lunedì 8 gennaio 2018

Nomi indiani al posto di quelli ufficiali, la comica della nuova toponomastica canadese

Basta 23rd Avenue, ma l'impronunciabile Maskekosihk Trail
Si riproduce per intero un articolo tratto dal sito internet de Il Post, dedicato alla nuova toponomastica canadese e ai problemi sollevati dalle nuove proposte governative, tese a sostituire gli storici nomi franco-britannici con altri, trattati dalla tradizione indiana delle popolazioni 'native', una sorta di 'debito storico' che il governo di Justin Trudeau sente di dovere nei confronti degli aborigeni nordamericani.

La nuova toponomastica canadese 
In realtà è vecchia: negli ultimi anni molti nomi di strade e di luoghi sono stati cambiati con gli equivalenti delle popolazioni native

In Canada da anni si sostituiscono, o si provano a sostituire, toponimi di origine europea con parole o nomi delle etnie native canadesi. Lo si fa seguendo una raccomandazione della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite, che riconosce alle popolazioni native il diritto di conservare i propri nomi per indicare comunità ed elementi geografici. Nel 2017 più di 600 toponimi indigeni sono stati aggiunti ai registri nazionali, e oggi circa 30mila dei 350mila toponimi canadesi sono di origine indigena. Uno di questi è la stessa parola “Canada”, che nella lingua irochese significa “villaggio”.

Nel 2001 alcune località intorno a Ottawa – la capitale canadese, che prende il suo nome dall’etnia nativa canadese degli Odawa – furono accorpate alla città: si crearono così diverse situazioni di “doppioni”, strade che si chiamavano allo stesso modo e che da quel momento si ritrovarono nella stessa città. Sono circa 80, e da 15 anni si sta provando a cambiarne i nomi: ma spesso non è semplice, ha spiegato un articolo dell’Economist, perché molti residenti non sono d’accordo. Lo scorso novembre il comune ha per esempio rinominato una delle strade chiamate River Street con un nome alternativo, Onigam Street: “onigam” in algonchino significa “trasporto di merci”.

Un altro nome che ha creato delle dispute è stato Maskekosihk Trail (letteralmente “sentiero del popolo della terra della medicina”), scelto dal comune di Edmonton, il capoluogo della provincia dell’Alberta, per sostituire 23rd Avenue. Un consigliere comunale si è opposto alla decisione dicendo che il nuovo nome è più difficile da pronunciare del precedente: i rappresentanti dei Cree – la principale etnia nativa canadese – hanno risposto dicendo di aver dovuto «affrontare degli scioglilingua» sin dall’arrivo degli europei.

In alcuni casi i nomi non sono stati sostituiti, nonostante la volontà di farlo: quando la provincia dei Territori del Nord-Ovest si separò da quella di Nunavut nel 1999, fu proposto di cercarle un nome più breve. La seconda proposta che ricevette più voti fu “Bob”. Alla fine però non se ne fece nulla e il vecchio nome fu mantenuto. In un altro caso, nel 2015, tutti i nomi alternativi proposti per un fiume, il Mackenzie, sono stati accettati: ora lo si può chiamare Dehcho, Deho, Kuukpak, Nagwichoonjik o Grande Rivière. Hanno tutti lo stesso significato, cioè “grande fiume”.

I Nakoda, un’altra etnia nativa canadese, vorrebbero poi che la città di Calgary, la terza più grande del Canada, diventasse “Wichispa Oyade”, che significa “città dell’Elbow”, dal nome di uno dei tre fiumi che la attraversano. I Siksika invece vorrebbero che si chiamasse “Mohkinstsis-aka-piyosis”, che significa “molte case sul fiume Elbow”. L’amministrazione provinciale però non ha mai considerato di rinominare la città, il cui nome deriva da quello della baia di Calgary, in Scozia.

In alcuni casi, diversamente rispetto a quello di Calgary, le ragioni a favore della sostituzione di un toponimo sono legate a ciò che fece la persona da cui deriva. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha per esempio cambiato il nome dell’edificio in cui si trova il suo ufficio, che era chiamato palazzo Hector-Louis Langevin, perché era il nome di un avvocato che provò a tagliare i legami tra i bambini nativi canadesi e le loro famiglie facendoli vivere nei convitti da lui fondati. Per una ragione simile, i gruppi che rappresentano i nativi canadesi vorrebbero cambiare nome al fiume Cornwallis, che si trova nella Nuova Scozia: il suo nome deriva infatti da quello di un governatore britannico che offriva delle ricompense a chi gli portava gli scalpi della tribù Mi’kmaq.

Una delle più recenti discussioni su questo tema riguarda Amherst Street, una strada di Montreal lunga 1,5 chilometri. Prende il suo nome da Jeffrey Amherst, un comandante dell’esercito britannico che a metà del 18esimo secolo combatté contro i popoli nativi alleati dei francesi, in quelli che oggi sono il Canada e gli Stati Uniti. Amherst chiamava i nativi americani «razza esecrabile» e diceva che avrebbero dovuto essere completamente sterminati. Per questo l’Amherst College del Massachusetts non riconosce più il comandante come propria mascotte, sebbene ne abbia mantenuto il nome. Montreal vuole fare lo stesso con la sua strada, ma per ora non ha ancora trovato un nome sostitutivo: una delle opzioni prese in considerazione è Pontiac, il nome di un capo Odawa che si ribellò contro Amherst.