martedì 24 aprile 2018

Attentato Toronto, gli strani silenzi del governo

Un tweet significativo, dubbi sulle notizie della CBC
Dieci morti, decine di ferite, un furgone lanciato tra la folla. Ci sono tutti gli ingredienti del terrorismo islamico. Ma dal Canada, dove l'attentato si è verificato, prevale la tesi del momento di follia (peraltro, ancora senza motivazione) da parte di Alek Minassian, studente di origine armena, Paese a maggioranza cristiana. Di certo, la presenza islamica in Canada non è una novità e altri attentati di matrice musulmana si sono verificati. Nelle grandi città, però, la convivenza religiosa è un vero e proprio mantra, così come l'ideale della multietnicità. Ed è dalle grandi città che arrivano i voti per i 'liberali' di Justin Trudeau. Che, subito, si è affrettato a negare ogni legame con il terrorismo relativamente alla strage. "Le indagini continuano, ma è abbastanza chiaro che non c'è collegamento con la sicurezza nazionale", ha detto il primo ministro canadese in conferenza stampa a Ottawa.
Trudeau ha avvertito che "ci vorrà tempo" per capire le ragioni alla base del gesto del giovane armeno. Intanto però, prima di fornire i dati dell'attentatore, la televisione canadese, così come la polizia di Toronto, hanno atteso fin troppo a lungo, tanto che la notizia del nome e delle origini del criminale è stata fornita per prima dall'emittente statunitense CBS. Al momento, inoltre, sono sconosciute sia le motivazioni che la religione dell'attentatore armeno. E' vero, in effetti, che sebbene l'Armenia sia a maggioranza cristiana, minoranze armene sono presenti in Iran e Libano, dove la presenza islamica è assai superiore.