Dna e siti di genealogia per scoprire
identificare i migranti. E' il metodo utilizzato dalle forze di
frontiera canadesi, che però precisano "solo quando non sono
percorribili altre strade".
Il portavoce della Canada BorderServices Agency (CBSA), Jayden Robertson, ha spiegato alla BBC che "prima di immettere i dati personali di una persona su un
sito per la ricerca del dna ne chiediamo il consenso", ma diversi avvocati che si occupano dei diritti dei migranti in
Canada hanno lanciato l'allarme sul rischi che le informazioni
ottenute non siano protette in modo adeguato.
Ancestry, uno dei siti più utilizzati per la ricerca di
alberi genealogici e dna, ha chiarito in un comunicato che "la
loro priorità è proteggere la privacy dei clienti e garantire
che abbiano il pieno controllo dei dati che li riguardano".
(fonte: ANSA)
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giovedì 2 agosto 2018
lunedì 25 dicembre 2017
Trudeau, discorso natalizio dedicato alle diversità
Il laconico discorso natalizio di Justin Trudeau, tutto dedicato all'esaltazione delle 'diversità' canadesi e all'accoglienza dei migranti, come più volte sottolineato in passato, non deve trarre in inganno i solerti buonisti del cattocomunismo italiano.
L'ingresso di stranieri in Canada è strettamente controllato a tutti i varchi di frontiera, e non c'è quindi pericolo che possa arrivare 'a nord del confine' il solito miserabile mucchio di innominati, spesso dediti al crimine e senza alcun pedigree da rifugiato, che invece vengono accettati a frotte in Italia senza colpo ferire.
Detto questo, è facile capire come in Canada entri solamente personale qualificato che, questo sì, va ad arricchire le maestranze del lavoro nordamericano. E Buon Natale a tutti.
L'ingresso di stranieri in Canada è strettamente controllato a tutti i varchi di frontiera, e non c'è quindi pericolo che possa arrivare 'a nord del confine' il solito miserabile mucchio di innominati, spesso dediti al crimine e senza alcun pedigree da rifugiato, che invece vengono accettati a frotte in Italia senza colpo ferire.
Detto questo, è facile capire come in Canada entri solamente personale qualificato che, questo sì, va ad arricchire le maestranze del lavoro nordamericano. E Buon Natale a tutti.
mercoledì 16 agosto 2017
Il Canada diventa sovranista: la teoria della 'remigrazione'
La Destra trova nuovi stimoli dai 'presunti' successi della 'presunta' Sinistra. E così, come negli Stati Uniti il governo di Barack Obama ha portato al successo di Donald Trump, in Canada l'immagine 'buonista' di Justin Trudeau ha risvegliato l'anima nazionalista dei canadesi. Kellie Leitch, Pegida Canada, i conservatori orfani di Stephen Harper. I canadesi che non si sentono rappresentati dall'accoglienza indiscriminata di migranti offerta da Tudeau (e comunque molto più regolata di quella pretesa da certa sinistra italiana) ora alzano la voce. Così come viene raccontato in questo post di Diego Minuti, pubblicato sul sito Globalist.
L'accogliente Canada si fa sovranista: spira nel paese un vento di destra ostile ai migranti
Aumentano i timori della gente comune nei confronti dell'immigrazione e la destra si rafforza: nel mirino il Québec, meta dei rifugiati francofoni
di Diego Minuti
E' come un soffio di vento che, col passare dei giorni, acquista sempre più forza, anche se l'ampiezza del fenomeno è, almeno per ora, circoscritta. Ma il moltiplicarsi di episodi di manifesta ostilità nei confronti degli immigrati che stanno arrivando a migliaia sta creando timori in Canada, Paese che sino ad oggi si è retto economicamente ed anche socialmente sui flussi di persone che l'hanno scelto per cercare migliori condizioni di vita o, anche, per salvare la propria di vita.
Il governo di Justin Trudeau, nel solco dei precedenti, non ha chiuso le porte agli immigrati e richiedenti asilo, grazie ad una economia che, dopo la crisi internazionale, dà confortanti segnali di ripresa e ad una struttura territoriale capace di assorbire nuovi arrivi da utilizzare come forza lavoro nelle zone del Paese dove vi è carenza. Ma questo processo, che sino a pochi anni fa faceva parte integrante dell'anima del Paese (forse il primo ad istituire un ministero federale del Multiculturalismo, per creare spazi e non certo per serrarli), ora viene messo in pericolo non tanto dal manifestarsi di movimenti di estrema destra sovranista, quanto dai timori della gente comune che il Canada potrebbe non reggere al peso di forti flussi di arrivi, soprattutto da Nazioni non capaci di 'offrire' professionalità, ma solo numeri da inserire nel programma di welfare, tra i più avanzati al mondo.
La destra, proprio nelle ultime ore, sembra avere scelto come base per la sua offensiva il Quebec e per motivi abbastanza semplici. Essendo la Provincia a fortissima maggioranza francofona, è quella che più delle altre (nella quasi totalità anglofone) si presta ad accogliere rifugiati da Paesi poverissimi dove la lingua più parlata, ad eccezione dei dialetti, è appunto il francese, quali i Paesi africani del Nord e delle regioni sub-sahariane. E come la disastrata Haiti che, tra eventi naturali devastanti ed una corruzione che ha superato i picchi dell'epoca di 'papa Doc', Francois Duvalier, di nefasta e nefanda memoria, sta assistendo ad una emigrazione enorme che, davanti alle porte chiuse dell'America (non necessariamente quella trumpiana), guarda al Quebec come ad una terra promessa. Dove a tutti viene garantita assistenza, che significa non solo sostentamento economico, ma anche una casa e opportunità di lavoro, grazie a corsi di formazione o riconversione.
Sino a ieri, perché i gruppi o movimenti che si muovevano sotto la superficie della destra tradizionale oggi alzano la testa. Come sta facendo Atalante Quebec che protesta manifestando le sue idee con striscioni e cartelli che spuntano qui e la, nel cuore della notte, nella più grandi città della Provincia a significare il no secco ad una immigrazione che ritengono esiziale.
Sulla sua pagina Facebook, Atalante Quebec ha scritto che migliaia di immigrati legali ed illegali e di rifugiati che arrivano ogni anno in Quebec "rappresentano una minaccia per l'identità quebecchese". La proposta per risolvere il 'problema' è indicata in una inversione di tendenza, quindi con il ritorno nelle rispettive patrie degli immigrati e, contestualmente, se la scelta delle porte aperte ha una matrice sociale ed economica, con un forte impulso ad una 'politica di natalità efficace'. In una sola parola, 'remigrazione', che viene esposta come slogan da attivisti non solo di Atalante Quebec.
Temi che, con qualche sfumatura diversa, sembrano essere eguali in tutto il mondo dove si assiste ad una offensiva di movimenti e partiti di incerta matrice ideologica (ma guai a dirlo a loro, si rischiano insulti e campagne contrarie on line) ma chiaramente collocati a destra che vogliono attingere a piene mani nel serbatoio elettorale degli scontenti, di chi attribuisce ogni male al diverso, mischiando mele cattive e buone. O peggio prendendo spunto da episodi negativi per generalizzare, colpevolizzare, accusare. In parole povere, la politica della parte per l'insieme.
Un serbatoio che, al di là delle parole dette, sembra ingrossarsi davanti a quelle che vengono viste come disparità di trattamento tra gli stessi immigrati o aspiranti tali, con quelli che provengono da zone a rischio (per ultimi, i siriani) che hanno corsie preferenziali per permessi di soggiorno che invece, come accade ad esempio ai giovani europei (tra cui molti italiani), sono tortuose, se non volutamente impervie e penalizzanti.
Neanche il Quebec si sottrae a questo quadro generale perché la politica delle braccia spalancate agli immigrati che ne hanno diritto (ed un occhio benevolo anche verso chi questo diritto non lo ha) viene presa a pretesto per attaccare il governo provinciale di Philippe Couillard, liberale, che, davanti all'offensiva delle parole e delle minacce, ha ricordato che la libertà d'espressione, così come il diritto a manifestare, sono tutelati dalle carte fondamentali del Canada così come del Quebec. "Ho già detto – ha dichiarato poche ore fa Couillard – che la libertà d'espressione permette di dire delle stupidaggini (...). Il nostro ruolo è rispondere a questo con parole di saggezza, equilibrio e soprattutto verità".
L'accogliente Canada si fa sovranista: spira nel paese un vento di destra ostile ai migranti
Aumentano i timori della gente comune nei confronti dell'immigrazione e la destra si rafforza: nel mirino il Québec, meta dei rifugiati francofoni
di Diego Minuti
E' come un soffio di vento che, col passare dei giorni, acquista sempre più forza, anche se l'ampiezza del fenomeno è, almeno per ora, circoscritta. Ma il moltiplicarsi di episodi di manifesta ostilità nei confronti degli immigrati che stanno arrivando a migliaia sta creando timori in Canada, Paese che sino ad oggi si è retto economicamente ed anche socialmente sui flussi di persone che l'hanno scelto per cercare migliori condizioni di vita o, anche, per salvare la propria di vita.
Il governo di Justin Trudeau, nel solco dei precedenti, non ha chiuso le porte agli immigrati e richiedenti asilo, grazie ad una economia che, dopo la crisi internazionale, dà confortanti segnali di ripresa e ad una struttura territoriale capace di assorbire nuovi arrivi da utilizzare come forza lavoro nelle zone del Paese dove vi è carenza. Ma questo processo, che sino a pochi anni fa faceva parte integrante dell'anima del Paese (forse il primo ad istituire un ministero federale del Multiculturalismo, per creare spazi e non certo per serrarli), ora viene messo in pericolo non tanto dal manifestarsi di movimenti di estrema destra sovranista, quanto dai timori della gente comune che il Canada potrebbe non reggere al peso di forti flussi di arrivi, soprattutto da Nazioni non capaci di 'offrire' professionalità, ma solo numeri da inserire nel programma di welfare, tra i più avanzati al mondo.
Sino a ieri, perché i gruppi o movimenti che si muovevano sotto la superficie della destra tradizionale oggi alzano la testa. Come sta facendo Atalante Quebec che protesta manifestando le sue idee con striscioni e cartelli che spuntano qui e la, nel cuore della notte, nella più grandi città della Provincia a significare il no secco ad una immigrazione che ritengono esiziale.
Sulla sua pagina Facebook, Atalante Quebec ha scritto che migliaia di immigrati legali ed illegali e di rifugiati che arrivano ogni anno in Quebec "rappresentano una minaccia per l'identità quebecchese". La proposta per risolvere il 'problema' è indicata in una inversione di tendenza, quindi con il ritorno nelle rispettive patrie degli immigrati e, contestualmente, se la scelta delle porte aperte ha una matrice sociale ed economica, con un forte impulso ad una 'politica di natalità efficace'. In una sola parola, 'remigrazione', che viene esposta come slogan da attivisti non solo di Atalante Quebec.
Temi che, con qualche sfumatura diversa, sembrano essere eguali in tutto il mondo dove si assiste ad una offensiva di movimenti e partiti di incerta matrice ideologica (ma guai a dirlo a loro, si rischiano insulti e campagne contrarie on line) ma chiaramente collocati a destra che vogliono attingere a piene mani nel serbatoio elettorale degli scontenti, di chi attribuisce ogni male al diverso, mischiando mele cattive e buone. O peggio prendendo spunto da episodi negativi per generalizzare, colpevolizzare, accusare. In parole povere, la politica della parte per l'insieme.
Un serbatoio che, al di là delle parole dette, sembra ingrossarsi davanti a quelle che vengono viste come disparità di trattamento tra gli stessi immigrati o aspiranti tali, con quelli che provengono da zone a rischio (per ultimi, i siriani) che hanno corsie preferenziali per permessi di soggiorno che invece, come accade ad esempio ai giovani europei (tra cui molti italiani), sono tortuose, se non volutamente impervie e penalizzanti.
Neanche il Quebec si sottrae a questo quadro generale perché la politica delle braccia spalancate agli immigrati che ne hanno diritto (ed un occhio benevolo anche verso chi questo diritto non lo ha) viene presa a pretesto per attaccare il governo provinciale di Philippe Couillard, liberale, che, davanti all'offensiva delle parole e delle minacce, ha ricordato che la libertà d'espressione, così come il diritto a manifestare, sono tutelati dalle carte fondamentali del Canada così come del Quebec. "Ho già detto – ha dichiarato poche ore fa Couillard – che la libertà d'espressione permette di dire delle stupidaggini (...). Il nostro ruolo è rispondere a questo con parole di saggezza, equilibrio e soprattutto verità".
domenica 13 dicembre 2015
#WelcomeToCanada, trionfa l'hashtag dell'accoglienza
"Welcome to Canada", con tanto di hashtag, che trasforma il tutto in un accogliente #WelcomeToCanada. E' questo il refrain con cui politica, giornale e gran parte del pubblico liberale canadese ha deciso di accogliere il primo 'sbarco' di profughi siriani che il governo di Ottawa ha deciso di ospitare in patria.
Avanposto dei 25mila che arriveranno nel Paese'a nord del confine' entro il mese di febbraio.
Perfino il Toronto Star, autorevole giornale della metropoli dell'Ontario, ha deciso di aprire con questo titolo il proprio numero dell'edizione di ieri, con tanto di traduzione in arabo immediatamente sotto, mentre Ikea Canada ha addirittura deciso di offrire 180mila dollari caandesi di prodotti ai nuovi arrivati.
Su Twitter l'hashtag in questione ha superato nel frattempo quota 88mila 'fischiettii'.
Sulla prima pagina del quotidiano campeggia la foto di un bimbo che sventola la bandiera nazionale: "Oggi arrivano i primi 150 rifugiati - si legge, e si ribadisce -. Da parte nostra e dei canadesi vi diciamo: 'Benvenuti in Canada'".
Anche il web si è popolato di questo hashtag, utilizzato (da chi lo 'brandisce') che il Canada sia una vera terra di libertà e di trionfo dei diritti per tutti i poppoli del mondo.
Avanposto dei 25mila che arriveranno nel Paese'a nord del confine' entro il mese di febbraio.
Perfino il Toronto Star, autorevole giornale della metropoli dell'Ontario, ha deciso di aprire con questo titolo il proprio numero dell'edizione di ieri, con tanto di traduzione in arabo immediatamente sotto, mentre Ikea Canada ha addirittura deciso di offrire 180mila dollari caandesi di prodotti ai nuovi arrivati.
Su Twitter l'hashtag in questione ha superato nel frattempo quota 88mila 'fischiettii'.
Sulla prima pagina del quotidiano campeggia la foto di un bimbo che sventola la bandiera nazionale: "Oggi arrivano i primi 150 rifugiati - si legge, e si ribadisce -. Da parte nostra e dei canadesi vi diciamo: 'Benvenuti in Canada'".
Anche il web si è popolato di questo hashtag, utilizzato (da chi lo 'brandisce') che il Canada sia una vera terra di libertà e di trionfo dei diritti per tutti i poppoli del mondo.
venerdì 11 dicembre 2015
Migranti in Canada: Trudeau accoglie i primi siriani
![]() |
Justin Trudeau accoglie i primi profughi siriani |
Mentre l'Europa e anche gli stessi Stati Uniti si pongono il problema di un maggior controllo verso l'ingresso e la proliferazione del 'germe' islamico all'interno dei propri confini, Trudeau, che della demagogia dell'accoglienza a tutti i costi ha fatto una bandiera per ottenere l'elezione al posto del moderato Stephen Harper, ha addirittura garantito che entro la fine del mese di febbraio 2016 saranno ben 25mila i seguaci di Allah che verranno ospitati all'interno dei confini canadesi.
In realtà i profughi in arrivo in terra canadese, oltre che dalla Siria, provengono anche da Libano, Giordania e Turchia.
L'ambasciata canadese a Beirut aveva già fatto sapere che la precedenza nella 'selezione' verrà data ai soggetti giudicati più deboli, in particolare ai membri di famiglie sostenute da madri 'single' e persone malate.
lunedì 30 novembre 2015
Aylan Kurdi, la famiglia ottiene asilo in Canada
![]() |
Tima Kurdi al centro della foto |
La zia, Tima Kurdi, residente a Vancouver, ha reso noto che l'agenzia dell'immigrazione canadese l'ha avvertita dell'accettazione della richiesta per un altro zio di Aylan, la moglie e i cinque figli, una richiesta che lo scorso giugno era stata respinta.
Il Canada dà il via la prossima settimana a un ponte aereo per trasferire 10mila rifugiati siriani entro dicembre e 15mila entro febbrario. (fonte: AdnKronos)
mercoledì 25 novembre 2015
Rifugiati: in Canada solo siriani e no agli uomini 'single'
![]() |
John McCallum, ministro per l'Immigrazione |
Innanzitutto gli ospitati saranno solo quelli di origine siriana accertata. Quindi non altri africani o mediorientali. Il numero di migranti che verranno accettati entro la fine del 2015 passerà poi da 25mila a 10mila (altri 15mila verranno ospitati entro febbraio, periodo allungatosi a causa dei controlli di sicurezza).
Inoltre saranno seguite norme più restrittive per scremare il numero di coloro che intendono 'fuggire' in Canada: l'accesso verrà limitato solo a donne, bambini e famiglie. Non verranno invece accettati i maschi single, con l'obiettivo di ridurre il rischio di fare entrare estremisti nel Paese. Si farà eccezione però per i gay, perseguitati in patria.
Secondo alcune fonti i nuovi arrivati saranno inizialmente ospitati in basi militari, alberghi e ospedali abbandonati.
domenica 13 settembre 2015
Migranti: Canada, alla fine non ne arriverà nessuno
Ecco un breve aggiornamento su quanti saranno i migranti, siriani e no, che verranno accolti dal Canada, Paese da tutti
additato fra i più democratici del mondo, anche dai fanatici dell'accoglienza a tutti i costi, per quelli che non solo
scappano dalle guerre, ma anche per i cosiddetti 'rifugiati economici'.
Non saranno i 46mila proposti dai progressisti socialisti e liberali, ma nemmeno i 10mila che inizialmente il premier Stephen Harper aveva annunciato: saranno esattamente 'zero'. Cioè, per essere chiari, non ne verrà accolto nessuno.
Saranno invece stanziati altri 100 milioni di dollari canadesi in aiuti per l'assistenza ai campi per i profughi siriani.
Il governo di Ottawa era stato criticato per avere accolto 'soltanto' 2.500 rifugiati dal gennaio del 2015.
In Canada però, dove le regole hanno una logica, si ritiene che, evidentemente, non ha senso importare una presenza straniera che a) non si integrerebbe b) porterebbe a degli squilibri nel mondo del lavoro c) soprattutto, non ci sarebbe la possibilità di inserire nel contesto canadese migliaia di nuovi arrivi.
Con una realtà geografica che favorisce il respingimento, il Canada può permettersi il lusso di dire 'no' agli stranieri, cosa che purtroppo i Paesi europei non possono fare a meno di, come ha, con estremo senso pratico fatto l'Ungheria, innalzare delle barriere protettive reali contro l'invasione.
Non saranno i 46mila proposti dai progressisti socialisti e liberali, ma nemmeno i 10mila che inizialmente il premier Stephen Harper aveva annunciato: saranno esattamente 'zero'. Cioè, per essere chiari, non ne verrà accolto nessuno.
Saranno invece stanziati altri 100 milioni di dollari canadesi in aiuti per l'assistenza ai campi per i profughi siriani.
Il governo di Ottawa era stato criticato per avere accolto 'soltanto' 2.500 rifugiati dal gennaio del 2015.
In Canada però, dove le regole hanno una logica, si ritiene che, evidentemente, non ha senso importare una presenza straniera che a) non si integrerebbe b) porterebbe a degli squilibri nel mondo del lavoro c) soprattutto, non ci sarebbe la possibilità di inserire nel contesto canadese migliaia di nuovi arrivi.
Con una realtà geografica che favorisce il respingimento, il Canada può permettersi il lusso di dire 'no' agli stranieri, cosa che purtroppo i Paesi europei non possono fare a meno di, come ha, con estremo senso pratico fatto l'Ungheria, innalzare delle barriere protettive reali contro l'invasione.
domenica 6 settembre 2015
Migranti: dal Canada piani per accoglierne fino a 46mila
![]() |
Justin Trudeau, leader del Partito Liberale (foto CBC) |
"Ci sono momenti nella storia che di definiscono come persone e come paese. Con tante persone che hanno bisogno, questo è uno di quei momenti. Dobbiamo agire ora" afferma in un comunicato l'NDP.
Anche il Partito Liberale ha avanzato la sua proposta, che prevede l'accoglienza immediata di 25mila rifugiati provenienti dalla Siria e l'investimento di 100 milioni di dollari canadesi a favore dell'assistenza.
Due cose, in ogni caso, emergono dalle proposte, che dovrà comunque essere vagliata: il numero, che difficilmente, vistà la rigidità delle leggi canadesi, verrà oltrepassato, è la nazionalità dei rifugiati: verranno accettati profughi esclusivamente dalla Siria, nazione effettivamente in guerra, quasi sempre in grado di alta professionalità e con un'ottima cultura.
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