Cosa succede al Corriere Canadese? Succede che il più grande e storico giornale italiano all'estero (venne fondato da Dan Iannuzzi nel 1954), punto di riferimento per la comunità italocanadese (oltre un milione e mezzo di persone, mica cotiche), ha deciso di sospendere le pubblicazioni. E al Corriere io ci sono anche stato, durante i miei quasi tre anni di Canada. Ed è per questo che la notizia mi fa ancora più male. Perché conosco chi ci lavora, e bene.
Ora leggo da Wikipedia che "il giorno 4 maggio 2013, la direzione della Multimedia Nova Corporation ha dovuto sospendere le pubblicazioni del giornale in modo indeterminato, con messa in liquidazione della testata a causa dell'interruzione dei pagamenti da parte dell'Italmedia, l'editore del Corriere".
Sul sito del Corriere leggo le parole sconsolate di Franco Siddi, segretario Generale della FNSI, che non portano soldi, ma tanta solidarietà, e almeno è qualcosa, soprattutto quando, nelle righe conclusive del suo intervento sottolinea: "Ai colleghi la piena solidarietà e l'impegno a non lasciarli soli, a far sentire comunque la loro voce – che da oggi diventa di speranza in una riapertura al più presto possibile – da parte della Federazione Italiana della Stampa e mia personale". La speranza è che questa bella frase non rimanga tale, ma si solidifichi presto in una fattiva riapertura della testata.
Aggiungo, peraltro senza conoscere dati e numeri, che sebbene sia comprensibile il peso dei costi della carta e della stampa, almeno la testata online la si poteva lasciare tranquillamente operativa. Oppure il 'colosso' Corriere (perché tale è) è franato così, all'improvviso, sulle proprie gambe, come un brontosauro finito nelle sabbie mobili?
Chiudo con le parole del direttore, Paola Bernardini, con cui ho avuto il piacere di lavorare, nel suo articolo di 'commiato' (spero davvero temporaneo): "Questa drastica sospensione della pubblicazione del Corriere colpisce una redazione già provata da una pesante ristrutturazione e che da quattro anni lotta con i contributi tagliati, il Milleproroghe, gli effetti della crisi economica globale, il magro fatturato pubblicitario (ps: lo so bene, c'ero anch'io in quei giorni...)... Il Corriere avrà un futuro? La chiusura definitiva sarebbe un 'delitto editoriale'. Perché un quotidiano che ha quasi 60 anni di storia, il secondo più antico a Toronto dopo lo Star, non avrebbe dovuto subire tutto questo. Doveva e deve essere considerato un bene prezioso, di cui si avrà la percezione solo quando verrà a mancare".
E, aggiungo, faccia qualcosa quello stesso Ordine che da noi giornalisti pretende di essere giustificato rimanendo troppo spesso sordo ai nostri bisogni, alle sopraffazioni, alle umiliazioni cui siamo costretti ad assistere e a subire, quasi sempre da parte degli editori. Faccia qualcosa la politica, anche quella appena insediata a Ottawa e proveniente dall'Italia. Facciano qualcosa quelli che dicono sempre di essere 'pronti a fare qualcosa' quando serve, ma solo se serve a loro. Facciano qualcosa gli imprenditori, e sono tanti, che in Canada dividono il proprio cuore con l'Italia. Investire sull'informazione non è per forza un 'vuoto a perdere', se fatto con intelligenza e limpidezza. Le persone capaci al Corriere Canadese ci sono e le ho conosciute personalmente. Meritano rispetto e meritano di proseguire a fare quello che sanno fare meglio e che è il loro lavoro: quello del giornalista.
(foto tratta dalla home page del Corriere Canadese)