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mercoledì 10 maggio 2017

Rifugiati siriani chiamano il figlio Justin Trudeau

Afraa Bilal e il piccolo Justin Trudeau
Una coppia di rifugiati siriani in Canada ha chiamato il figlio Justin Trudeau in segno di gratitudine per la politica di accoglienza del primo ministro canadese.
Il piccolo è nato il 4 maggio a Calgary, provincia di Alberta. I genitori, Afraa e Muhammed Bilan sono arrivati in Canada lo scorso anno insieme agli altri due bambini.
Mamma Afraa ha detto al Toronto Star che la famiglia apprezza quello che Trudeau sta facendo e che, ora che il piccolo Justin è il primo canadese della famiglia, farà di tutto perché anche gli altri membri abbiano la cittadinanza del Paese che li ospita.
Secondo i dati forniti dal governo canadese, dal 2015 sono oltre 40 mila i rifugiati siriani accolti nel Paese. (fonte: ANSA-AP)

mercoledì 8 febbraio 2017

Somali entrano in Canada, respinti per un cavillo

Un piccolo gruppo di somali, circa una ventina, hanno sfidato il gelo invernale per poter fare ingresso in Canada.
Il tentativo di entrare clandestinamente nel 'Paese a Nord del Confine' nasce dal bando operato da Donald Trump nei confronti delle nazioni dove regnano regimi collegati al terrorismo islamico e dove è più difficile il controllo dei cosiddetti 'rifugiati', e dalla contemporanea 'chiamata' del primo ministro canadese Justin Trudeau verso coloro che vogliano migrare verso l'estero.
Dopo cinque ore di marcia nella neve a 20 gradi sotto zero, il gruppo di africani ha attraversato il confine con la provincia del Manitoba e, credendosi al sicuro, hanno chiamato la polizia federale. Un errore che potrebbe costare a loro caro: un accordo tra Stati Uniti e Canada vieta a quest'ultimo di accogliere richiedenti asilo se prima siano passati dall'America. Un cavillo che potrebbe risultare loro fatale.

martedì 7 febbraio 2017

Il Canada di Trudeau accoglie i rifugiati islamici, ma caccia gli svizzeri

foto tratta dal giornale Chronicle Herald
La storia riportata dal quotidiano canadese “Chronicle Herald” ha dell’incredibile: le autorità della Nuova Scozia, infatti, hanno deciso di espellere una famiglia svizzera dal Canada, proprio pochi giorno il noto tweet del primo ministro, Justin Trudeau, in cui invitava i rifugiati islamici esclusi dal bando di Donald Trump a venire in Canada: "I canadesi vi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza”.
Evidentemente tanto è l'amore per gli arabi e gli islamici, che i canadesi si devono essere dimenticati degli europei. Infatti la vicenda riguarda Judit e Daniel Huwiler e i loro due figli di 14 e 11 anni, Daniel jr. e Thomas, obbligati a lasciare il Canada, dove risiedono dal 2013, il prossimo 23 febbraio.
La famiglia di Daniel (i genitori e i suoi otto fratelli) si era trasferita nella nazione della Foglia d'Acero circa vent'anni fa. Il più giovane dei fratelli, Daniel appunto, li aveva raggiunti in compagnia della moglie solo quattro anni fa e non aveva mai ottenuto il passaporto canadese.
Gli Huwiler erano entrati in Canada grazie a un visto turistico e nei quattro anni successivi hanno tentato invano di ottenere un permesso di dimora. Nonostante l'aiuto di tre avvocati e 40 lettere firmate da amici e conoscenti di Bridgewater, la cittadina dove risiedono e dove sono molto benvoluti, le autorità canadesi ne hanno deciso l'espulsione. Judit e Daniel, durante la loro permanenza in Canada, non potevano lavorare a causa del visto turistico e sono stati aiutati finanziariamente dalla famiglia ungherese di lei, ma i soldi sono finiti.
La decisione ha distrutto gli Huwiler: “I nostri figli sono in lacrime. Dove sta l'umanità?”. La famiglia non riesce a immaginarsi una vita in Svizzera: “Abitiamo qui da anni, ci siamo conosciuti nel 1999 negli USA e i nostri figli hanno il passaporto americano. In Svizzera abbiamo vissuto poco e siamo scappati in Canada dopo diversi episodi di bullismo nei confronti di Daniel Jr. e Thomas, che non parlano nemmeno una parola di tedesco”. Le autorità canadesi però sono state inflessibili. (fonte: Ticinonews)

domenica 29 gennaio 2017

Trudeau, doppio tweet anti Trump e pro rifugiati

La pagina Twitter di Justin Trudeau con il tweet pro rifugiati
I canadesi amano la libertà, ma è facile amare la libertà quando si vive circondati da confini naturali come il Polo Nord, gli Stati Uniti e i due oceani, attraverso i quali non sbarcano sulle coste nordamericane centinaia di migliaia di clandestini e criminali. Cosa che invece succede regolarmente in Sud Europa, ma anche negli USA, ed elemento che, fra gli altri, ha portato gli americani a votare in massa per Donald Trump.
Tenendo presente questo, facile cadere nella demagogia della 'libera accoglienza' (soprattutto quando questa non è libera, ma attentamente selezionata) della quale si riempie la bocca l'attuale primo ministro canadese Justin Trudeau, comunque alle prese con un evidente calo di consensi nel suo stesso Paese. Trudeau, che ovviamente dai 'benpensanti' è stato subito eletto come alfiere delle libertà acquisite, ha lanciato due tweet in cui, pur senza citare mai il nome del presidente Trump, a lui pare riferirsi chiaramente. Così, alla chiusura delle frontiere da parte degli Stati Uniti a chi proviene da sette Paesi islamici, Trudeau nel primo tweet dà il benvenuto a una piccola rifugiata, mentre nell’altro scrive: "A che è in fuga da persecuzioni, terrore e guerra, i canadesi daranno il benvenuto, indipendentemente dalla sua fede. La diversità è la nostra forza". Auguriamo ai canadesi di non ritrovarsi mai in casa terroristi dell'Isis. I barconi carichi di clandestini, in effetti, arrivano in Italia, mentre i narcos messicani se ne vanno nel sud degli Stati Uniti.

martedì 29 dicembre 2015

Aylan Kurdi, la famiglia sbarca a Vancouver

La home page del Vancouver Sun dedicata alla vicenda
La famiglia di Aylan Kurdi, il bambino curdo annegato e trasportato sulle spiagge della Turchia, è stata accolta in Canada in queste ore.
Lo zio del piccolo, Mohammed, è atterrato a Vancouver insieme ad altri familiari, la moglie e cinque figli.
L'uomo ha subito ringraziato il primo ministro Justin Trudeau, la cui politica di accoglienza è stata un punto fermo della sua elezione, e si è detto molto felice di essere finalmente arrivato in Canada, dove si è ricongiunto con la sorella Teema, parte in causa fondamentale nella richiesta di asilo.
La donna ospiterà i parenti in casa sua: il fratello lavorerà nel suo salone di bellezza, mentre i nipoti studieranno nelle scuole locali.

mercoledì 25 novembre 2015

Rifugiati: in Canada solo siriani e no agli uomini 'single'

John McCallum, ministro per l'Immigrazione
Migranti sì, ma 'con juicio'. Il governo canadese di Justin Trudeau metterà infatti in atto una serie importante di restrizioni nei confronti della pur imponente massa di rifugiati siriani che ha intenzione di ospitare nei prossimi mesi.
Innanzitutto gli ospitati saranno solo quelli di origine siriana accertata. Quindi non altri africani o mediorientali. Il numero di migranti che verranno accettati entro la fine del 2015 passerà poi da 25mila a 10mila (altri 15mila verranno ospitati entro febbraio, periodo allungatosi a causa dei controlli di sicurezza).
Inoltre saranno seguite norme più restrittive per scremare il numero di coloro che intendono 'fuggire' in Canada: l'accesso verrà limitato solo a donne, bambini e famiglie. Non verranno invece accettati i maschi single, con l'obiettivo di ridurre il rischio di fare entrare estremisti nel Paese. Si farà eccezione però per i gay, perseguitati in patria.
Secondo alcune fonti i nuovi arrivati saranno inizialmente ospitati in basi militari, alberghi e ospedali abbandonati.