italian immigrant, thanking us for our work, and urging us to keep fighting".

7) Do You have any connections with italian Lega Nord? Have You had in the past? Do You think You'll have in the future? Have You heard about Matteo Salvini, Lega Nord's leader, what do You think of him?
"We do not have connections with Lega Nord, not something I am familiar with but will look into".

8) French Marine Le Pen, austrian Norbert Hofer, it seems Europe is awakening in a new dimension in which the Right is stronger than ever. Are You satisfied about this? Do You have connections with them?
"We have no connections with Le Pen nor Hofer, but we certainly are happy that there is a new awakening happening, and agree with many of their policies. There are organizations that are far right, I don't consider Pegida far right. We don't agree with the militant stance of some groups, we feel that change should come about by citizens petitioning their government for change and protection. We believe this is Pegida's strength, particularly in Europe".

9) What do You feel about Brexit? As a movement I mean.
"The Brexit movement was necessary. The EU has far too much power without caring about the citizens of Europe. As you can see, other countries want to follow Britain's example, and this is well justified. The predictors of doom because of Britain's departure have been proven wrong so far. Each country should be in charge of themselves, not under the dictates of an elitist organization".

10) Last question: How do You and Pegida Canada consider Islam? It's possible to share the same place in living with Muslims, or this religion must be fought in absolute? And how must be fought? Do You think that only radicalized Islam is dangerous, or just Islam in all its variations?
"Islam is dangerous because of it's full life philosophy. It encompasses every part of a Muslims life, and considers itself superior to all other faiths. Not only that, it's mandate is to have a world caliphate. We have organizations in Canada that are allowed to preach this (world caliphate)  with no governmental interference. Islam is radical in nature, the Quran being the radical teacher. We think that Islam is not compatible with democracy in it's present form, and a really good example is what we are witnessing in Turkey right now. In order for Islam to co exist with democracy, it needs a reformation, and this is almost impossible according to the Quran.  Understand that it is not Muslims we battle, though they are involved naturally, it is the doctrine we fight. We want protection from sharia law, sharia court systems, from hate preaching Imams and mosques, from jihadi, we don't want our laws changed to accommodate Islam. A recent poll in Canada has shown that the majority of young Muslims are more orthodox than their parents. More and more are wearing the hijab and follow traditional Islamic teachings. We want protection from our government, and it is an uphill battle, because our current liberal government is Islam sympathetic. So in brief, we think that western countries need protection from Islam. Period".

giovedì 7 aprile 2016

Il Canada e la demagogia dell'accoglienza

Accoglienza ai migranti di guerra, il Canada gonfia il petto, ma di demagogia ce n'è tanta. Troppa.
Additato dal mondo come 'patria dei rifugiati' e vero mondo libero, con tanto di hashtag #WelcometoCanada e #WelcomeRefugees, in realtà il 'Paese a Nord del Confine' ha finora accolto 26mila cosiddetti 'rifugiati' negli ultimi mesi, attraverso però tutta una serie di filtri, che sono poi quelle regole tanto richieste dal centrodestra, con Lega Nord e Front National in testa, subiti ovviamente bollati come feroci razzisti e fascisti. Se però le stesse regole vengono poste da Justin Trudeau, neo primo ministro liberale canadese con simpatie sinistrorse, ecco che la terra americana diventa il miraggio delle libertà.
John McCallum, ministro canadese per l'Immigrazione, per i rifugiati e della Cittadinanza, sottolinea: "Il nostro governo si impegna a garantire che il Canada non abbia due livelli di cittadinanza. Un cittadino canadese resta cittadino canadese e coloro che commettono crimini in Canada si troveranno ad affrontare il sistema di giustizia canadese. Il nostro governo continuerà a prendere tutti i provvedimenti necessari per contrastare le minacce terroristiche al Canada, ai suoi cittadini e al mondo intero".
Insomma, il Canada le regole le ha, le pone e le applica, come primo e più potente filtro da porre all'ingresso nei confronti dell'orda disordinata e pericolosa che preme invece sui confini europei. Già l'anno scorso, infatti, l'ambasciata canadese a Beirut aveva fatto sapere che la precedenza nella 'selezione' sarebbe stata data ai siriani di comprovata appartenenza, ai soggetti giudicati più deboli, in particolare ai membri di famiglie sostenute da madri 'single' e persone malate.
Anche perché, va detto, il Canada non ha bisogno di erigere muri, come invece sono state costrette a fare, via via, Ungheria, Polonia, Austria e tutte le nazioni europee dotate di senso reale delle cose: il governo di Ottawa il suo personalissimo muro già ce l'ha, costituito dagli attentissimi filtri di aeroporti come il Lester Pearson Airport di Toronto.

domenica 13 dicembre 2015

#WelcomeToCanada, trionfa l'hashtag dell'accoglienza

"Welcome to Canada", con tanto di hashtag, che trasforma il tutto in un accogliente #WelcomeToCanada. E' questo il refrain con cui politica, giornale e gran parte del pubblico liberale canadese ha deciso di accogliere il primo 'sbarco' di profughi siriani che il governo di Ottawa ha deciso di ospitare in patria.
Avanposto dei 25mila che arriveranno nel Paese'a nord del confine' entro il mese di febbraio.
Perfino il Toronto Star, autorevole giornale della metropoli dell'Ontario, ha deciso di aprire con questo titolo il proprio numero dell'edizione di ieri, con tanto di traduzione in arabo immediatamente sotto, mentre Ikea Canada ha addirittura deciso di offrire 180mila dollari caandesi di prodotti ai nuovi arrivati.
Su Twitter l'hashtag in questione ha superato nel frattempo quota 88mila 'fischiettii'.
Sulla prima pagina del quotidiano campeggia la foto di un bimbo che sventola la bandiera nazionale: "Oggi arrivano i primi 150 rifugiati - si legge, e si ribadisce -. Da parte nostra e dei canadesi vi diciamo: 'Benvenuti in Canada'".
Anche il web si è popolato di questo hashtag, utilizzato (da chi lo 'brandisce') che il Canada sia una vera terra di libertà e di trionfo dei diritti per tutti i poppoli del mondo.

lunedì 30 novembre 2015

Aylan Kurdi, la famiglia ottiene asilo in Canada

Tima Kurdi al centro della foto
La famiglia del bimbo siriano di tre anni Aylan Kurdi, annegato con la mamma e il fratello mentre cercava di raggiungere la Grecia su un barcone lo scorso settembre, ha ottenuto il diritto di asilo in Canada.
La zia, Tima Kurdi, residente a Vancouver, ha reso noto che l'agenzia dell'immigrazione canadese l'ha avvertita dell'accettazione della richiesta per un altro zio di Aylan, la moglie e i cinque figli, una richiesta che lo scorso giugno era stata respinta.
Il Canada dà il via la prossima settimana a un ponte aereo per trasferire 10mila rifugiati siriani entro dicembre e 15mila entro febbrario. (fonte: AdnKronos)

giovedì 24 settembre 2015

PEGIDA sfila contro l'Islam anche nel democratico Canada

Sabato 19 settembre è stata la giornata di PEGIDA Canada (Patriots of Canada Against the Islamization of the West).
Una manifestazione, svoltasi a Toronto (ma già se ne era svolta una a Montreal), che per molti è stata un insuccesso, ma che comunque rappresenta un segnale importante di come, anche chi viva in un Paese dove i diritti vengono 'regalati' a tutti, si cominci ad avvertire il pericolo rappresentato dalla sempre più ampia presenza di una fetta della popolazione di cultura araba e islamica.
I numeri sono contrastanti, ma i 'patrioti' si sono ritrovati in uno sparuto gruppo presso Queen's Park, ovviamente contestati da un altrettanto sparuto gruppo di cosiddetti 'antirazzisti' (perché chi ritiene l'Islam una religione violenta e pericolosa viene considerato un razzista...), che hanno condannato una serie di cartelli deridenti il 'profeta' Maometto e pertanto considerati 'islamofobici'.
Va detto che, nel gruppo di PEGIDA, erano presenti alcuni noti esponenti neonazisti, il che certo non perora la causa di chi voglia affermare il diritto alla semplice difesa del territorio dall'invasione islamica. Intendo dire che non c'è bisogno di essere nazisti per desiderare un rigido e severo controllo degli ingressi di individui di origine araba o comunque di religione islamica.
Autoghettizzarsi sotto la bandiera della svastica non conviene certo a PEGIDA e agli ideali che questa propugna, visto che ogni cittadino libero e amante della libertà sarebbe pronto a supportarne le iniziative.
A Queen's Park si è così vissuta una giornata di tensione, dove anche la polizia ha fatto la sua parte, minacciando i manifestanti. E alla fine consentendo agli arabi di uscirne come parte lesa. (foto tratte dal profilo Twitter di PEGIDA Canada)

sabato 5 settembre 2015

Muro anti-immigrati anche fra Canada e Stati Uniti, la proposta di Walker

Non è solo l'Ungheria a volere un muro contro l'invasione dei clandestini in Europa. Basti varcare l'oceano e si ritrova qualcosa di molto simile a quello che il Paese guidato da Viktor Orbán sta già mettendo in pratica: la proposta arriva dal candidato repubblicano alle Presidenziali 2016, Scott Walker, governatore del Wisconsin noto soprattutto per le sue battaglie anti-sindacali.
Walker ha infatti lanciato l'idea di costruire un muro, ma stavolta al confine con il Canada. "E' una questione legittima discutere" la costruzione di un muro che separi gli Stati Uniti dal Canada, ha detto in un'intervista al programma della NBC, 'Meet the Press'.
Walker ha sottolineato che la propria affermazione riflette il desiderio di difendere le frontiere e fare rispettare le leggi americane.
La proposta segue quella del magnate del mattone newyorchese Donald Trump di costruire un muro anti-immigrati lungo il confine con il Messico.

lunedì 14 ottobre 2013

Bambino piange al check-in di Fiumicino, messinscena per emigrare a Toronto

Il Canada come sogno dorato e finale per le speranze di tanti 'emigrati in pectore', che con ogni mezzo cercano di lasciare il proprio Paese per andare 'a nord del confine'.
Così, una coppia di nigeriani aveva architettato un sistema ingegnoso per arrivare a Toronto via aerea. A scoprirli però è intervenuta la polizia dello scalo di Fiumicino, dove i due si trovavano in fila del volo Transat per la città dell'Ontario assieme a un bambino di due anni, rivelatosi poi 'prestato' da un'altra donna, pure nigeriana.
A svelare la messinscena il pianto dirotto del piccolo, calmatosi all'improvviso solo quando la vera madre gli si è avvicinata. Immediato l'arresto della giovane, 21 anni.
La polizia ha potuto appurare che i passaporti canadesi della coppia, pur con una certa somiglianza nelle foto, erano in realtà appartenenti alla donna, vera madre del bimbo e in possesso di un biglietto Toronto-Roma-Toronto e di un documento nigeriano del marito 26enne, assente.