L'ultima Sunshine Girl del 2018 è Veronica, modella canadese che ha posato per la fotografa omonima Veronica Henri dell'agenzia Postmedia Network.
Segno del Toro, Veronica ama leggere, si legge, e uscire a passeggio con il suo gatto chiamato Knox. Pratica le arti maerziali, ascolta David Bowie e vuole diventare una modella di lingerie.
ievemente sovrappeso, la si potrebbe definire una modella curvy, il che non guasta, perfetta chiusura di un giornale, il Sun, che delle ragazze 'copertina', le 'Sunshine Girl' appunto, ha fatto una vera e propria storia del giornalismo moderno.
Le Sunshine Girl 'riprese' da Canada 2.0:
Alexena - Karolina - Cat Solomon - Samantha - Jackie
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martedì 1 gennaio 2019
lunedì 25 giugno 2018
Il fantasma della ragazza fotografata nel 1850 riprende vita
Potrebbe essere definita come la 'ragazza fantasma' la giovane fotografata quasi due secoli fa, poco prima del 1850, con un dagherrotipo e la cui immagine, insieme a un gruppo di altre, è stata rivelata da gruppo della The University of Western Ontario, guidato da Madalena Kozachuk, il cui lavoro è descritto sulla rivista Scientific Reports.
Si tratta di immagini che, custodite nella National Gallery of Canada, apparivano ormai perse e irrecuperabili a causa dell'ossidazione e altri danni. "L'immagine è apparsa totalmente inaspettata, ora la si può vedere nei suoi più piccoli dettagli, dagli occhi alle pieghe del vestito", ha commentato la Kozachuk.
Negli ultimi tre anni i ricercatori sono riusciti a identificare la composizione chimica dell'ossidazione e come era cambiata l'immagine da un punto all'altro. Grazie a questo lavoro preliminare, e usando una tecnica nuova e non invasiva, che sfrutta la scansione rapida a raggi X e la microfluorescenza, sono riusciti ad analizzare i dagherrotipi nella loro completezza e la loro piastra, riportando alla luce i volti nascosti. Per ogni dagherrotipo la scansione è durata la bellezza di otto ore.
Il dagherrotipo è stata la prima forma di rappresentazione visiva della storia. Venne messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre, da un'idea di Joseph Nicéphore Niépce e del figlio di questi, Isidore, e venne presentato al pubblico nel 1839.
Si tratta di immagini che, custodite nella National Gallery of Canada, apparivano ormai perse e irrecuperabili a causa dell'ossidazione e altri danni. "L'immagine è apparsa totalmente inaspettata, ora la si può vedere nei suoi più piccoli dettagli, dagli occhi alle pieghe del vestito", ha commentato la Kozachuk.
Negli ultimi tre anni i ricercatori sono riusciti a identificare la composizione chimica dell'ossidazione e come era cambiata l'immagine da un punto all'altro. Grazie a questo lavoro preliminare, e usando una tecnica nuova e non invasiva, che sfrutta la scansione rapida a raggi X e la microfluorescenza, sono riusciti ad analizzare i dagherrotipi nella loro completezza e la loro piastra, riportando alla luce i volti nascosti. Per ogni dagherrotipo la scansione è durata la bellezza di otto ore.
Il dagherrotipo è stata la prima forma di rappresentazione visiva della storia. Venne messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre, da un'idea di Joseph Nicéphore Niépce e del figlio di questi, Isidore, e venne presentato al pubblico nel 1839.
domenica 3 settembre 2017
Fred Herzog, un libro sui colori di Vancouver
Si riporta un articolo tratto da "Internazionale", relativo al libro di fotografie di Fred Herzog, dedicato alla città della British Columbia.
"I colori di Vancouver"
Fino agli anni sessanta la pellicola a colori come la Kodachrome è considerata un prodotto di uso comune, non certo per fotografi professionisti. Prima che il colore sia riscattato da William Eggleston e Stephen Shore, già negli anni cinquanta un tedesco immigrato a Vancouver ne esplora le potenzialità.
Nato nel 1930 a Stoccarda, a vent’anni Fred Herzog compra la sua prima macchina fotografica usando rullini in bianco e nero. Nel 1952 parte per il Canada in cerca di lavoro. Si stabilisce a Vancouver e trova impiego in un cantiere navale, e nel tempo libero esplora e fotografa le strade della città. Solo nel 1953 scatta circa 120mila foto, usando una pellicola che non offre molte possibilità perché è poco sensibile alla luce, la Kodachrome 10 Iso.
Herzog si aggira per la città come un flâneur attratto da elementi in apparenza trascurabili. Per lui è fondamentale passare inosservato, a partire dal corredo fotografico: usa solo piccole macchine che gli consentono di cogliere la vita nella maniera più reale possibile, senza che sia condizionata dalla sua presenza. Per molti anni Herzog va avanti così, non pensa di essere un artista e non ricerca il successo. La sua prima grande mostra arriva tardi, organizzata dalla Vancouver art gallery nel 2007.
La monografia Modern color, pubblicata da Hatje Cantz, rende finalmente giustizia al lavoro di Herzog che, come racconta a Time, non si è mai considerato un pioniere del colore: all’epoca c’era anche Saul Leiter, ma Herzog si è distinto per la quantità di materiale prodotto e con cui ha raccontato una nuova cultura, lontana dalla sua Germania devastata dalla guerra, mostrandone le vetrine dei negozi, le automobili, i manifesti pubblicitari, elementi fondanti del sogno americano che il fotografo non vuole criticare ma osservare come fenomeno sociale.
Nel libro sono raccolte circa 230 foto, corredate da saggi di David Campany, Hans-Michael Koetzle e Jeff Wall.
"I colori di Vancouver"
Fino agli anni sessanta la pellicola a colori come la Kodachrome è considerata un prodotto di uso comune, non certo per fotografi professionisti. Prima che il colore sia riscattato da William Eggleston e Stephen Shore, già negli anni cinquanta un tedesco immigrato a Vancouver ne esplora le potenzialità.
Nato nel 1930 a Stoccarda, a vent’anni Fred Herzog compra la sua prima macchina fotografica usando rullini in bianco e nero. Nel 1952 parte per il Canada in cerca di lavoro. Si stabilisce a Vancouver e trova impiego in un cantiere navale, e nel tempo libero esplora e fotografa le strade della città. Solo nel 1953 scatta circa 120mila foto, usando una pellicola che non offre molte possibilità perché è poco sensibile alla luce, la Kodachrome 10 Iso.
Herzog si aggira per la città come un flâneur attratto da elementi in apparenza trascurabili. Per lui è fondamentale passare inosservato, a partire dal corredo fotografico: usa solo piccole macchine che gli consentono di cogliere la vita nella maniera più reale possibile, senza che sia condizionata dalla sua presenza. Per molti anni Herzog va avanti così, non pensa di essere un artista e non ricerca il successo. La sua prima grande mostra arriva tardi, organizzata dalla Vancouver art gallery nel 2007.
La monografia Modern color, pubblicata da Hatje Cantz, rende finalmente giustizia al lavoro di Herzog che, come racconta a Time, non si è mai considerato un pioniere del colore: all’epoca c’era anche Saul Leiter, ma Herzog si è distinto per la quantità di materiale prodotto e con cui ha raccontato una nuova cultura, lontana dalla sua Germania devastata dalla guerra, mostrandone le vetrine dei negozi, le automobili, i manifesti pubblicitari, elementi fondanti del sogno americano che il fotografo non vuole criticare ma osservare come fenomeno sociale.
Nel libro sono raccolte circa 230 foto, corredate da saggi di David Campany, Hans-Michael Koetzle e Jeff Wall.
venerdì 28 luglio 2017
Erik Karlsson e Melinda Currey, le foto d'amore che hanno fatto impazzire il Canada
Hanno suscitato grande sensazione in Canada, e a Ottawa in particolare, le foto che ritraggono Erik Karlsson, difensore e capitano degli Ottawa Senators, assieme alla fidanzata Melinda Currey, che della capitale canadese è nativa.
Gli autori degli scatti sono una coppia di fotografi, sposati nella vita, Joel e Justyna Bedford.
Quello di Karlsson è stato definito un look alla James Bond, con il giocatore che, vestito in giacca scura, si trovava dapprima alla guida di una Impala del 1964 e successivamente, assieme alla futura moglie, davanti alle acque del lago Ontario, nell'area di Prince Edward County, a tre ore da Ottawa.
Il set delle foto può essere trovato sulla pagina deidue fotografi, che lo hanno intitolato "Prince Edward County Engagement", aggiungendo: "They both looked smashing, Melinda in an incredible red form-fitting Gemeli Power gown, and Erik in a bespoke black suit. Upon dressing into their outfits, we noted that they could have been pulled from a classic James Bond movie...".
Gli autori degli scatti sono una coppia di fotografi, sposati nella vita, Joel e Justyna Bedford.
Quello di Karlsson è stato definito un look alla James Bond, con il giocatore che, vestito in giacca scura, si trovava dapprima alla guida di una Impala del 1964 e successivamente, assieme alla futura moglie, davanti alle acque del lago Ontario, nell'area di Prince Edward County, a tre ore da Ottawa.
venerdì 28 aprile 2017
Edward Burtynsky in mostra ad Aosta
Il fotografo canadese Edward Burtynsky è il protagonista della mostra "L'uomo e la terra", allestita al Centro Saint-Benin di Aosta fino al 24 settembre.
In esposizione ci sono 30 fotografie a colori, di grande formato, che rappresentano immensi scenari dal mondo (Stati Uniti, Bangladesh, Italia, Cina, Australia, Portogallo) "fotografati con una tecnica raffinata che conferisce alle immagini un'eccezionale forza pittorica".
Nato nel 1955 a St.Catharines (Ontario), Burtynsky si è diplomato in arti grafiche al Ryerson Polytechnic University e si è laureato al Niagara College. Le sue opere sono custodite nei maggiori musei mondiali, fra cui la National Gallery of Canada, la Bibliothéque Nationale de France di Parigi, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York.
Burtynsky - si legge nella presentazione - "ha il dono raro di esplicitare la relazione delicatissima e fondamentale tra l'uomo e la terra componendo immagini di straordinaria qualita' estetica; discostandosi da un atteggiamento apertamente militante, le sue fotografie non vogliono proporre tesi precostituite, ma piuttosto suggerire un'osservazione nuova, che ci induca a considerare quanto la relazione uomo-ambiente sia fortemente ambivalente".
In esposizione ci sono 30 fotografie a colori, di grande formato, che rappresentano immensi scenari dal mondo (Stati Uniti, Bangladesh, Italia, Cina, Australia, Portogallo) "fotografati con una tecnica raffinata che conferisce alle immagini un'eccezionale forza pittorica".
Nato nel 1955 a St.Catharines (Ontario), Burtynsky si è diplomato in arti grafiche al Ryerson Polytechnic University e si è laureato al Niagara College. Le sue opere sono custodite nei maggiori musei mondiali, fra cui la National Gallery of Canada, la Bibliothéque Nationale de France di Parigi, il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York.
Burtynsky - si legge nella presentazione - "ha il dono raro di esplicitare la relazione delicatissima e fondamentale tra l'uomo e la terra componendo immagini di straordinaria qualita' estetica; discostandosi da un atteggiamento apertamente militante, le sue fotografie non vogliono proporre tesi precostituite, ma piuttosto suggerire un'osservazione nuova, che ci induca a considerare quanto la relazione uomo-ambiente sia fortemente ambivalente".
domenica 26 febbraio 2017
Vincenzo Pietropaolo in mostra all'Istituto Italiano di Cultura
L'Istituto Italiano di Cultura di
Toronto ospiterà l'inaugurazione della mostra
"Ritual" di Vincenzo Pietropaolo. L'iniziativa è stata
organizzata in collaborazione con The Mariano Elia Chair in
Italian-Canadian Studies at York University in occasione della
recente pubblicazione dell'omonimo libro "Ritual" del fotografo
documentarista italiano, che sarà presente all'evento.
L'esposizione comprende una collezione di 150 fotografie che coprono 46 anni, incentrate sulla processione del Venerdì Santo che ogni anno si snoda lungo le strade della Little Italy di Toronto, la più grande comunità di immigrati italiani al mondo. La processione, alla quale partecipano attori che ripropongono fedelmente la Via Crucis, è un evento fortemente sentita dalla comunità. Pietropaolo ha partecipato per oltre 40 anni, seguendone i cambiamenti, da piccola occasione parrocchiale a grande raduno che ogni anno richiama decine di migliaia di persone.
Nato in Italia e residente in Canada, il fotografo documentarista da sempre è concentrato a ritrarre l'esperienza degli immigrati, la cultura della classe operaia e più in generale tematiche di giustizia sociale. (fonte AGI)
L'esposizione comprende una collezione di 150 fotografie che coprono 46 anni, incentrate sulla processione del Venerdì Santo che ogni anno si snoda lungo le strade della Little Italy di Toronto, la più grande comunità di immigrati italiani al mondo. La processione, alla quale partecipano attori che ripropongono fedelmente la Via Crucis, è un evento fortemente sentita dalla comunità. Pietropaolo ha partecipato per oltre 40 anni, seguendone i cambiamenti, da piccola occasione parrocchiale a grande raduno che ogni anno richiama decine di migliaia di persone.
Nato in Italia e residente in Canada, il fotografo documentarista da sempre è concentrato a ritrarre l'esperienza degli immigrati, la cultura della classe operaia e più in generale tematiche di giustizia sociale. (fonte AGI)
giovedì 19 gennaio 2017
Nina Dobrev si scopre sulla copertina di Men's Health
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La foto che ha portato alla posa 'incriminata' |
Il fattaccio sarebbe avvenuto mentre la nota attrice si trovava distesa su di un'amaca, per una foto che sarebbe poi stata pubblicata su di una pagina all'interno del giornale.
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La copertina della rivista raffigurante la Dobrev |
martedì 20 dicembre 2016
Ljubodrag Andric a Toronto con "Il tempo necessario"
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Una delle foto di Ljubodrag Andric esposte a Toronto |
Andric, nato da padre scrittore e drammaturgo e madre attrice, cominciò a occuparsi di fotografia già a 15 anni, dedicandovisi definitivamente dopo avere studiato letteratura all'università di Belgrado. Nel 1986 si trasferì a Roma prima di spostarsi a Toronto nel 2002, dove risiede attualmente con la duplice nazionalità, italiana e canadese.
Dopo recenti mostre a San Francisco e Toronto, quest'anno il suo lavoro è stato presentato con una mostra alla Triennale di Milano, nonché negli spazi dedicati all'arte dell'Università Bocconi. Una grande esposizione dedicata ad Andric si è appena conclusa a Venezia, alla Fondazione Querini Stampalia, curata da Francesca Valente con un'installazione di Tobia Scarpa, mentre un'altra si aprirà al Musée des beaux-arts di Le Locle, in Svizzera, il prossimo febbraio. (fonte AGI)
lunedì 25 gennaio 2016
La foto di Gutoski in mostra al Forte di Bard
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La foto di Don Gutoski "A Tale of Two Foxes" |
Saranno presentate oltre cento immagini, divise nelle 18 categorie del premio indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine.
L'immagine vincitrice è "A Tale of Two Foxes" del canadese Don Gutoski, che ritrae una volpe rossa che trascina la carcassa di una volpe artica, nel Wapusk National Park.
Al concorso hanno partecipato 42mila concorrenti, provenienti da 96 Paesi del mondo, valutati da una giuria internazionale di esperti fotografi naturalisti.
martedì 29 settembre 2015
Calendario Lavazza, i 13 scatti di Joey L
A Milano è stato presentato il Calendario Lavazza 2016, che ha come titolo "From father to son", ma soprattutto gli scatti del fotografo canadese Joey L (Joey Lawrence), e come tema portante quello della nuova generazione degli 'earth defenders', produttori e imprenditori agricoli under 40 del centro e sud America, depositari di tradizioni e antichi saperi, ma anche promotori di cambiamento.
Relativamente al calendario Lavazza ho deciso di proporvi integralmente l'articolo pubblicato oggi da "Il Giornale", scritto da Andrea Cuomo.
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Gli 'eroi della terra'. Giovani, depositari di antiche tradizioni ma aperti al cambiamento. C'è Anderson Ricardo, che fa l'imprenditore del caffè e ha il sogno di "creare un processo completo di produzione a conduzione familiare" che lo conduca ad avere presto "un mio marchio di caffè e una mia società".
E c'è Dali Nolasco Cruz, che a 27 anni fa parte di un'associazione di produttrici 'in rosa' di peperoncini serrano che cerca non tanto il profitto quanto il risactto sociale delle donne messicane.
Sono Anderson e Dali, ma anche Anayibe, Edinson, Antonia ed Edulis i protagonisti dell'edizione 2016 del Calendario Lavazza, presentato alla Cascina Cuccagna di Milano.
"From Fathers to Son" il titolo del progetto realizzato con la direzione creativa di Armando Testa, che si riassume in tredici scatti del giovane fotografo canadese Joey L., uno per ogni mese più la copertina, che saranno visibili all'Expo nel padiglione Italia fino al prossimo 7 ottobre.
Immagini vibranti e vagamente cinematografiche, in cui però non c'è fiction: immortalano i riti e i costumi della nuova generazione di Earth Defenders ('difensori della terra'), che nel Centro e nel Sud America attraverso il rapporto con i propri genitori e con la terra difendono la biodiversità e l'integrità delle comunità locali con un occhio anche a evitare di sprecare risorse spesso molto limitate.
"Abbiamo voluto dare di loro un'immagine epica, ma anche intima - spiegato il fotografo - che restituisse il legame tra padri e figli, madri e figlie. Il viaggio fotografico in Centro e Sud America mi ha permesso di capire che il valore di un luogo è dato dalle persone che per generazioni vi hanno lavorato. La mia speranza è che ogni immagine riesca a trasmettere almeno in parte le emozioni e il vissuto di questi eroi contemporanei dei padri e dei figli: nei loro volti e nei loro gesti c'è la storia di un passato lontano e il sogno di un futuro migliore". "Volevamo un occhio fresco e autentico. Ecco perché abbiamo scelto Joey L., un fotografo straordinario, con attenzione e profondità uniche - spiega il direttore corporate image dell'azienda Francesca Lavazza - . Scegliere un nuovo fotografo è stato difficile ma nonostante abbia solo 26 anni Joey L. ha dimostrato grande profondità e maturità" nel ritrarre quelli che lei definisce "i veri eroi del nostro tempo, molto più delle celebrità, molto più delle star del cinema".
Il calendario Lavazza 2016 è in vendita in edizione limitata. Chi lo acquisterà contribuirà al progetto Terra Madre Giovani - We Feed the Planet, evento organizzato da Slow Food dal 3 al 6 ottobre prossimi a cui prenderanno parte 2mila giovani contadini provenienti da 120 Paesi del mondo, ospiti di oltre 500 famiglie lombarde. "Lo scopo di Terra Madre Giovani - spiega Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food - è di fare interagire i saperi che queste persone hanno appreso dai padri con la tecnologia moderna". Già, perché "chi si aspetta di vedere arrivare contadini che fanno tanto folklore, non ha capito niente. Queste persone sono capaci di interagire con la tecnologia. È questa la novità bella che fa sperare in un futuro dell'agricoltura". Il progetto si può sostenere anche sui social network attraverso l'hashtag #EarthDefenders. (fonte: Il Giornale)
Relativamente al calendario Lavazza ho deciso di proporvi integralmente l'articolo pubblicato oggi da "Il Giornale", scritto da Andrea Cuomo.
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Gli 'eroi della terra'. Giovani, depositari di antiche tradizioni ma aperti al cambiamento. C'è Anderson Ricardo, che fa l'imprenditore del caffè e ha il sogno di "creare un processo completo di produzione a conduzione familiare" che lo conduca ad avere presto "un mio marchio di caffè e una mia società".
E c'è Dali Nolasco Cruz, che a 27 anni fa parte di un'associazione di produttrici 'in rosa' di peperoncini serrano che cerca non tanto il profitto quanto il risactto sociale delle donne messicane.
Sono Anderson e Dali, ma anche Anayibe, Edinson, Antonia ed Edulis i protagonisti dell'edizione 2016 del Calendario Lavazza, presentato alla Cascina Cuccagna di Milano.
"From Fathers to Son" il titolo del progetto realizzato con la direzione creativa di Armando Testa, che si riassume in tredici scatti del giovane fotografo canadese Joey L., uno per ogni mese più la copertina, che saranno visibili all'Expo nel padiglione Italia fino al prossimo 7 ottobre.
Immagini vibranti e vagamente cinematografiche, in cui però non c'è fiction: immortalano i riti e i costumi della nuova generazione di Earth Defenders ('difensori della terra'), che nel Centro e nel Sud America attraverso il rapporto con i propri genitori e con la terra difendono la biodiversità e l'integrità delle comunità locali con un occhio anche a evitare di sprecare risorse spesso molto limitate.
"Abbiamo voluto dare di loro un'immagine epica, ma anche intima - spiegato il fotografo - che restituisse il legame tra padri e figli, madri e figlie. Il viaggio fotografico in Centro e Sud America mi ha permesso di capire che il valore di un luogo è dato dalle persone che per generazioni vi hanno lavorato. La mia speranza è che ogni immagine riesca a trasmettere almeno in parte le emozioni e il vissuto di questi eroi contemporanei dei padri e dei figli: nei loro volti e nei loro gesti c'è la storia di un passato lontano e il sogno di un futuro migliore". "Volevamo un occhio fresco e autentico. Ecco perché abbiamo scelto Joey L., un fotografo straordinario, con attenzione e profondità uniche - spiega il direttore corporate image dell'azienda Francesca Lavazza - . Scegliere un nuovo fotografo è stato difficile ma nonostante abbia solo 26 anni Joey L. ha dimostrato grande profondità e maturità" nel ritrarre quelli che lei definisce "i veri eroi del nostro tempo, molto più delle celebrità, molto più delle star del cinema".
Il calendario Lavazza 2016 è in vendita in edizione limitata. Chi lo acquisterà contribuirà al progetto Terra Madre Giovani - We Feed the Planet, evento organizzato da Slow Food dal 3 al 6 ottobre prossimi a cui prenderanno parte 2mila giovani contadini provenienti da 120 Paesi del mondo, ospiti di oltre 500 famiglie lombarde. "Lo scopo di Terra Madre Giovani - spiega Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food - è di fare interagire i saperi che queste persone hanno appreso dai padri con la tecnologia moderna". Già, perché "chi si aspetta di vedere arrivare contadini che fanno tanto folklore, non ha capito niente. Queste persone sono capaci di interagire con la tecnologia. È questa la novità bella che fa sperare in un futuro dell'agricoltura". Il progetto si può sostenere anche sui social network attraverso l'hashtag #EarthDefenders. (fonte: Il Giornale)
venerdì 11 settembre 2015
Edward Burtynsky: mostra fotografica sull'acqua per EXPO 2015
Per la prima volta in Europa, in
occasione di EXPO, approda a Milano fino all'1 novembre la
mostra fotografica "Edward Burtynsky. Acqua Shock", progetto del
fotografo canadese (St. Catharines, Ontario, 1955) dedicato
all'acqua.
Allestita a Palazzo della Ragione, il nuovo spazio espositivo di Milano interamente dedicato alla fotografia, la mostra propone 60 fotografie divise in sette capitoli.
"Questa mostra è un capitolo di grande importanza all'interno della più ampia riflessione sulla relazione tra Uomo e Natura che la Città intera ha saputo promuovere nei sei mesi di EXPOinCittà - ha dichiarato l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno -. Burtynsky è stato capace di trasfigurare immagini dal forte valore documentario in icone di un presente non più sostenibile".
Edward Burtynsky, grande interprete della fotografia internazionale, da sempre documenta gli effetti del 'progresso'. Le risorse naturali sono al centro del suo lavoro. Dopo le cave e la serie dedicata al petrolio, si è rivolto allo studio della primaria fonte di vita sulla terra. Analizza tutti gli aspetti connessi all'origine e all'utilizzo dell'acqua: dal delta dei fiumi ai pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili.
"Immagini splendide - ha detto la curatrice della mostra, Enrica Viganò -, specchio di una verità che non vogliamo affrontare. Gli scenari fotografati da Burtynsky ci invitano alla riflessione".
Burtynsky parteciperà al Festival dell'acqua in corso a Milano dal 5 al 9 ottobre 2015 presso il Castello Sforzesco. (fonte: ANSA).
Qui è possibile scaricare la cartella stampa
Allestita a Palazzo della Ragione, il nuovo spazio espositivo di Milano interamente dedicato alla fotografia, la mostra propone 60 fotografie divise in sette capitoli.
"Questa mostra è un capitolo di grande importanza all'interno della più ampia riflessione sulla relazione tra Uomo e Natura che la Città intera ha saputo promuovere nei sei mesi di EXPOinCittà - ha dichiarato l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno -. Burtynsky è stato capace di trasfigurare immagini dal forte valore documentario in icone di un presente non più sostenibile".
Edward Burtynsky, grande interprete della fotografia internazionale, da sempre documenta gli effetti del 'progresso'. Le risorse naturali sono al centro del suo lavoro. Dopo le cave e la serie dedicata al petrolio, si è rivolto allo studio della primaria fonte di vita sulla terra. Analizza tutti gli aspetti connessi all'origine e all'utilizzo dell'acqua: dal delta dei fiumi ai pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili.
"Immagini splendide - ha detto la curatrice della mostra, Enrica Viganò -, specchio di una verità che non vogliamo affrontare. Gli scenari fotografati da Burtynsky ci invitano alla riflessione".
Burtynsky parteciperà al Festival dell'acqua in corso a Milano dal 5 al 9 ottobre 2015 presso il Castello Sforzesco. (fonte: ANSA).
Qui è possibile scaricare la cartella stampa
venerdì 21 giugno 2013
Canada da scoprire, le foto d'arte di Matt Molloy
In quello che sarà il centesimo post di Canada 2.0 (in poco più di un mese) vi parlerò di foto e fotografi, in particolare della splendida immagine pubblicata dal sito internet di Repubblica, dedicata a Matt Molloy, fotografo-artista che da anni vive sulle rive del lago Ontario, pochi chilometri a est di Toronto.
Ogni giorno da tre anni Molloy ha catturato con il suo obiettivo le albe, i tramonti e i paesaggi che lo circondano.
Con la formula del 'timelapse', Molloy ha sperimentato una nuova dimensione dell'immagine, scattando centinaia di foto, puntando l'obiettivo verso il cielo, che successivamente ha provveduto a montare in maniera digitale in sequenza, rivelando a questo modo le variazioni di forma e colore, e ottenendo l'effetto di 'pennellate' di pittura che paiono spalmate sul cielo.
Ogni giorno da tre anni Molloy ha catturato con il suo obiettivo le albe, i tramonti e i paesaggi che lo circondano.
Con la formula del 'timelapse', Molloy ha sperimentato una nuova dimensione dell'immagine, scattando centinaia di foto, puntando l'obiettivo verso il cielo, che successivamente ha provveduto a montare in maniera digitale in sequenza, rivelando a questo modo le variazioni di forma e colore, e ottenendo l'effetto di 'pennellate' di pittura che paiono spalmate sul cielo.
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