E' stato un Pride andato in scena sotto la pioggia quello di Toronto, uno dei più importanti del mondo, anche vista la massiccia e storica presenza del quartiere 'homoles' della città canadese.
Era la 35.a edizione della manifestazione che, come sempre, si è snodata lungo le vie della città con un mezzo sorriso e senza la minima contestazione, in maniera ben diversa e lontana dalle demagogiche esibizioni fantapolitiche di casa nostra.
Qui al Toronto Pride ci vanno proprio tutti, pure io, non c'è bisogno di fare sfilate per acchiappare voti, ognuno ci va (o non ci va) a titolo personale.
Tante le associazioni presenti, più o meno serie (nel senso simpatico del termine), dal Toronto Leather Pride fino all'Ontario English Catholic Teacher Association.
Nessun No Tav, No Caz, No Idiot presente, nessuna sinistra incarognita, nessun 99 Posse pronto a bastonare l'omofobo di turno. Insomma, una bella giornata di pace canadese, fatta di comunità semplici e pacifiche che vogliono soltanto coesistere senza rompimenti di coglioni.
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lunedì 29 giugno 2015
sabato 29 giugno 2013
Gay Pride: le coppie straniere potranno divorziare in Canada
Mentre a Toronto, ma anche a Milano, vanno in scena le rispettive Pride Parade, arriva sempre dal Canada la notizia che il Parlamento si avvicina all'approvazione di una norma che permetterà anche alle coppie gay non canadesi di divorziare.
Il caso era venuto alla luce quando una coppia gay di un altro Paese era andata in Canada per sposarsi e, dopo qualche anno, aveva chiesto il divorzio. Dato che la loro nazione d'origine non riconosceva il matrimonio gay non poteva, di conseguenza, permettere il divorzio. I due, quindi, hanno chiesto alle autorità canadesi di concedere loro il divorzio.
Il governo di Ottawa, però, per condere il divorzio necessita che le coppie richiedenti debbano vivere sul territorio nazionale da almeno un anno.
Ora, dopo il voto favorevole di Camera dei Comuni e di Senato, il testo della nuova legge è in attesa solo della firma regale prima di diventare effettiva a tutti gli effetti.
domenica 23 giugno 2013
Toronto Pride 2013 al via, gran finale domenica prossima: tutte le foto
Ha preso il via venerdì il Toronto Pride 2013, che quest'anno ha come nick "Superqueer" e durerà fino al 30 giugno snodandosi attraverso una lunga serie di manifestazioni e convegni. Un evento speciale, che non resta confinato alla zona di Church & Wellesley, perché il Village si trasforma e si estende ovunque nelle arterie e nei locali della città (come si può intuire dalle foto che qui potete vedere e che scattai un paio d'anni fa).
Toronto è uno dei pochi posti al mondo dove la 'diversità' diventa la normalità.
Partecipare al 'Pride' non è un segno di rivalsa né di lotta, non è il raggiungimento di una conquista sociale né di una protesta formale.
E', molto semplicemente, un evento come tanti, come potrebbe essere la sfilata di Sant'Antonio, la festa di San Patrizio o il corteo delle ballerine caribenhe.
Ci si va, magari portando con sé la famiglia, confidando nell'educazione dei più, che raramente trascende: ognuno diverso a modo suo, anche nei sorrisi della polizia, che si limita a osservare la sfilata senza intromettersi, appoggiandosi sonnacchiando all'auto di pattuglia, ferma all'angolo della strada, ma giusto per delimitare i confini, peraltro vastissimi, dell'evento. Perché, come si dice a Toronto, "the spirit of love is contagious", con buona pace del sindaco Rob Ford, che anche quest'anno si guarderà bene dal parteciparvi.
L'argentina Marcela Romero è stata nominata 'Grand Marshal' per quest'anno, e martedì terrà una conferenza intitolata "Beyond Borders" e dedicata in gran parte ai diritti civili del mondo LGBT in Sud America e nei Caraibi. Ma fra gli altri eventi previsti quest'anno, oltre alle 'solite' feste che popoleranno i locali più 'in' di Toronto, si annoverano: il 28 giugno la Trans March, così come i concerti di Light Fires e Carole Pope, il 29 giugno la Dyke March, il 30 giugno Blockorama (dedicato in gran parte agli ospiti di colore) e, infine, la 33.a edizione della Pride Parade, che domenica 30 giugno prenderà il via alle 2 del pomeriggio e alla quale parteciperanno non meno di 160 organizzazioni. (foto Bordignon)
Toronto è uno dei pochi posti al mondo dove la 'diversità' diventa la normalità.
Partecipare al 'Pride' non è un segno di rivalsa né di lotta, non è il raggiungimento di una conquista sociale né di una protesta formale.
E', molto semplicemente, un evento come tanti, come potrebbe essere la sfilata di Sant'Antonio, la festa di San Patrizio o il corteo delle ballerine caribenhe.
Ci si va, magari portando con sé la famiglia, confidando nell'educazione dei più, che raramente trascende: ognuno diverso a modo suo, anche nei sorrisi della polizia, che si limita a osservare la sfilata senza intromettersi, appoggiandosi sonnacchiando all'auto di pattuglia, ferma all'angolo della strada, ma giusto per delimitare i confini, peraltro vastissimi, dell'evento. Perché, come si dice a Toronto, "the spirit of love is contagious", con buona pace del sindaco Rob Ford, che anche quest'anno si guarderà bene dal parteciparvi.
L'argentina Marcela Romero è stata nominata 'Grand Marshal' per quest'anno, e martedì terrà una conferenza intitolata "Beyond Borders" e dedicata in gran parte ai diritti civili del mondo LGBT in Sud America e nei Caraibi. Ma fra gli altri eventi previsti quest'anno, oltre alle 'solite' feste che popoleranno i locali più 'in' di Toronto, si annoverano: il 28 giugno la Trans March, così come i concerti di Light Fires e Carole Pope, il 29 giugno la Dyke March, il 30 giugno Blockorama (dedicato in gran parte agli ospiti di colore) e, infine, la 33.a edizione della Pride Parade, che domenica 30 giugno prenderà il via alle 2 del pomeriggio e alla quale parteciperanno non meno di 160 organizzazioni. (foto Bordignon)
mercoledì 29 maggio 2013
Matrimonio gay, l'esempio del Canada
La notizia del tanto discusso matrimonio gay celebrato in Francia e delle sue conseguenze mi porta a fare, non dico delle riflessioni, perché a me, francamente, di quello che fa il mio prossimo frega assai poco, almeno fino a quando non viene a pestare i calli miei. Ma certo mi spinge a raccontarvi un paio di cose su come venga, nel Paese 'a nord el confine', vissuto il problema. Certo fa impressione vedere la differenza del rapporto verso l'omosessualità esistente in certa Europa (e, ovviamente, l'Italia) e la questione gay.
Il matrimonio gay in Canada è legale dal 2005. Anche prima comunque la maggioranza delle provincie canadesi autorizzavano le unioni fra persone dello stesso sesso.
Toronto è, almeno a parole, assai aperta al mondo omosessuale: il Toronto Pride che vi si tiene è uno dei gay pride più importanti del mondo, e la questione non vale nemmeno la pena di essere dibattuta, tanto è scontata.
Sono gay l'ex sindaco della città, David Miller, eletto per due volte alla massima carica cittadina, ora ufficialmente non affiliato ad alcun partito ma uomo certamente più di sinistra che di destra; ma è gay anche George Smitherman, che la corsa alla poltrona di 'mayor' l'ha invece persa nel 2010 a favore di Rob Ford, e lui certamente di sinistra non è, essendo iscritto al partito liberale. Di più, Smitherman e il proprio compagno, anzi marito, Christopher Peloso, hanno dei figli adottati.
La differenza fra Europa e Canada (più ancora che non rispetto agli Stati Uniti), ma non solo in tema di materia di sessualità, ma anche di altre situazioni (vedi per esempio il problema dell'integrazione), è che da quelle parti il problema è molto meno politico che da noi. La sinistra non ne fa necessariamente un cavallo di battaglia perché si tratta di una questione trasversale. La destra (sempre che in Canada ne esista una) non vi si oppone strenuamente perché chi si dichiara gay non ha bisogno né di barricate né di gesti fuori dalle righe. In Canada la legge è veramente uguale per tutti, e tutti la rispettano. La certezza del diritto è la più grande arma contro ogni sopruso. Nessuno mette in discussione i diritti dei gay: ma state pur certi che nessuna manifestazione omosex travalicherà i limiti della decenza e del buon gusto, né vi si scorgeranno atti di violenza (vedi anche il recente Occupy Toronto).
Insomma, da queste (anzi, quelle, purtroppo) parti, la vita scorre senza intoppi perché chi, a Toronto, sbraiterebbe insulti in corteo, scribacchiando muri e lanciando pietre, verrebbe caricato immediatamente su di un cellulare della polizia e rispedito al mittente del Paese di provenienza. Dove regna l'ordine, prospera la libertà. Di tutti.
(foto Bordignon)
Il matrimonio gay in Canada è legale dal 2005. Anche prima comunque la maggioranza delle provincie canadesi autorizzavano le unioni fra persone dello stesso sesso.
Toronto è, almeno a parole, assai aperta al mondo omosessuale: il Toronto Pride che vi si tiene è uno dei gay pride più importanti del mondo, e la questione non vale nemmeno la pena di essere dibattuta, tanto è scontata.
Sono gay l'ex sindaco della città, David Miller, eletto per due volte alla massima carica cittadina, ora ufficialmente non affiliato ad alcun partito ma uomo certamente più di sinistra che di destra; ma è gay anche George Smitherman, che la corsa alla poltrona di 'mayor' l'ha invece persa nel 2010 a favore di Rob Ford, e lui certamente di sinistra non è, essendo iscritto al partito liberale. Di più, Smitherman e il proprio compagno, anzi marito, Christopher Peloso, hanno dei figli adottati.
La differenza fra Europa e Canada (più ancora che non rispetto agli Stati Uniti), ma non solo in tema di materia di sessualità, ma anche di altre situazioni (vedi per esempio il problema dell'integrazione), è che da quelle parti il problema è molto meno politico che da noi. La sinistra non ne fa necessariamente un cavallo di battaglia perché si tratta di una questione trasversale. La destra (sempre che in Canada ne esista una) non vi si oppone strenuamente perché chi si dichiara gay non ha bisogno né di barricate né di gesti fuori dalle righe. In Canada la legge è veramente uguale per tutti, e tutti la rispettano. La certezza del diritto è la più grande arma contro ogni sopruso. Nessuno mette in discussione i diritti dei gay: ma state pur certi che nessuna manifestazione omosex travalicherà i limiti della decenza e del buon gusto, né vi si scorgeranno atti di violenza (vedi anche il recente Occupy Toronto).
Insomma, da queste (anzi, quelle, purtroppo) parti, la vita scorre senza intoppi perché chi, a Toronto, sbraiterebbe insulti in corteo, scribacchiando muri e lanciando pietre, verrebbe caricato immediatamente su di un cellulare della polizia e rispedito al mittente del Paese di provenienza. Dove regna l'ordine, prospera la libertà. Di tutti.
(foto Bordignon)
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