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giovedì 3 ottobre 2013

Decapita quattro figli e poi si costituisce

Cronache dal mondo dell'orrore: a Beledweyne (nella foto), in Somalia, un uomo, che fino a pochi anni fa aveva vissuto in Canada a Fort McMurray, località dell'Alberta canadese, ha decapitato quattro dei suoi figli e si è poi costituito alla polizia.
Il folle gesto di Omar Shire Hussein, 60 anni, ha gettato nello sconforto la comunità somala di Calgary, città non distante da Fort McMurray, dove secondo alcune fonti Hussein avrebbe lavorato come tassista.
La moglie, Khadro Xuseen, rimasta in Canada, avrebbe identificato i figli uccisi come Sakariye, Yonis, Yaxye e Idiris, di età compresa fra i tre e gli otto anni.
L'uomo "ha portato i suoi figli da Beledweyne presso un villaggio vicino per studiare il Corano, ma poi ha tagliato loro la testa, prima di venire a costituirsi", ha affermato un familiare, Mohamed Isa.
La polizia ha reso noto che "i corpi dei quattro bambini sono stati trovati vicino al villaggio e poi sepolti, mentre l'uomo è stato arrestato". Sempre fonti della polizia hanno poi detto che il padre verrà interrogato, precisando che al momento il movente della strage è ignoto. 
"Credo che sia uno squilibrato", ha aggiunto il colonnello Isak Ali Abdulle. Hassan era divorziato dalla moglie ed era recentemente tornato in Somalia dal Canada.

martedì 10 settembre 2013

Islam radicale, il Canada prende le distanze da Nader Abou Anas

Il Canada reagisce contro l'Islam, almeno quello estremista. 
Una conferenza islamica giovanile in programma a Montreal, in Canada, è infatti stata annullata dai responsabili del Palazzo dei Congressi che l'avrebbe dovuta ospitare. 
La decisione è stata presa alla luce della minaccia di contestazioni per la presenza tra i relatori dell'imam radicale francese Nader Abou Anas, che ha definito il rifiuto di una donna di indossare il velo peggio di un cancro. 
La conferenza "Entre Ciel et Terre" (tra cielo e terra) si sarebbe dovuta svolgere nel prossimo fine settimana. 
Gli organizzatori hanno denunciato quella che considerano "una campagna di demonizzazione da parte di alcuni media", assicurando di "non aver mai incoraggiato l'odio o la violenza verso le donne".