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venerdì 29 giugno 2018

Da Montreal arriva il mantello che copre la luce

L'Istituto Nazionale per la Ricerca Scientifica di Montreal ha realizzato quello che può essere definito come un dispositivo che nasconda gli oggetti alla vista manipolando le frequenze della luce che li attraversano, una sorta di 'mantello dell'invisibilità' in stile Harry Potter.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Optica. La maggior parte delle precedenti soluzioni funzionavano alterando il percorso della luce, facendole aggirare l'oggetto invece di attraversarlo. I ricercatori guidati da José Azana invece hanno elaborato un nuovo metodo: se l'oggetto riflette la luce verde, ad esempio, il dispositivo elimina solo la frequenza corrispondente, per poi ricostruire il fascio di luce com'era inizialmente dopo che ha attraversato l'oggetto, rendendolo invisibile.

mercoledì 28 febbraio 2018

Studio canadese, gravidanza a rischio dopo i 40 anni

Le donne che hanno una gravidanza dopo i 40 anni hanno un rischio aumentato di parto pretermine che dipende solo da fattori biologici legati all'età, e non da altre caratteristiche come l'aumentato rischio di diabete o il fumo. Lo afferma uno studio pubblicato da Plos One, secondo cui invece il tasso minore si ha tra 30 e 34 anni.
I ricercatori della CHU Sainte Justine di Montreal hanno analizzato i dati di 184mila parti in 32 ospedali del Quebec. anche una volta eliminati potenziali altri fattori confondenti, scrivono gli autori, lo studio ha verificato che nelle donne con più di 40 anni la probabilità di parto pretermine è del 14% più alta rispetto alle 30-34enni, mentre quella di avere cesareo, induzione del parto o altri interventi sale del 31%. Anche il rischio di avere un figlio fortemente prematuro e' dell'1% per le meno giovani e dello 0,6% nelle trentenni.
"In conclusione - scrivono gli autori -, questo studio ha dimostrato che anche dopo aver tenuto conto di potenziali fattori confondenti associati alla nascita pretermine una età materna avanzata è associata indipendentemente a un maggior rischio di parto pretermine". (fonte: ANSA)

giovedì 8 febbraio 2018

Studio canadese, i virus piovono dal cielo

Secondo uno studio coordinato dalla University of British Columbia, moltissimi virus piovono letteralmente dal cielo: sollevati dalla superficie terrestre per opera di polveri e aerosol, si depositano nella bassa atmosfera a concentrazioni di oltre 800 milioni per metro quadrato, per poi viaggiare per migliaia di chilometri e ricadere di nuovo al suolo.
A contarli per la prima volta è stato uno studio pubblicato sull'International Society for Microbial Ecology Journal da un gruppo di ricercatori canadesi, statunitensi e spagnoli.
Lo studio è stato concepito per valutare quanto materiale (tra virus e batteri) viene trasportato sopra il cosiddetto 'strato limite planetario', ovvero la porzione dell'atmosfera che si estende entro i primi due-tre chilometri di altezza ed è direttamente influenzata dalla superficie terrestre: a questa altitudine (inferiore a quella a cui volano gli aeroplani) le particelle possono essere trasportate per moltissimi chilometri. Sfruttando dei rilevatori installati in Spagna, sui monti della Sierra Nevada, i ricercatori hanno scoperto che ogni giorno miliardi di virus e decine di milioni di batteri si depositano per metro quadro. I tassi di deposizione dei virus sono risultati essere dalle nove alle 461 volte superiori rispetto a quelli dei batteri.
"Circa 20 anni fa - spiega il virologo Curtis Suttle - abbiamo iniziato a trovare virus geneticamente simili in ambienti molto diversi del globo: questa preponderanza di virus persistenti che viaggiano nell'atmosfera probabilmente ci spiega il motivo: e' abbastanza plausibile che un virus sollevato in atmosfera sopra un continente si possa depositare su un altro". (fonte: ANSA)

sabato 13 gennaio 2018

Epatite B, studio italocanadese scopre il virus in una mummia di 500 anni fa

Identificato il virus dell'epatite B in una mummia di 450 anni fa, dopo che per anni si è pensato che la causa della morte di un bambino vissuto circa 500 anni fa, il cui corpo fu imbalsamato e conservato nelle arche sepolcrali della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, fosse il vaiolo.
Oggi, un team internazionale di ricercatori della McMaster University di Hamilton in Canada, diretto da Hendrik Poinar, e della divisione di paleopatologia dell'Università di Pisa, costituito da Gino Fornaciari e Valentina Giuffra, ha appurato che il bambino era portatore del virus dell'epatite B, gettando nuova luce su un agente patogeno complesso e mortale, che uccide quasi un milione di persone ogni anno.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista online "Plos Pathogens".
Nel corso delle missioni esplorative dell'Università di Pisa nella Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, dirette dal professor Fornaciari negli anni '80-'90, fu ritrovata la mummia intatta di un bambino di due anni indossante ancora la veste monastica dell'Ordine Domenicano, grazie alla quale i ricercatori hanno ottenuto il sequenziamento completo del genoma di un antico ceppo del virus dell'epatite B (HBV). (fonte: AGI)

lunedì 25 dicembre 2017

Sclerosi multipla, la soluzione in un antidepressivo

Un vecchio farmaco, l'antidepressivo clomipramina, potrebbe forse contrastare la sclerosi multipla, in particolare la forma attualmente meno curabile, quella progressiva, che colpisce il 15% di tutti i pazienti.
Resa nota sulla rivista Nature Communications, è la scoperta di Voon Wee Yong della University of Calgary, in Canada, che ha passato al setaccio una libreria di 1040 farmaci generici da cui ne ha selezionati 249 che si prendono per bocca e possono superare la barriera 'emato-encefalica', ovvero il confine tra sangue e cervello, invalicabile dalla maggior parte delle medicine.
Yong ha testato i farmaci su topolini modello di sclerosi multipla; la forma progressiva è una malattia particolarmente ostica perché il danno neurale avviene contemporaneamente su più fronti (neurodegenerativo, ossidativo da radicali liberi, immunitario).
Yong ha visto che l'antidepressivo clomipramina può contrastare il danno neurologico a più livelli: il farmaco ha infatti dimostrato di prevenire la neurotossicità di avere attività antiossidante e di agire contro la proliferazione di cellule immunitarie.
Secondo Yong l'antidepressivo clomipramina è quindi un promettente candidato farmaco-semplice da assumere-da testare su pazienti con la grave forma di sclerosi multipla. (fonte: ANSA)

sabato 16 aprile 2016

Sclerosi multipla: da Vancouver la rivoluzione dell'Ocrelizumab

Il farmaco sperimentale Ocrelizumab di Roche conferma di avere un'efficacia superiore contro la sclerosi multipla recidivante-remittente la sclerosi multipla primariamente progressiva.
Questi, in sintesi, i risultati ottenuti da tre studi di fase 3, presentati in occasione del 68° convegno annuale dell'American Academy of Neurology in corso dal 15 al 21 aprile a Vancouver.
I dati presentati dimostrano che Ocrelizumab riduce significativamente la progressione della disabilità e il danno del tessuto cerebrale in entrambe le forme di sclerosi multipla. Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato sperimentale, progettato per colpire in maniera selettiva le cellule di un tipo specifico di cellule immunitarie considerate tra le principali responsabili del danno alla mielina (ovvero la guaina protettiva che ricopre le fibre nervose isolandole e fungendo loro da supporto) e all'assone (cellula nervosa), che si osserva nella sclerosi multipla e che determina disabilità.
A febbraio 2016, la Food and Drug Administration, l'agenzia regolatoria americana, ha riconosciuto a Ocrelizumab la designazione di "Breakthrough Therapy" (terapia fortemente innovativa) per il trattamento di pazienti affetti da sclerosi multipla primariamente progressiva. (cit. AGI)

venerdì 21 agosto 2015

McMaster University, sì ai grassi saturi, no a quelli trans

Non tutti i grassi fanno così male al cuore come si riteneva fino a poco tempo fa. Lo sostiene una ricerca condotta dalla McMaster University di Hamilton, che ha messo a confronto i risultati di 50 studi per valutare l'associazione fra grassi saturi e trans e le ricadute sulla salute degli adulti.
La conclusione assolve dalle cause di mortalità i grassi saturi, quelli di origine animale e contenuti in uova, carne, burro e formaggi. Un aumento del 34% della mortalità è invece direttamente correlato al consumo dei grassi trans, o idrogenati, spesso presenti in merendine, snack e prodotti industriali per via del loro basso costo.
L'autore della ricerca è Russell de Souza, assistente professore del Department of Clinical Epidemiology and Biostatistics dell'università canadese.

venerdì 14 agosto 2015

Frances Oldham Kelsey, addio all'eroina del talidomide

Frances Oldham Kelsey
Frances Oldham Kelsey, la scienziata-eroina che fra i primi intuì gli effetti dannosi del talidomide, farmaco assunto a cavallo fra gli anni '50 e '60 dalle donne incinte, si è spenta venerdì all'età di 101 anni. Appena 24 ore prima era stata insignita dell'Ordine del Canada in una cerimonia privata a casa di sua figlia a London, nell'Ontario.
La Kelsey lascia dietro di se un'eredità importante. A lei si devono le norme per la sicurezza dei medicinali: nei suoi 45 anni di carriera ha infatti aiutato a riscrivere le regole per i test medici, rafforzando le tutele per gli americani e combattendo i conflitti di interessi nella medicina.
Ciò che però le diede fama internazionale fu la storica decisione presa quando lavorava al Food and Drug Administration, negando con determinazione l'autorizzazione alla messa in commercio negli Stati Uniti del talidomide, sedativo sviluppato dal medico e chimico tedesco Heinrich Mueckter (condannato nel 1946 per aver effettuato esperimenti nei campi di concentramento polacchi durante il nazismo) e messo in commercio nel 1957 dalla ditta tedesca Chemie Grünenthal. Il tutto nonostante la grande popolarità del farmaco in molti paesi e le pressioni ricevute dall'azienda produttrice. Per la Kelsey infatti la richiesta conteneva dati incompleti e insufficienti sulla sicurezza del farmaco: mancavano in particolare i dati che indicavano se potesse attraversare la placenta, che fornisce nutrimento al feto.
Fino al 1962, quando venne bandito dal commercio, provocò nel mondo circa diecimila nascite di bambini deformi, o addirittura privi di gambe e braccia. Non negli Stati Uniti però. Dove grazie alla ferma decisione di Kelsey si evitò la diffusione del farmaco.
Nel luglio del 1962 i meriti della Kelsey vennero pubblicamente riconosciuti e la scienziata fu premiata dal presidente americano John F. Kennedy. Solo nel 2012 la casa farmaceutica tedesca Grünenthal, ha chiesto ufficialmente scusa alle vittime del farmaco.

domenica 12 ottobre 2014

Ebola, anche il Canada lancia l'allarme

L'ebola non è certamente una malatia da prendere sottogamba, come pare invece fare il governo italiano, i cui confini nei confronti di chi arriva da Paesi esposti al contagio sono ormai ridotti peggio di un groviera in decomposizione.
Il governo canadese, per esempio, ha consigliato ai suoi cittadini di lasciare immediatamente le nazioni più colpite dall'epidemia, prendendo allo stesso tempo misure per controllare ai suoi confini gli ingressi da questi stessi Stati.
"Stiamo chiedendo ai canadesi che vivono in Sierra Leone, Guinea e Liberia di prendere in considerazione di lasciare" questi Paesi con voli commerciali "finché questi sono ancora disponibili", ha detto il ministro della Sanità di Ottawa, Rona Ambrose.
Intanto, ancora il Canada si distingue nella lotta al virus. Uno dei due vaccini 'promettenti' segnalati dall'OMS è infatti quello sviluppato dall'Agenzia di Sanità Pubblica Canada a Winnipeg, la cui licenza di commercializzazione è di proprietà della NewLink Genetics.

venerdì 31 gennaio 2014

32mila batteri presenti nel campus, il 'merito' è dell'uomo

Sono oltre 32.000 i batteri diversi fra le pareti dei palazzi, inclusi i patogeni staphylococcus e clostridium. Lo sostengono i ricercatori dell'Università del Quebéc, a Montréal, con uno studio pubblicato su "PlosOne". Gli studiosi hanno raccolto, armati di aspirapolveri dotati di speciali filtri, i batteri presenti nelle 115 stanze del palazzo di tre piani del campus dell'Oregon University. Gli studiosi hanno rilevato che le persone hanno una grande influenza sulla tipologia di batteri presenti. Il numero e la tipologia di batteri, anche patogeni, che circolano nelle case e negli uffici, insomma, dipende dall'uomo.

Nuova scoperta all'Université Laval

Secondo una nuova ricerca pubblicata sul 'British Journal of Nutrition' e condotta dall'Université Laval (Canada), alcuni probiotici potrebbero aiutare le donne a perdere peso e a tenerlo sotto controllo.
Il team ha cercato di comprendere se il consumo di specifici probiotici sia utile a ripristinare il microbiota intestinale a favore di batteri capaci di promuovere un peso sano.
Per testare l'ipotesi il gruppo di ricercatori ha reclutato 125 uomini e donne in sovrappeso. I soggetti sono stati sottoposti ad una dieta dimagrante per dodici settimane, seguite da un periodo di altre dodici settimane finalizzato al mantenimento del peso raggiunto.

mercoledì 11 dicembre 2013

Scoperto un nuovo gas serra, 7mila volte più potente della CO2

Si chiama 'per fluoro tributilammina' (Pftba) ed è un gas serra presente nell'atmosfera della Terra, che finora non era mai stato considerato. Un gas che avrebbe un effetto 7mila volte più elevato rispetto all'anidride carbonica. Lo hanno rilevato gli scienziati del dipartimento di Chimica della Toronto University. Il Pftba non esiste in natura, ma è stato impiegato dalla metà del XX secolo per diverse applicazioni, fra cui la costruzione di dispositivi elettrici, ed è ancora oggi utilizzato in diversi liquidi impiegati a livello industriale per testare le apparecchiature elettroniche.
Al momento, dicono gli esperti, "non sono noti processi capaci di rimuovere o distruggere il Pftba nella bassa atmosfera e per questo ha un tempo di permanenza davvero alto, nell'ordine delle centinaia di anni".
"La perfluorotributilammina - ha concluso Cora Young (nella foto), che insieme ad Angela Hong e a Scott Mabury ha compiuto la scoperta - permane nell'atmosfera davvero a lungo, e ha un'efficienza radiativa molto elevata": quest'ultimo parametro rende la molecola un gas serra molto efficiente, e quindi più pericoloso per l'atmosfera. "A causa di queste sue caratteristiche, ha un potenziale impatto sul riscaldamento globale molto alto. Calcolato su una finestra temporale di 100 anni, che è la vita media del Pftba, una singola molecola di perfluorotributilammina ha lo stesso impatto sul riscaldamento globale di 7.100 molecole di anidride carbonica".

sabato 13 luglio 2013

British Columbia University, sviluppato un vaccino contro il virus del Nilo occidentale

Arriva ancora una volta dal Canada una novità scientifica: 'a nord del confine' è stato infatti sviluppato un vaccino che potrebbe fermare la diffusione del virus del Nilo occidentale (West Nile Virus) tra le specie più comuni e quelle in via di estinzione di uccelli.
Il WNV, agente patogeno trasportato dalle zanzare, approdò in Nord America nel 1999 ed è endemico lungo l'intero continente. Solo nel 2012 ha ucciso 286 persone negli Stati Uniti, oltre a 42 persone in Canada dal 2002. 
Tuttora non esiste un vaccino efficace contro l'infezione da WNV per gli esseri umani e per gli uccelli.
Specie comuni come corvi, cornacchie e ghiandaie sono altamente vulnerabili al virus con tassi di mortalità che per alcuni gruppi arrivano fino al 100% dei casi. 
La soluzione al problema, più che decennale, potrebbe arrivare dal nuovo vaccino sviluppato in Canada da Joanne Young della British Columbia University, che è risultato efficace nell'innescare una risposta immunitaria al WNV negli uccelli.

domenica 19 maggio 2013

L'acqua più antica del mondo è sotto l'Ontario


Sono davvero tante le scoperte scientifiche realizzate in Canada. Molto spesso per la capacità e la munificità degli enti deputati a realizzarle, dotati di una tale organizzazione che porta in molti casi alla cosiddetta 'fuga dei cervelli' italiani. In altre situazioni, come questa, si tratta di mera fortuna, o meglio, del fatto di trovarsi la scoperta direttamente sotto i propri piedi.
Una sacca di acqua risalente a circa due miliardi e mezzo di anni fa è stata infatti scoperta nel sottosuolo canadese, nella Provincia dell'Ontario, a una profondità di 2,4 chilometri. Si tratterebbe così dell'acqua più antica della Terra, nella quale potrebbero trovarsi tracce di sostanze chimiche note per sostenere la vita.
Un dato che, come pubblicato da "Nature", potrebbe indicare come la vita sulla Terra si sarebbe sviluppata anche prima di quello che si suppone attualmente. Ma non solo: le stesse ricerche potrebbero fornire informazioni circa la possibilità di vita su Marte. Si è trovata infatti una forte analogia fra la scoperta canadese e la teoria secondo cui, sotto la superficie del Pianeta Rosso, potrebbero essere presenti tracce di acqua che un tempo avrebbero ospitato la vita.
La sacca acquifera è rimasta isolata e quindi incontaminata per tutto questo tempo, e ora i risultati possono indurci a ripensare quali posti del nostro pianeta siano adatti a sviluppare la vita. Potrebbero inoltre rivelare indizi su come i microbi si evolvano in uno stato di isolamento e senza il calore generato dal Sole.
I ricercatori delle università di Manchester e Lancaster, nel Regno Unito, insieme a quelli di Toronto e McMaster, in Canada, sono riusciti ad analizzare l'acqua che è fuoriuscita da un pozzo di una miniera nei pressi della sacca canadese e hanno scoperto che è ricca di gas disciolti come forme di idrogeno, metano e diversi gas nobili come elio, neon, argon e xeno. L'acqua rappresenta un'insospettata oasi nella crosta terrestre e conserva le tracce delle condizioni ambientali presenti sulla Terra quando era relativamente giovane.
L'acqua trovata nella miniera canadese, che sgorga alla velocità di quasi due litri al minuto, ha caratteristiche simili a quelle dell'acqua, più recente, che fuoriesce da una miniera profonda 2,8 chilometri sotto il Sud Africa, e che sarebbe stata in grado di supportare microbi. "Abbiamo trovato un sistema fluido interconnesso al basamento cristallino canadese che è di miliardi di anni ed è in grado di sostenere la vita", ha detto il professor Chris Ballentine dell'università di Manchester, co-autore dello studio e direttore del progetto.
(foto National Geographic)