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domenica 20 agosto 2017

E' fuga di clandestini dagli Stati Uniti verso il Canada

Rifugiati haitiani in terra canadese
Il Canada sta affrontando un numero "senza precedenti" di richieste di asilo di persone che hanno attraversato il confine dagli Usa. Lo hanno reso noto alcuni funzionari alla CNN.
Una serie di ingressi non autorizzati che sta cominciando, forse per la prima volta nella storia, a porre ai canadesi seri dubbi sulla politica dell'accoglienza che la nazione 'a nord del confine' ha sempre sostenuto, e aumentato dopo l'arrivo di Justin Trudeau al governo.
I cittadini di Montreal sono rimasti sicuramente spaventati da quando hanno visto lo stesso stadio olimpico della città trasformato in campo accoglienza per le migliaia di profughi giunti in città.
"Non abbiamo mai visto questi numeri, anche se i nostri agenti stanno pattugliando 24 ore al giorno", ha dichiarato il portavoce della Royal Canadian Mounted Police (Rcmp), Claude Castonguay. La polizia canadese ha rivelato che circa l'80-85% sono originari di Haiti, e nelle ultime sei settimane in Quebechanno intercettato quasi 7mila richiedenti asilo. "Venire in Canada e chiedere asilo non è la garanzia per una residenza permanente", ha detto il portavoce del ministero per l'immigrazione. I rifugiati haitiani fuggono dal territorio statunitense perché impauriti dalla nuova politica di ordine e controllo sugli ingressi inaugurata dal presidente Donald Trump.

mercoledì 8 febbraio 2017

Somali entrano in Canada, respinti per un cavillo

Un piccolo gruppo di somali, circa una ventina, hanno sfidato il gelo invernale per poter fare ingresso in Canada.
Il tentativo di entrare clandestinamente nel 'Paese a Nord del Confine' nasce dal bando operato da Donald Trump nei confronti delle nazioni dove regnano regimi collegati al terrorismo islamico e dove è più difficile il controllo dei cosiddetti 'rifugiati', e dalla contemporanea 'chiamata' del primo ministro canadese Justin Trudeau verso coloro che vogliano migrare verso l'estero.
Dopo cinque ore di marcia nella neve a 20 gradi sotto zero, il gruppo di africani ha attraversato il confine con la provincia del Manitoba e, credendosi al sicuro, hanno chiamato la polizia federale. Un errore che potrebbe costare a loro caro: un accordo tra Stati Uniti e Canada vieta a quest'ultimo di accogliere richiedenti asilo se prima siano passati dall'America. Un cavillo che potrebbe risultare loro fatale.

martedì 29 dicembre 2015

Aylan Kurdi, la famiglia sbarca a Vancouver

La home page del Vancouver Sun dedicata alla vicenda
La famiglia di Aylan Kurdi, il bambino curdo annegato e trasportato sulle spiagge della Turchia, è stata accolta in Canada in queste ore.
Lo zio del piccolo, Mohammed, è atterrato a Vancouver insieme ad altri familiari, la moglie e cinque figli.
L'uomo ha subito ringraziato il primo ministro Justin Trudeau, la cui politica di accoglienza è stata un punto fermo della sua elezione, e si è detto molto felice di essere finalmente arrivato in Canada, dove si è ricongiunto con la sorella Teema, parte in causa fondamentale nella richiesta di asilo.
La donna ospiterà i parenti in casa sua: il fratello lavorerà nel suo salone di bellezza, mentre i nipoti studieranno nelle scuole locali.

giovedì 24 settembre 2015

PEGIDA sfila contro l'Islam anche nel democratico Canada

Sabato 19 settembre è stata la giornata di PEGIDA Canada (Patriots of Canada Against the Islamization of the West).
Una manifestazione, svoltasi a Toronto (ma già se ne era svolta una a Montreal), che per molti è stata un insuccesso, ma che comunque rappresenta un segnale importante di come, anche chi viva in un Paese dove i diritti vengono 'regalati' a tutti, si cominci ad avvertire il pericolo rappresentato dalla sempre più ampia presenza di una fetta della popolazione di cultura araba e islamica.
I numeri sono contrastanti, ma i 'patrioti' si sono ritrovati in uno sparuto gruppo presso Queen's Park, ovviamente contestati da un altrettanto sparuto gruppo di cosiddetti 'antirazzisti' (perché chi ritiene l'Islam una religione violenta e pericolosa viene considerato un razzista...), che hanno condannato una serie di cartelli deridenti il 'profeta' Maometto e pertanto considerati 'islamofobici'.
Va detto che, nel gruppo di PEGIDA, erano presenti alcuni noti esponenti neonazisti, il che certo non perora la causa di chi voglia affermare il diritto alla semplice difesa del territorio dall'invasione islamica. Intendo dire che non c'è bisogno di essere nazisti per desiderare un rigido e severo controllo degli ingressi di individui di origine araba o comunque di religione islamica.
Autoghettizzarsi sotto la bandiera della svastica non conviene certo a PEGIDA e agli ideali che questa propugna, visto che ogni cittadino libero e amante della libertà sarebbe pronto a supportarne le iniziative.
A Queen's Park si è così vissuta una giornata di tensione, dove anche la polizia ha fatto la sua parte, minacciando i manifestanti. E alla fine consentendo agli arabi di uscirne come parte lesa. (foto tratte dal profilo Twitter di PEGIDA Canada)

lunedì 23 settembre 2013

Letta agli italocanadesi: "Voi meglio della politica di Roma"

Sono parole di speranza quelli che il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha rivolto alla foltissima comunità italocanadese di Toronto radunatasi per incontrarlo.
E dalle lodi per gli emigrati e i figli degli emigrati che tanto si sono distinti in questa terra lontana, Letta trae spunto per sferzare la politica italiana. Il premier ha infatti osservato che con il loro lavoro e la loro forza sono stati "più credibili" della politica di Roma, troppo spesso "confusa e complessa".
"Con la vostra forza - ha sottolineato Letta - avete sostituito le tante difficoltà che la politica italiana ha vissuto".
Il presidente del Consiglio ha parlato a una cena di gala in qualità di ospite d'onore, a fianco del premier Stephen Harper. E qui, passando con grande disinvoltura dall'inglese, al francese e all'italiano, Letta ha messo in chiaro come l'Italia "venga da un periodo complicato che non è ancora finito". Quindi ha elencato i momenti in cui i nostri immigrati in Canada hanno aiutato la terra dei loro avi, citando ad esempio la solidarietà dimostrata in occasione del terremoto de L'Aquila. Ma il discorso di Letta è andato oltre, arrivando a descrivere un sistema politico ancora troppo debole e diviso, pur non citando esplicitamente i tanti problemi da affrontare per il suo esecutivo: "In passato avete sostituito le tante difficoltà della nostra politica nazionale. Con la vostra forza ci avete rappresentato come persone credibili e responsabili. Tutto questo - ha sottolineato Letta - ha voluto dire molto di più di quanto noi da Roma abbiamo potuto fare. Per questo voglio ringraziarvi".
Infine, tra gli applausi, ha comunque chiuso il suo intervento con una nota di ottimismo: "Credo che le maggiori difficolta'' le abbiamo alle spalle. Il nostro futuro sarà migliore".