Aumenta in misura esponenziale l'export agroalimentare italiano in Nord America. Lo testimonia un’indagine realizzata da Agrifood Monitor di Nomisma e CRIF sui consumatori statunitensi e canadesi. Con un valore superiore ai 130 Miliardi di euro, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato al mondo per import di prodotti agroalimentari italiani. Dietro a Unione Europea (considerata ancora a 28 membri) e Cina, fra i Paesi più rilevanti c'è il Canada, con 32 miliardi di euro.
Le potenzialità di crescita sono molte, alla luce del posizionamento e della reputazione di cui godono i prodotti nazionali presso i consumatori di questi due Paesi.
Lo studio di Nomisma e CRIF è stato presentato in occasione del Forum Agrifood Monitor, tenuto a Palazzo di Varignana e al quale hanno partecipato, fra gli altri, Gianpiero Calzolari (Granarolo), Paolo De Castro (Parlamento Europeo), Jan Scazighino (Ambasciata del Canada), Michele Scannavini (ICE Agenzia), Luigi Scordamaglia (Federalimentare) e Paolo Tramelli (Consorzio Prosciutto di Parma).
I prodotti tipici del Made in Italy alimentare rappresentano la principale componente dell’export verso questi due paesi: vino, olio d’oliva, formaggi e pasta pesano per circa il 65% sulle esportazioni agroalimentari complessive e contribuiscono in primis ad una bilancia commerciale positiva che, considerata congiuntamente (Usa e Canada) presenta un saldo di 3,2 Miliardi di euro.
L'indagine è stata poi affiancata da un’altra sui consumatori canadesi, sempre nell’ottica di identificare le peculiarità esistenti nella mappa delle preferenze dei consumi alimentari e, di conseguenza, le potenzialità di espansione per i prodotti italiani. Sebbene il prezzo rappresenti il primo criterio nell'acquisto di un prodotto alimentare per oltre il 20% di statunitensi e canadesi (con punte che arrivano oltre il 40% nel caso dei consumatori del Mid-West), il Made in Italy si posiziona al primo posto in termini di reputazione qualitativa presso tutti i consumatori USA, ma al secondo posto nel caso dei canadesi dove svettano invece quelli americani (che rappresentano anche i primi esportatori nel Paese). Elevato il tasso di penetrazione dei prodotti italiani, pari a circa l’80% per entrambe le popolazioni dei due mercati. In tale ambito, oltre il 10% dei consumatori possono essere definiti 'authentic user', vale a dire persone in grado di indicare brand di aziende italiane, che consumano prodotti del “Made in Italy” anche tra le mura domestiche e che si dicono disposte a spendere di più per un prodotto del Belpaese.
“La survey ci ha permesso di definire l’identikit dell'authentic user di prodotti alimentari italiani” dichiara Denis Pantini, responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma. “Nel caso degli Usa, si tratta di un consumatore con reddito familiare alto, che vive a New York, di età compresa tra 36 e 51 anni, con alto livello di istruzione e che segue corsi e programmi TV di cucina”. Per quanto riguarda invece l'authentic user del Canada, continua Pantini “si connota sempre per un reddito familiare alto, con età media più elevata rispetto al collega americano (fra 52 e 65 anni), che utilizza internet per informarsi sui prodotti alimentari e che anche in questo caso segue programmi Tv dedicati alla cucina”.